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Buoni postali AF e Decreto sui Buoni Postali del 1986
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Lettera 
25 gennaio 2014 0:00
 
Ho letto un articolo terrificante secondo cui le Poste potrebbero non pagarmi quanto indicato sui miei buoni postali. Potete chiarirmi?
Alex, da Roma (RM)

Risposta:
E' infatti in corso una "campagna di informazione" che invece sta creando molte inutili preoccupazioni assieme a tante illusioni tra il pubblico.
Riassumiamo i fatti.
Il 13 giugno 1986, il Ministro del Tesoro emanò un Decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 148 del giugno 1986 che istituiva la nuova serie di buoni con la lettera "Q". Nella stessa occasione, sanciva la trasformazione di tutti i buoni delle serie precedenti nella nuova serie Q con decorrenza 1 luglio 1986.
Il Decreto era pienamente legittimo poiché le norme di allora consentivano al Ministero di intervenire sulle serie dei buoni postali già emesse. In seguito le leggi sono cambiate ed oggi non è possibile modificare le condizioni dei buoni postali emessi in passato.
Sin dal 1986 si elevarono numerosissime proteste, poiché la nuova serie Q prevedeva il pagamento di interessi inferiori rispetto alle precedenti, ma tutti i tentativi nel tempo effettuati si sono risolti in un nulla di fatto. Perfino la Corte Costituzionale fu interessata e, con sentenza 333 del 2003, ha sancito la legittimità costituzionale di quel provvedimento.
Cosa sta accadendo oggi? La "campagna di informazione" cui ci riferivamo sta mischiando provvedimenti che non hanno niente in comune tra loro, spesso citando a sproposito la Cassazione ed anche l'Arbitro Bancario Finanziario.
La sentenza di Cassazione, Sezioni Unite, n. 13979 del 15 giugno 2007 non riguarda affatto quel decreto del 1986 ma disciplina una casistica completamente diversa. Negli uffici postali si utilizzano i certificati dei buoni anche quando la serie è cambiata. Il comportamento è regolare ma occorre aggiornare le condizioni apponendo sul buono un timbro con i dati in corso. E' invece a volte accaduto che al momento dell'emissione non sia stato apposto il timbro. La sentenza di Cassazione si riferisce a questi casi e ha dato ragione al cliente perché la mancanza del timbro con le condizioni aggiornate fa sì che valga ciò che è riportato sul buono anche se quella serie non era più in vigore in quel momento. Questa casistica riguarda spesso la serie AF, ma non poche volte anche altre.
Il ragionamento indicato dalla Cassazione non può però applicarsi, contrariamente a quanto viene propagandato, al Decreto del 1986 perché si tratta di casistiche completamente diverse.
L'Arbitro Bancario Finanziario, e qui veniamo ad un altro aspetto della disinformazione in corso, accoglie le lamentele dei clienti se si tratta dei casi disciplinati dalla sentenza di Cassazione (serie AF ed altre, per intenderci) ma respinge invece tutti i ricorsi riguardanti i buoni colpiti dal Decreto del 1986.
Ci auguriamo di aver chiarito i dubbi dei tanti che ci stanno inviando richieste di chiarimenti in merito ai vecchi buoni postali e di evitare che si facciano abbindolare da false promesse di risarcimento.
 
 
 
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