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Lettera 
13 aprile 1999 0:00
 
Sono uno studente di Rimini e vi espongo il mio episodio per sapere se secondo voi posso far valere le mie ragioni nei confronti del commerciante in questione.
I FATTI:
1) Prima di Pasqua mi reco in una gioielleria del centro di Rimini per acquistare una fedina di argento "tipo Cartier" dal prezzo di circa 40000 lire, da regalare alla fidanzata. Non essendo disponibili in negozio tutte le misure e non sapendo bene la misura giusta per la mia ragazza il titolare mi spiega che in questi casi si regala una misura media e si deve poi tornare in un secondo momento per cambiarla. Ne' il titolare ne' la commessa mi spiegano che ci sara' poi da pagare la riparazione presso il loro artigiano di fiducia. Per cui dal loro atteggiamento capisco che la fedina in questione sara' sostituita senza ulteriore spesa.
2) Ovviamente la fedina risulta essere troppo grande di un numero, per le dita della mia fidanzata, cosi' torniamo insieme al negozio e chiediamo la sostituzione. Anche in questa occasione ne' il titolare, ne' la commessa non solo non mi dicono il costo della riparazione, ma nemmeno mi comunicano che la riparazione e' a carico del cliente.
3) Dopo una settimana la mia fidanzata va a ritirare l'anello e gli viene richiesto di pagare 18000 lire di riparazione (circa la meta' del valore dell'anello). Il titolare spiega che e' un prezzo un po' superiore al normale perche' gli anelli sono in realta' tre, intrecciati, ma che e' un prezzo di favore, esattamente quello che il negoziante paga all'artigiano.
4) Saputo del fatto telefono subito al gioielliere protestando per il fatto di non essere stato avvertito in nessuna delle due occasioni, e anche per la pessima figura fatta nei confronti della mia ragazza. Il negoziante risponde che e' dispiaciuto del malinteso, perche' la commessa avrebbe dovuto avvertirmi (ma quando ho acquistato l'anello erano presenti entrambi). In ogni caso non puo' ridarmi le 18000 lire perche' ci rimetterebbe di tasca propria e conclude dicendo che me la devo vedere con la commessa perche' lui non e' responsabile dei suoi errori.
Quindi sabato mattina devo andare in negozio per parlare con la commessa. A questo punto volevo sapere cosa posso dirgli per farmi restituire le 18000 lire e se eventualmente mi posso rivolgere alla ADUC di Rimini. In questo caso e' meglio che vada prima al negozio o prima alla ADUC??

Risposta:
E' il proprietario responsabile per i suoi dipendenti. Lui potra' anche richiedere i soldi alla commessa, ma lei li deve richiedere a lui. Invii una raccomandata A/R in cui contesta l'avvenuto pagamento, facendo presente per prima cosa come lei sia stato indotto all'acquisto dall'assicurazione, che' era possibile effettuare una riparazione nel caso in cui l'anello fosse stato troppo grande, ed inoltre come non e' proponibile da parte loro dare per scontato -senza specifica evidenziazione- che, per un anello del valore di 40.000, si dovesse pagare una cifra pari alla meta'. Doveva essere ovvio che, per oggetti di tale valore, non poteva essere consentita una dimenticanza tale da parte loro, tanto piu' visto che l'acquisto, anche se inappropriato, e' stato fatto a seguito di loro specifica pressione. Per tale motivo, chieda la restituzione di L. 18.000 entro e non oltre 15 gg, poiche' in mancanza, si vedra' costretto ad adire le vie legali. Se non le scoccia, poi puo' andare dal giudice di pace (portandosi dietro i documenti) per richiedere che sia fissata un'udienza.
 
 
 
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