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ANATOCISMO, COMMISSIONI DI MASSIMO SCOPERTO, INTERESSI USURAI: COSA FARE?
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Scheda Pratica di Alessandro Pedone
10 novembre 2004 0:00
 

Dopo la sentenza n. 21095/2004 delle Sezioni Unite civili della Corte di Cassazione si e' tornato a fare un gran parlare di anatocismo sebbene spesso in termini un po' semplicistici. Sara' utile, quindi, fare un po' di chiarezza su cosa sia concretamente fattibile per recuperare gli interessi e le spese indebitamente sostenuti.
Cercheremo di utilizzare un linguaggio il piu' semplice possibile, anche a costo di essere un po' imprecisi, in modo da rendere il testo il piu' leggibile possibile anche a chi non ha esperienza in materia bancaria e giuridica.

Cos'e' l'anatocismo
Con il termine anatocismo si intende la pratica di addebitare gli interessi sul conto corrente bancario alla chiusura trimestrale dello stesso. In questo modo gli interessi pagati vengono capitalizzati, ovvero sommati (confusi) con il capitale prestato. Nella successiva chiusura trimestrale, quindi, i nuovi interessi verranno calcolati non solo sul capitale prestato ma anche sugli interessi precedentemente contabilizzati.
. Per molti anni prima del marzo 1999 questa pratica e' stata considerata legale dal nostro ordinamento giuridico. Successivamente, anche grazie al mutarsi del quadro giuridico generale in materia bancaria in ragione delle nuove direttive comunitarie sulla trasparenza bancaria, vi e' stato un cambiamento di orientamento della giurisprudenza fino ad arrivare alla sentenza gia' citata che ha definitivamente introdotto nel nostro ordinamento giuridico il principio per il quale l'anatocismo sui conti correnti bancari e' illegittimo.

Non solo anatocismo
Gli interessi anatocistici sono solo uno degli addebiti illegittimi che le banche regolarmente applicano sui conti correnti bancari seguendo le prassi stabilite dall'ABI (Associazione Bancaria Italiana); prassi che la richiamata sentenza ha definitivamente declassato da "uso normativo" ad "uso negoziale". Ci sono, ad esempio, le commissioni di massimo scoperto che sono altrettanto illegittime e che spesso comportano addebiti molto consistenti.
Un problema talvolta ancora piu' rilevante e' quello degli interessi usurai in seguito alla legge 108/96. Tale legge, infatti, prevede all'art. 1 che "per la determinazione del tasso di interesse usurario si tiene conto delle commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate alla erogazione del credito" .
All'art. 2 si legge : "Il Ministro del tesoro, sentiti la Banca d'Italia e l'Ufficio italiano dei cambi, rileva trimestralmente il tasso effettivo globale medio, comprensivo di commissioni, di remunerazioni a qualsiasi titolo e spese, escluse quelle per imposte e tasse, riferito ad anno, degli interessi praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari ..."
Nel caso in cui il costo del denaro fatto pagare dalla banca (calcolato come specificato nell'art. 1 della legge 108/96) sia superiore del 50% del tasso effettivo globale medio (TEGM) la banca e' tenuta a risarcire il cliente.

L'atteggiamento delle banche
Fino ad oggi nessuna banca in Italia ha mai risarcito i clienti spontaneamente a seguito di una semplice lettera di messa in mora e non e' ragionevole attendersi che lo fara' mai in futuro. In seguito all'ultima sentenza della Cassazione l'ABI ha pubblicato un laconico comunicato di quattro righe dove ribadisce che: "Le banche prendono atto della sentenza della Cassazione sulla capitalizzazione degli interessi. Le cause gia' instaurate continueranno a seguire il loro iter e le banche, naturalmente, ne rispetteranno gli esiti."
Come in molte altre circostanze, le banche - anche quando sanno perfettamente di essere legalmente in torto - cercano di pagare solo i clienti che esercitano i propri diritti in sede giudiziale.
Questo atteggiamento e' motivato da una precisa logica economica.
I clienti che sono nelle condizioni di fare un'azione giudiziaria contro la banca sono una frazione minima del totale dei clienti che dovrebbero essere risarciti.
Se le banche risarcissero i clienti a seguito di una semplice lettera di messa in mora dovrebbero pagare delle cifre enormi. Se si limitano, invece, a pagare solo dopo aver perso una causa, dovranno pagare si' delle notevoli spese legali, ma saranno sempre poca cosa rispetto ai molti soldi che hanno risparmiato non pagando tutti colori che hanno rinunciato a fare l'azione legale.

E' bene quindi sottolineare che, purtroppo, l'unico modo per recuperare la parte di interessi e spese indebitamente addebitati e' quella di avviare una causa civile contro la banca.
Le problematiche di un'azione legale

Avviare un'azione legale non e' mai una cosa da fare a cuor leggero per molti motivi. In primo luogo e' necessario avere un avvocato (e sara' bene sceglierne uno che abbia gia' una certa esperienza in materia). Secondariamente l'avvio di un'azione legale comporta naturalmente dei costi che variano in base al tipo di causa (valore, complessita', ecc.) ed e' opportuno quindi fare una valutazione relativa al rapporto fra spese anticipate e risarcimento ottenuto.
Anche grazie all'ultima sentenza della Cassazione, le probabilita' di vincere la causa sono molto alte, ma e' bene ribadire che impostare una causa su questi temi e' molto complicato. Senza una corretta stima del danno o in presenza di qualche errore procedurale si potrebbe correre il rischio di perdere la causa aggiungendo quindi al danno la beffa.
In casi di vittoria e' molto probabile che le spese anticipate vengano rimborsate dalla parte soccombente, ma e' bene sottolineare che non vi e' certezza neppure di questo fatto perche' il giudice potrebbe decidere di compensare le spese. E' una ipotesi improbabile, ma nessuno puo' escluderla a priori.
Il primo problema che si presenta nel valutare la possibilita' di fare un'azione legale contro l'intermediario e' quello di reperire la documentazione del conto corrente bancario.

Per fare una completa analisi degli addebiti illegittimi effettuati sul conto corrente e' necessaria la seguente documentazione:
- Copia del contratto di conto corrente
- Copia dei fogli analitici delle condizioni applicate al conto corrente e delle loro variazioni
- Copia degli estratti conto dei periodi che si desiderano analizzare
- Lista dei tassi applicati al rapporto periodo per periodo

I clienti, di solito, non hanno questa documentazione. E' possibile allora richiederla alla banca ai sensi dell'art. 119 del d.lgs 385/93 che dispone quanto segue: "Il cliente, colui che gli succede a qualunque titolo e colui che subentra nell'amministrazione dei suoi beni hanno ha diritto di ottenere, a proprie spese, entro un congruo termine e comunque non oltre novanta giorni, copia della documentazione inerente a singole operazioni poste in essere negli ultimi dieci anni."

E' bene sottolineare che recentemente il garante per la privacy si e' pronunciato in merito all'obbligo di consegna, da parte delle banche, della documentazione contenente i dati personali sostenendo che la copia di tale documentazione deve essere fornita in maniera gratuita. Nella richiesta della documentazione e' bene quindi specificare che la richiesta e' fatta anche ai sensi dell'art 7 della d.lgs 196/03. Cio' nonostante e' bene sapere che la banca potrebbe addebitare dei costi per la produzione di questa documentazione e che successivamente si dovrebbero contestare anche questi eventuali addebiti.

Un primo costo che si potrebbe dover subire, quindi, e' quello relativo alla copia della documentazione da analizzare. Per questo, se siamo ragionevolmente sicuri che lo scoperto di conto corrente e' avvenuto solo in un determinato periodo di anni, e' del tutto inutile chiedere gli estratti degli ultimi 10 anni. E' piu' opportuno richiedere la documentazione solo per gli anni nei quali sappiamo di essere stati scoperti.

Un secondo problema, non di poco conto, e' relativo al costo di un professionista che analizza gli estratti conti e determina gli addebiti illeciti.

Si tratta di una operazione molto dispendiosa in termini di tempo, poiche' richiede l'inserimento in un software di ogni singola operazione effettuata sul conto corrente. Di solito il costo di questo genere di perizie si compone di una voce fissa e di una voce variabile per ogni operazione da considerare nel ricalcolo.

Una perizia accurata che preda in considerazione tutti gli addebiti illeciti effettuati dalla banca sul conto corrente (anatocismo, commissioni di massimo scoperto, tassi usurai, ecc.) puo' costare intorno ai 1.000 euro per i casi relativamente semplici fino a qualche migliaia di euro per casi complessi.

Una volta stabilito che l'entita' del risarcimento richiesto giustifica una causa civile, sara' necessario dare avvio ad una vera e propria azione legale. E' necessario a questo punto dare mandato ad un legale il quale presumibilmente invierà una prima lettera con un tentativo di accordo stragiuziale al quale seguira' poi il vero e proprio atto di citazione che da' avvio all'azione giudiziaria.

In questa fase la perizia contabile puo' essere determinante poiche' la banca potrebbe decidere di risarcire gia', avendo visto la determinazione del cliente.

Naturalmente anche l'avvio dell'azione legale comporta delle spese. L'avvocato richiedera' un anticipo per coprire le spese vive (ad esempio il contributo unificato) e parte degli onorari di sua competenza. Nel complesso, quindi, l'avvio di un'azione legale puo' costare tra i 2.000 ed i 5.000 euro.

Quando conviene avviare un'azione legale
Come si e' visto nel paragrafo precedente, l'avvio di un'azione legale per i problemi legati agli interessi anatocistici, commissioni di massimo scoperto, tassi usurai, ecc. e' tutt'altro che semplice.
Cio' non significa che e' sempre sconsigliabile, tutt'altro, ma riteniamo che sia opportuno sottolineare che non si tratta di un'azione opportuna per tutti coloro che hanno avuto scoperti di conto corrente, magari solo per brevi periodi o per importi minimi.

Ragionevolmente la stima del risarcimento da richiedere alla banca deve essere nell'ordine di diverse migliaia di euro. Cio' significa che il cliente deve aver avuto uno scoperto di conto corrente molto consistente (per decine di migliaia di euro) per periodi molto prolungati (due o tre anni).

Ovviamente, ai fini della quantificazione del possibile risarcimento (e quindi della convenienza o meno ad intentare la causa alla banca) piu' prolungato e' il periodo di scoperto e minore puo' essere l'importo dello scoperto medio (parliamo comunque sempre di migliaia di euro).

La questione degli interessi anatocistici (e degli altri costi illecitamente addebitati) e' utilissima per fare opposizione ad eventuale decreto ingiuntivo che la banca abbia richiesto. In questi casi e' del tutto evidente la certa convenienza a fare opposizione ed a richiedere il risarcimento dei costi indebitamente addebitati.

Cosa fare, in pratica
La prima cosa da fare e' quella di richiedere la documentazione alla banca relativa ai periodi nei quali il conto corrente ha avuto uno scoperto di conto.
Lo si puo' fare utilizzando lo schema di lettera in calce.

Secondariamente e' utile fare una prima valutazione di massima dell'opportunita' di procedere ad un'azione legale. A questo scopo, chi lo desidera, puo' inviare copia della documentazione in Aduc (Via Cavour, 68 - 50127 Firenze), al fine di fare una sommaria valutazione gratuita.

Nel caso in cui il risarcimento da richiedere giustifichi un'azione legale, si dovra' procedere con l'elaborazione della perizia contabile e con il conferimento del mandato ad un avvocato specializzato in questioni bancarie.
Nel caso in cui si desideri avvalersi dei legali che collaborano con l'Aduc si puo' richiedere nella lettera che accompagna la documentazione l'invio del riferimento dell'avvocato piu' vicino alla propria zona.

La maggior parte delle associazioni (e di conseguenza tutti i giornali) consigliano di inviare alla banca una lettera di richiesta di restituzione degli interessi anatocistici. Noi riteniamo che sia del tutto inutile farlo. La banca non restituira' mai gli interessi in conseguenza di questa lettera e quindi dal momento che sara' necessario fare un'azione legale, tanto vale far fare la prima lettera direttamente dall'avvocato, magari allegando la perizia contabile che quantifica il risarcimento da richiedere. In questo modo vi e' qualche flebile speranza di ottenere il rimborso evitando l'azione legale. Diversamente si dovra' procedere con l'azione giudiziaria.

Per chi necessita di informazioni ulteriori puo' scrivere a questo indirizzo: [email protected]

Schema di lettera per richiedere la documentazione

COGNOME NOME
VIA...., N°..
CITTA'........

Raccomandata A/R
SPETT.LE
BANCA............
VIA..........., n°..
CITTA'.........

OGGETTO: Richiesta di copia della documentazione relativa _____(indicare il tipo ed il numero di rapporto ad ese: C/C n.00000) ai sensi del art. 119 c. 4 D.Lgs 385/93 e art. 7 D.Lgs 196/03

Io sottoscritto/a, ______ ______, nato/a a _______________, il _________, codice fiscale n. _____________, titolare del rapporto indicato in oggetto, chiede il rilascio della seguente documentazione:
- Copia del contratto di apertura del rapporto in oggetto
- Copia dei fogli analitici delle condizioni applicate e delle loro variazioni
- Copia estratto conto relativi ai trimestri da ______ a ______
- Lista dei tassi applicati al rapporto in oggetto, periodo per periodo
- Copia di ogni altra documentazione inerente il rapporto in oggetto

Ricordiamo che la presente richiesta viene formulata ai sensi e per gli effetti dell'art. 119 - comma 4, D. Lgs. n.385/93 nonche' ai sensi dell'art. 7, d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196.
Ricordiamo altresì che il Garante per la Protezione dei Dati Personali si e' gia' pronunciato in merito all'obbligo delle banche di mettere a disposizione gratuitamente copia della documentazione di pertinenza dei clienti.

Distinti saluti

LUOGO, data

 
 
 
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