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associazione onlus di avvocati
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Lettera 
29 ottobre 2012 0:00
 
Gentilissimi,
siamo un gruppo di 20 persone che in seguito a dei gravi danni subiti a causa della cancellazione di un volo da parte di una compagnia aerea dall'estero decidono di affidare il caso per la richiesta di risarcimento danni ad un'associazione ONLUS di avvocati.
Stabilita la collaborazione con questi avvocati, questi ci hanno comunicato che la compagnia aerea stabilisce 200 euro a testa di rimborso e che ciò è stato accordato telefonicamente senza disporre nè di una dichiarazione che attesti ciò da parte della compagnia aerea e nemmeno una ricevuta che ci possa far vedere che davvero la compagnia aerea ha stabilito tale cifra.
Gli avvocati si prendono il 25% della somma a testa, dunque 50 euro a cranio.
Dopo varie minacce di poter avvisare la finanza per vederci più chiaro questi ci mandano una sorta di fattura sul loro ricavato, che dimostra che oltre al 25% richiesto dall'associazione questi si spartiscono ben 3.080,56 euro che a dire degli avvocati viene pattuita direttamente tra avvocati e compagnia aerea.
Questo perchè l'avvocato di riferimento dell'associazione dice di essersi poggiato a sua volta a due avvocati al di fuori dell'associazione che però vengono menzionati nel foglio"procura" che ci hanno invece fatto firmare precedentemente.
E' chiaro che siamo vittime di una truffa nella truffa.
In vista di una collaborazione futura retribuita avrei dei dubbi da risolvere prima di pensare di inoltrarci nuovamente in un'infinita odissea.
Qual'è la sua prima impressione della vicenda?
Ci sono gli estremi per affrontare una nuova causa nei confronti degli avvocati?
Le ONLUS possono ricevere dei soldi cosi?
Attendo un riscontro.
Cordialmente
Lucia, da Cagliari

Risposta:
le Onlus non sono inibite da ricevere simili compensi (ci sarebbe poi da vedere come queste entrate vengono giustificate in bilancio... ma questo e' un altro discorso che coinvolge l'uso dissennato di questi vantaggi fiscali per associazioni che, molto spesso, sono tutt'altro che di utilita' sociale).
Non sappiamo precisamente quali siano gli accordi intercorsi tra di voi, ma le possiamo dire quella che e' la prassi per i compensi dei legali, anche con quelli che collaborano con la nostra associazione.
Si fissa un tot che il cliente deve all'avvocato. Quest'ultimo, operando anche nell'interesse economico del cliente oltre che nel proprio, cerca il piu' possibile di farsi pagare quanto pattuito dalla parte soccombente, sia che cio' sia stabilito da un giudice che frutto di una transazione. L'avvocato cerca anche di ottenere dalla controparte anche di piu' di quanto pattuito col proprio cliente, perche' questo di piu', oltre a non far pagare niente al proprio cliente, sarebbe per lui avvocato un guadagno maggiore.
Ha capito, quindi, che se il compenso pattuito fosse 100 e l'avvocato riesce (senza che questo crei danno al proprio cliente, ed e' qui l'onesta e la capacita' del professionista) ad ottenere 120 per spese legali, l'avvocato intasca 120 e il cliente non spende nulla. Se invece l'avvocato riesce ad ottenere 80 dalla parte soccombente, il 20 che manca al raggiungimento di quanto pattuito per il compenso, lo mette il cliente (che "risparmia" 80).
Insomma il compenso pattuito tra avvocato e cliente e' il minimo sotto il quale l'avvocato non deve andare, avvocato che se e' bravo puo' guadagnare di piu' senza far spendere un centesimo in piu' al proprio cliente.
 
 
 
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