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Lettera 
26 marzo 2002 0:00
 
Oggetto: Ordinaria "follia" burocratica
Saluti ADUC,
desidero raccontare un episodio di ordinaria "follia" burocratica che, purtroppo mi ha visto indiretto protagonista.
Il 9 novembre 1999, mia madre, dopo una battaglia legale, otteneva dal tribunale di Trani la dichiarazione della comproprieta' di un certo numero di buoni fruttiferi postali nonche' di un libretto di risparmio bancario.
Con la sentenza, il Tribunale ordinava al direttore pro tempore dell'ufficio postale di Minervino Murge (Bari) di corrispondere a mia madre la quota parte dei titoli di cui risultava comproprietaria.
Sempre lo stesso Tribunale dichiarava provvisoriamente esecutiva la sua sentenza.
A luglio del 2000, pertanto, si recava presso l'ufficio postale di Minervino Murge e, previa esibizione dell'estratto della sentenza sopra citata, richiedeva il pagamento della quota parte a lei spettante di un buono fruttifero dell'importo di lire 500.000, cosi' come stabilito espressamente dal Tribunale.
Il direttore pro tempore dell'ufficio postale da quel momento produceva, con proverbiale insolenza, una serie infinita di ostacoli ogni volta di natura diversa e ogni volta di specie diversa, al punto che, per il buon fine della richiesta, dovette incaricare un legale. Pur tuttavia anche l'intervento del legale non riusci' a produrre il risultato desiderato e, su suo consiglio, in data 1.8.2001 riformulo' la richiesta notificandola per iscritto.
Per inciso mi preme aggiungere che alla locale sede del Banco di Napoli mia madre rivolse la medesima domanda finalizzata ad ottenere l'incasso della quota parte di sua spettanza delle somme depositate su un libretto nominativo bancario. Ovviamente in quella sede, stante le medesime condizioni, ottenne quanto richiesto immediatamente senza necessita' di indagini ulteriori.
L'intervento del legale non riusci', comunque, a far desistere il direttore dell'ufficio postale dalla precedente tattica dilatoria di ostacoli a lui non imputabili avendo sottoposto il "casus belli" all'ufficio legale della sede regionale.
Dopo ormai un anno e sette mesi dalla primitiva istanza, pochi giorni or sono il direttore dell'ufficio postale piu' volte citato, su sollecitazione dell'avvocato, riferiva che l'ufficio legale regionale chiamato in causa pretendeva un supplemento di documentazione da cui emergesse che la sentenza fosse passata in giudicato.
Immediatamente mia madre scriveva al direttore affermando, sotto la sua responsabilita', che la sentenza era ormai definitiva e che se cio' non fosse stato sufficiente egli poteva accertarsene direttamente, stante l'obbligo imposto dall'art.18 della legge 7/8/1990, n. 241. Considerazioni.
Il cittadino che si rivolge all'esercente di un pubblico servizio resta, il piu' delle volte, schiacciato dalla prepotenza di un potere cieco che si manifesta con borbonica insipienza. Le regole weberiane che sempre dovrebbero guidare il comportamento di un burocrate moderno sono non solo assolutamente ignorate ma, oserei dire, neanche lontanamente conosciute o sfiorate.
Avendo, poi, vissuto qualche tempo in una grande citta' del Nord Italia mi viene facilmente la considerazione che il nostro Paese risulta tagliato in due e diviso tra grandi agglomerati e piccoli centri. A mia madre e' evidentemente capitata la parte piu' retriva. Mi spiace concludere che con tali personaggi certe "lande desolate" non hanno certo possibilita' di elevarsi da un lento declino di estinzione.
Al "solerte" funzionario non e' bastata una sentenza che comunque lo avrebbe sollevato da qualsiasi responsabilita', non e' stato sufficiente aver letto che, in ogni caso, la decisione del tribunale era da considerarsi, seppur temporaneamente, esecutiva a tutti gli effetti.
Il nostro funzionario "integerrimo" con atteggiamento sempre irrispettoso, irriverente ed insolente, non ha mai voluto capire che quei denari erano di mia madre e le dovevano essere corrisposti senza indugio alcuno.
Ha voluto, non so perche', accanirsi ostinatamente dietro una colpevole inerzia che lo vedra' certamente reo di omissione, ex art.328 del codice penale. Ma questa e' un'altra storia che si dovra' rappresentare in un altro luogo.
Spero che la piccola storia di ordinaria "follia" burocratica possa trovare ascolto presso la sua trasmissione, perlomeno per infondere a una forte donna di 73 anni il coraggio per poter continuare a combattere come ha sempre fatto.
Ho scritto ad un'infinita' di persone ed enti senza ottenere risultati, forse perche' "una piccola storia ignobile" come questa non puo' ottenere ascolto o forse perche' non ho sufficiente potere contrattuale? Spero di non ricadere ancora una volta nel nulla.
Cordiali saluti

Risposta:
Non riteniamo che la sentenza passata in giudicato, nei confronti poi di una banca, possa rientrare nei termini dell'art.18 della norma succitata.
A parte questo, pero', e' vero che notificata la sentenza all'Ufficio, questi e' scaricato di ogni responsabilita' e non ha senso che continuino ad opporsi.
Il giudice potrebbe, eventualmente, emettere una ordinanza per l'assegnazione d'autorita' dei titoli.
Ad ogni modo, questo e' un caso complesso, che solo un legale che ne conosce ogni singola virgola puo' esaminare.
 
 
 
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