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Lettera 
13 aprile 1999 0:00
 
Cara ADUC ti scrivo perche' stamattina mi e' successo un fatto molto spiacevole al supermercato (che frequento quasi ogni giorno) PAM di Bologna. Sono entrata con la mia bambina di 10 mesi sul passeggino per acquistare poche cose; non ho preso il carrello ma ho utilizzato la retina del passeggino per riporre le cose che ho comprato. Arrivate alla cassa la mia bimba ha cominciato ha fare i capricci, un po' per la fretta e un po' per disattenzione non ho scaricato tutto cio' che avevo nel retino dimenticando una bottiglietta di shampoo dentro. Dopo aver pagato mi si avvicina una addetta alla security chiedendo di controllare lo scontrino e costatando che non avevo pagato lo shampoo. Mi sono subito scusata per la distrazione e visto che la bimba piangeva ho chiesto di pagare subito (circa 4.000 lire). Mi e' stato chiesto di seguire la persona fino ad un locale piu'...discreto (il retrobottega buio dove c'e' lo scarico-merci) qui la bimba non si teneva piu' era terrorizzata, mentre io subivo l'aggressione verbale del direttore e di un'altra persona. Sono stata accusata di furto e hanno minacciato di chiamare i carabinieri, inoltre hanno fatto un verbale (senza darmene copia) con i miei dati anagrafici. Vorrei sapere come posso difendermi da questa abuso di potere e come posso tutelarmi dal fatto che potrebbero utilizzare i miei dati nuovamente. Credo che la sopraffazione che ho subito non sia legittima, non sono una ladra ma solo una mamma distratta.

Risposta:
Non e' una situazione facile. La Pam non ha sbagliato a fare cio' che ha fatto, ma bensi' il COME. Avevano il diritto di fermarla ed anche invitarla in un ambiente ritenuto piu' discreto, poiche' quello e' uno dei doveri dei sorveglianti. Non avrebbero pero' potuto trascinarla o perquisirla e lei avrebbe potuto richiedere che venissero chiamati i carabinieri, per parlare solo con loro, rifiutandosi di mostrare lo scontrino o di andare nel retro-bottega. Sicuramente avrebbero potuto lasciar stare, ma legalmente hanno fatto il loro dovere. Cio' che non potevano assolutamente fare, pero', era di spaventarla e di trattarla male. Il problema e' la mancanza di testimonianze. Difatti, portandola nell'angolo buio l'avranno "salvata" dall'umiliazione di fronte alle altre persone, pero' cosi' si sono anche messi al sicuro da possibili SUE proteste in merito al LORO comportamento. Probabilmente la cosa piu' opportuna sarebbe andare dal direttore portandosi dietro un testimone. Davanti a questo testimone, contestare il trattamento scorretto avuto, chiedendo le scuse per l'aggressione verbale subita. Se pero' il direttore desse conferma del suo maltrattamento, lei avrebbe allora una testimonianza in mano. Tale comportamento puo' venire censurato, ma solo dietro querela e non tramite esposto. Pertanto, dovra' esporsi in prima persona e -allegando la sua testimonianza- presentare denuncia ai carabinieri nei confronti del direttore. Le cautele sono indispensabili, poiche' altrimenti si rischia la contro-querela. E non ne vale certo la pena.
 
 
 
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