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Lettera 
22 marzo 2002 0:00
 
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RICHIESTA - Tempo fa, verso fine gennaio 2002 ho messo un annuncio su internet per vendere il mio pc portatile. Questo pc, che io ho acquisto nell'ottobre del 2001 al prezzo di 3.300.000 lire circa, l'ho messo in vendita per 1.550,00 € a causa di alcune mie necessita' economiche. Pochi giorni dopo sono stato contattato da un certo B.D. di Como, il quale possiede un ufficio dell'azienda di sua proprieta' B.O.S.S. Al che ci siamo dati appuntamento, io da Bergamo sono andato a Como nel suo ufficio per far visionare il pc allo stesso. Ho naturalmente controllato prima di recarmi dallo stesso che la ditta esistesse realmente e che l'identita' di B. fosse reale: tutto reale, B. esiste e l'azienda pure. Dopo queste verifiche internet, mi sono recato sempre un giorno di fine gennaio, presso il suo ufficio. Incontro quest'uomo, visiona il pc ed e' concorde ad acquistarlo, pero' puo' pagare solo tramite assegno postdatato di venti giorni.
Accetto, anche perche' so dove abita ed ho fiducia nella giustizia italiana (pirlone che sono). Il 20 o il 21 febbraio, non ricordo precisamente la data, mi reco in banca e riscuoto i soldi dell'assegno postale, i quali vengono accreditati sul mio c.c. Il 13 marzo, mentre mi trovavo all'estero, un mio familiare mi contatta per avvisarmi che la banca ha ripreso i soldi (dopo 20 giorni) perche' l'assegno risulta scoperto. Ritorno in Italia, mi reco a Como il giorno dopo (14 marzo) per incontrare questo B., ma sia in ufficio sia a casa non c'e'. Non e' reperibile nemmeno al numero di telefono dell'ufficio.

Mi reco allora presso la sua abitazione (l'indirizzo l'ho avuto dalla posta, la quale ridando l'assegno alla banca ha messo anche l'indirizzo), ma l'abitazione, che risulta essere una casa popolare, non ha ne il campanello di casa ne il telefono di casa, infatti anche chiamando il 12 di Telecom mi viene confermato che non c'e' nessun B. D. con un numero telefonico a Como.
Chiedo a qualche vi cino di casa, e mi dicono che e' da due o tre mesi che non ritorna presso l'abitazione, ma allora quando io l'ho incontrato in ufficio un mese prima lui non risiedeva gia' piu' regolarmente presso la sua abitazione (mia biglietto incastrato nella serratura con scritto: "Effettuero' una denuncia presso la polizia tributario per aver messo assegni postali a vuoto. Giorgio" Miracolo, dopo 30 minuti circa mi contatta!! Molto chiaramente mi dice: "Sono passato dopo tanto tempo a casa ed ho trovato il suo biglietto. Faccia pure la denuncia..." e riattacca. Non fidandomi ad andare a casa sua per incontrarlo di persona, chiamo i carabinieri e poi la finanza per avere supporto, ma l'unica cosa che mi dicono e': sporga denuncia, noi non possiamo fare nulla. Mi reco immediatamente alla questura di Como, sporgo denuncia. Il fatto viene preso come truffa. Nessuno in questura mi assicura nulla, anche perche' ci vogliono mesi se non anni prima di avere una risposta. E poi la cosa bella e' stata questa, mi hanno praticamente detto in questura che non posso io avere un avvocato di ufficio perche' sono il querelante, nonche' il truffato. Il truffatore, cioe' il querelato puo' avere l'avvocato di ufficio gratuito!!! Ma questa e' proprio una cosa assurda. Quindi ho perso 1550,00€ per colpa di un truffatore, devo pagarmi un avvocato per minimo due anni, in modo tale che segua la causa e alla fine nessuno mi garantisce nulla: ma che bella cosa. Inoltre, non mi posso rivalere sulle poste italiane, le quali hanno rilasciato e rilasciano ancora oggi assegni senza preoccuparsi che il c.c. sia coperto. Io la lezione l'ho appresa per bene, in quanto ho perso 1550,00€, ma questo D.B. non puo' passarla liscia, anche se la legge italiana lo permette e li tutela questi individui.
Cosa mi consigliate di fare? Grazie mille per l'attenzione.

Risposta:
Consiglieremmo di citare in giudizio questa persona, ma solo se la stessa abbia dei beni intestati (anche mobili, come un'auto) su cui eventualmente agire. Altrimenti, conviene attendere l'esito del procedimento penale, decidendo -solo se ci fosse un seguito- se costituirsi o meno parte civile nel processo.
 
 
 
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