Caro Sig. Polo
vedo con piacere che trovate sempre tempo per mettere
feedback positivi, ma neanche un minuto per rispondere a
mail o telefonate di cliente insoddisfatti.
Insoddisfatti non tanto per la qualità degli appuntamenti,
che ognuno vive a modo suo, ma nella mancanza di serietà
della Sua azienda.
Credo che il riportare feedback positivi sia proprio inutile
quando dietro, ci sono non so quanti clienti insoddisfatti,
oltre a me altri qui su Aduc e altri ancora visti sul
servizio delle IENE.
Per arrivare al dunque, sono sempre in attesa di una sua
risposta per il rimborso, che come da contratto, mi
spetterebbe dopo che ho deciso di rescindere dal vostro
contratto nei modi e tempi stabiliti.
Le scrivo qui, visto che qui almeno risponde, al contrario
di mail e telefono.
L'azienda è Andreacrescenzio.com non le riporto qui i miei
riferimenti dato che li ha già da diverso tempo,viste le
diverse comunicazioni e telefonate fatte senza nessun
esito.
Spererei vivamente di poter lasciare anch'io un feedback
positivo, ma ne ho fortissimi dubbi.
Saluti
Andrea Crescenzio
19 luglio 2011 17:58 - feedbackpositivi
CONGRATULAZIONI!
Buongiorno sono Gianluigi Lombardi ([email protected]):
ho acquistato
50
appuntamenti da promotop e sono contento della qualità del
servizio.
Cordiali saluti.
Gianluigi Lombardi.
19 luglio 2011 13:55 - feedbackpositivi
Buongiorno sono Adriano Meridda ([email protected])
ho acquistato 25 appuntamenti da promotop e sono contento
della qualità del servizio.
Cordiali saluti.
A.Meridda
18 luglio 2011 18:15 - feedbackpositivi
Buongiorno sono Riccardo Righini
([email protected]): ho acquistato 50 appuntamenti
da promotop e sono contento della qualità del servizio.
Cordiali saluti.
Riccardo Righini
15 luglio 2011 16:31 - feedbackpositivi
Buongiorno sono Pierluigi Colombini
([email protected]): ho acquistato 25 appuntamenti da
Promotop e sono contento della qualità del servizio.
Cordiali Saluti.
Pierluigi Colombini
SETTORE TELEFONIA MOBILE
8 giugno 2011 10:03 - ACSVIL
Si sono lo stesso, mi sono accorto più tardi dei suoi
riferimenti.
Resto comunque in attesa di una risposta.
A.C.
7 giugno 2011 23:19 - promotop
Caro A.C.,
il numero e' scritto nel post sotto ed anche la mia
email)quindi non c'e' bisogno che glielo lasci!!!
Mi scriva pure direttamente e se ci sono le condizioni avra'
quanto dovuto come da condizioni contrattuali.
Saluti.
AP
ps Se e' AC che penso io di oggi le ho risposto praticamente
in real time oggi quindi non comprendo il commento anonimo.
7 giugno 2011 11:44 - ACSVIL
Caro sig. A.P. di Promotop
visto che è così disponibile a discutere con i suoi
clienti, vorrei capire come mai è 1 mese che provo a
mandare mail e a chiamare in sede, senza mai ricevere una
risposta.
ad ogni mia telefonata la povera segretaria di turno mi dice
che sarò ricontattato, ma dopo circa 6 telefonate non è
ancora avvenuto.
io sono uno di quei clienti che attende il rimborso
dell'anticicipo pagato di circa un migliaio di euro, dato
che non è stato soddisfatto del servizio offerto.
lasci anche a me un suo numero diretto o mail dove la posso
contattare direttamente per avere notizie.
A.C.
2 giugno 2011 22:45 - promotop
Caro ENRICONN,
molto rapidamente:mi fa piacere che se avra' necessita' mi
contattera'.
Le rilascio i miei dati che peraltro trova ovunque: 02
30356974 - [email protected]
A Sua disposizione per fare affari assieme la saluto
cordialmente.
A.P.
2 giugno 2011 22:45 - promotop
Caro ENRICONN,
molto rapidamente:mi fa piacere che se avra' necessita' mi
contattera'.
Le rilascio i miei dati che peraltro trova ovunque: 02
30356974 - [email protected]
A Sua disposizione per fare affari assieme la saluto
cordialmente.
A.P.
1 giugno 2011 1:26 - enriconn
Signor Polo,
Le rispondo per punti.
- Non sono assolutamente il personaggio che lei crede,
nemmeno so di chi state parlando.
- Esprimo giudizi generici su un potenziale comportamento
non adeguato ai fini del suo lavoro, semplicemente basandomi
su ciò che leggo in giro, non mi sono permesso di ne
offendere, ne offendere un lavoro svolto male, ho espresso
un giudizio, che assolutamente "rasenta il querelabile" è
ridicolo, le querele vengono fatte e considerate per cose
molto più gravi o importanti.
- Sono contento che voi abbiate adottato la tecnica dei 10
appuntamenti, fino a due mesi fa a me non è stata proposta,
quindi questo vuol dire che o chi lavora per lei ha adottato
una tecnica commerciale inadeguata, o scorretta, oppure che
evidentemente due mesi fa non era ancora in vigore questa
cosa. Proprio questo intendevo nel precedente messaggio,
adottare qualcosa di simile, mi spiace aver parlato
inutilmente, ma purtroppo i suoi collaboratori non hanno
fatto bene il loro lavoro, perchè ad aprile, questa cosa
non mi è stata proposta.
- Come già detto non ho problemi a contattarla (ovviamente
non lascerei dati di riferimento pubblicamente), ma al
momento ho adottato un servizio alternativo (uguale o simile
al vostro) che devo iniziare a testare e valutare.
Visti i vostri progressi come proposte commerciali ai
clienti, se ne avrò necessita (cosa probabile), non
esiterò a contattare lei personalmente.
Concludo con due consigli:
1. Faccia chiarezza nel web con i prezzi, e faccia chiarezza
con il suo backoffice, perchè ho le prove via mail del
fatto che sotto una mia richiesta di "venirmi incontro per
testare", la proposta migliore era di una spesa iniziale
minima di ben oltre 1000 euro.
2. Se blog, forum e sosonline provocano quello che succede
in queste righe (cioè maggior problemi o altro), eviti di
scrivere direttamente, una risposta, se pur cortese,
nell'ambito di tante "puttanate" scritte da altri, rovinano
ancor di più l'immagine.
Attendo sua cortese risposta per vedere dove "abbiamo
sbagliato nei vari punti".
Saluti.
30 maggio 2011 9:33 - promotop
Per ENRICO.
Buongiorno se non e' il fantomatico personaggio che noi
pensiamo Lei sia allora mi chiami o mi venga a trovare
personalmente o ancora meglio mi indichi i suoi riferimenti
qui di seguito cosi che la possa contattare io smentendo
cosi di essere "il nemico giurato" di promotop che continua
a scrivere su questo sito.
Lei esprime giudizi che denotano una profonda conoscenza
della mia persona, giudizi ai limiti della querela penale (e
forse oltre) che non so come possa esprimere non avendomi
mai conosciuto ma avendo solo interloquito,come scrive Lei,
con una mia collaboratrice.
Se mi conosce cosi bene (e non capisco come visto che io non
la conosco) allora sapra' che io sono il primo ad ascoltare
(e chiamare) i clienti che si lamentanto pur essendo dotato
di un nutrito backoffice (4 dipendenti) e di un Responsabile
della qualita' e sapra' anche che avendo una struttura
commerciale formata da 14 venditori e quindi una mole di
clientela acquisita rilevante i clienti insoddisfatti sono
in proporzione.
Mi spiace che non abbia deciso di servirsi presso di noi
poiche' proprio per i Clienti che vogliono testare il nostro
servizio (e che non si lasciano condizionare dall'immondizia
pubblicata sui commenti aduc, sales compreso) abbiamo da
mesi la possibilita' di acquistare anche solo 10
appuntamenti con un investimento contenuto ed anche in
questo caso non capisco perche' parli di qualche migliaio di
euro quando si parla mediamente di 340/400 euro per 10
appuntamenti di prova.
Cordiali saluti.
A.P.
27 maggio 2011 15:53 - andreadg
Per correttezza segnalo che Promotop questa settimana ci ha
inviato nota di accredito e conseguente bonifico a totale
rimborso del servizio contestato.
Andrea Del Gobbo
direWeb srl
25 maggio 2011 23:47 - sales
CASTORE E POLLUCE SONO TORNATI.
Càstore (in greco ??????, -????, in latino Cast?r, -?ris) e
Pollùce o Polideuce (in greco ??????????, -??, in latino
Poll?x, -?cis) sono due personaggi della mitologia greca e
romana, figli gemelli di Zeus e di Leda, conosciuti
soprattutto come i Diòscuri, ossia "figli di Zeus", ma
anche come Càstori.
Vengono talvolta considerati come patroni dell'arte poetica,
della danza e della musica[1].
[modifica] OriginiSe alcuni autori[2] riportano che i
Diòscuri nacquero da Zeus e Leda, altri affermano che i due
gemelli avrebbero avuto origine da Tindaro, re di Sparta,
avendo come sorella Elena, oggetto della contesa a Troia.
Altri[3] raccontano che solamente Polluce e la sorella Elena
fossero figli di Zeus, e dunque immortali; Castore sarebbe
stato dunque figlio di Tindaro e destinato alla morte.
[modifica] MitoCastore e Polluce furono due degli Argonauti,
gli eroi che parteciparono alla ricerca del Vello d'oro:
Polluce - già celebrato come grande pugile[4] - sconfisse
in una gara di questa disciplina il re dei Bebrici, Amico.
Poco tempo dopo i gemelli diedero vita alla città eponima
di Dioscuria, collocata secondo il mito in Colchide.
Inoltre presero parte alla lotta contro Teseo, che aveva
rapito la loro sorella Elena nascondendola ad Afidne; dopo
quest'ultimo combattimento Zeus concesse loro
l'immortalità.
Si narra inoltre che abbiano preso parte alla Battaglia
della Sagra tra le file dei locresi (Locri Epizephiri) in
battaglia contro i crotonesi (Crotone).
Il fratello di re Tindaro, Afareo, era a sua volta padre di
due gemelli: Ida e Linceo. Castore e Polluce rapirono le
promesse spose dei cugini e nell'imboscata che ne seguì,
Castore fu ferito a morte. Polluce, volendo seguire il
destino del fratello, ottenne di vivere come Castore un
giorno sull'Olimpo e uno nell'Ade. Un altro mito, riportato
da Euripide nella sua opera Elena (v. 140), ricorda invece
che Zeus concesse - visto il loro profondo legame - di
vivere per sempre nel cielo, sotto forma di
costellazione.
[modifica] Altre tradizioniL'incontro di gemelli nella
mitologia non è rara: anche nei Veda, il libro sacro degli
Arii indiani, appare una coppia di gemelli, gli Aswin, che -
al pari dei Diòscuri - vengono identificati con la
costellazione dei Gemelli.
[modifica] CultoIl loro culto, nato a Sparta (erano infatti
figli del re eponimo di questa città), si diffuse
rapidamente in tutta la Magna Grecia, soprattutto in
considerazione del fatto che venivano creduti protettori dei
naviganti: il mito infatti racconta che Poseidone affidò
loro il potere di dominare il vento insieme al mare.
A Roma i Diòscuri (con il nome di Càstori) venivano
ricordati nel loro tempio collocato all'interno del Foro
Romano, nelle vicinanze del Tempio di Vesta, costruito per
un voto offerto dal dittatore Aulo Postumio durante la
battaglia del Lago Regillo. Il risultato della battaglia,
inizialmente sfavorevole ai guerrieri dell'Urbe, si dice sia
stato deciso dall'apparizione dei mitologici Dioscuri,
Castore e Polluce.
Il 15 luglio era tradizione che gli equites svolgessero una
processione fastosa a cavallo verso il tempio, dato che ne
venivano considerati i propri protettori.
[modifica] IconografiaSono generalmente rappresentati in
nudità eroica, con il pileo, un copricapo a forma di guscio
che ricorda il mito secondo cui sarebbero nati da un uovo
insieme alla sorella Elena, ed un mantello.
In genere vengono accompagnati da un cavallo e, a volte,
recano con sé una lancia. Vennero rappresentati quasi
ininterrottamente sul rovescio della principale moneta
romana, il denario, dalla incerta data della sua emissione
(che i più ritengono avvenuta nel 211 a.C.) fino alla
seconda metà del II secolo a.C.
[modifica] CuriositàNel film del 1997 Face/Off del regista
John Woo i due criminali protagonisti sono due fratelli:
Castor Troy (interpretato da Nicolas Cage) e Pollux Troy
(interpretato da Alessandro Nivola). Il poliziotto che li
sconfiggerà (John Travolta) si chiama Archer (arciere in
italiano, che è proprio colui che diede la morte ai
mitologici Castore e Polluce). Quindi il riferimento
mitologico del regista è addirittura triplo: non sfugga che
il cognome dei due gemelli è Troy (Troia in italiano), come
l'antica città.
Ai Diòscuri sono dedicate due vette (monte Castore e monte
Polluce) nel Massiccio del Monte Rosa.
Nel videogioco Age of Mythology prodotto dalla Ensemble
Studios, Castore è figlio dell'eroe atlantideo Arkantos, e
non di Zeus e Leda.
[modifica] Note1.^ teocrito, Idilli, XXII, 24.
2.^ Orazio, Ars Poetica, 147.
3.^ Pindaro, Nemee, X, 55.
4.^ Omero, Odissea, libro XI, verso 300.
[modifica] BibliografiaAnna Ferrari, Dizionario di Mitologia
Classica, TEA, 1994, ISBN 88-7819-539-1
[modifica] Voci correlate
Moneta romana di Massenzio con i Diòscuri sul retroStoria
di Teseo e Piritoo
Alico
Aristomene
Cnageo
Battaglia della Sagra
[modifica] Altri progetti
I Diòscuri nel rovescio di un quinario repubblicano romano
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Dioscuri
Portale Mitologia greca: accedi alle voci di Wikipedia che
trattano di mitologia greca
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Dioscuri"
Categorie: Personaggi della mitologia greca | Personaggi
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??????????????Shqip?????? / SrpskiSvenska??????????Ultima
modifica per la pagina: 15:48, 19 mag 2011.
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25 maggio 2011 23:44 - sales
Enriconn frocio dimenticavo che tu una donna non ce l'hai!
Mamma e papa' ti hanno trattato male? Sei cresciuto con un
nonno pedofilo? Cosa hai creato di grande???? la enriconn
spa... ma fammi ridere e ciula di piu'!
Il duce.
23 maggio 2011 17:41 - enriconn
Che peccato che questo vostro atteggiamento rovini ancora di
più le cose.
Sig Polo, crede di conoscere la gente che scrive, ma fa solo
figure di merda (ma tanto una in più o una in meno non fa
differenza), e sales, spero proprio che non centri niente
con promotop, perchè anche lui ha fatto una bella figura di
merda.
Poi che tristezza, sempre a parlare di mogli e ragazze,
mentre parlate probabilmente la vostra si sta facendo fare
il culo da qualcun'altro..
Comunque, poco male, ho risparmiato qualche migliaio di
euro.
Sig. Polo, credo proprio che lei abbia scelto il lavoro
sbagliato, ma non quello di telemarketing che probabilmente
lo sa fare bene, ma quello di parlare in pubblico.
Le pubbliche relazioni, l'educazione e la cortesia sono al
primo posto. Lei non ha niente di tutto ciò.
Probabilmente crede di sapere chi sono, ma per mia fortuna
non ho mai avuto niente a che fare con voi (se non
preventivi), quindi non può immaginare niente.
Se le interessasse LAVORARE (parola che forse non conosce,
perchè lei conosce solamente INCULARE la gente), si farebbe
furbo, e accetterebbe consigli e critiche, e ascolterebbe le
posizioni e proposte dei suoi clienti e non.
Non ho problemi a far sapere chi sono, non ho problemi a
sentire lei telefonicamente, io non mi nascondo, ho creato
qualcosa di grande, e da solo, i suoi insulti e le sue
insinuazioni a vuoto, non fanno che farmi pensare quanto
abbia fatto bene.
Cordialmente.
22 maggio 2011 12:36 - sales
Per Enrico con....ahhh cazzaro 2 anni per spendere 350euro ?
Mi sa che ti serve un lavoro serio o una carrettata di
nigeriane! Non ti arrabbiare fallito e scopa di più ma non
quel cesso di tua moglie. Ciao merda. saluto ai camerati
20 maggio 2011 14:48 - promotop
Caro enrico per gli amici roberto,mal pagatore di
collaboratori in nero non hai resistito a non dirci che
avevi fatto il commento ed hai vinto un premio!
Anzi due uno erogato da noi ed uno dall'inps.
19 maggio 2011 17:36 - enriconn
Buongiorno Sig. Polo,
Devo dire che sono stato 2 anni indeciso nel prendere i
vostri servizi, e ora ero quasi pronto a bonificare (non lo
ho fatto solo per motivi di lavoro), avevo concluso con la
sua dipendente s..... non dico il nome per privacy ecc..
Fortunatamente sono arrivato qui, ho visto il servizio iene,
ho visto i commenti, anche in altri forum, fortunatamente
non ho acquistato i vostri servizi quando potevo farlo, e le
assicuro che ero davvero convinto.
Mi spiace che ci sia gente che cade in queste sue storie,
sono contento di non aver proceduto.
Il servizio di raccontare storie è molto professionale, ma
alla fine i risultati scarsi e ridicoli. Potrebbe acquisire
la mia fiducia e quella di altre centinaia di persone
semplicemente in pochi mesi, cercando di essere meno avido,
ma capisco che i soldi danno alla testa a tutti.
Cordialità.
7 maggio 2011 15:54 - mario2010
7 maggio 2011 15:53 - mario2010
CAPITALISTI PORCI CON LA VOSTRA POLITICA SCELLERATA DI
ACQUISIZIONI DI CALLCENTER NON C'E' CALLCENTER IN CUI NON SI
LAVORINO LE VOSTRE CAMPAGNE! VI SIETE COMPRATI TUTTI I
PICCOLI CALLCENTER DEL SUD. AVETE FATTO UN MONOPOLIO.
IO LOTTERO' PER FAR SOPRAVVIVERE IL MIO CALLCENTER CONTRO DI
VOI! SIETE DEI PORCI COLONIALISTI.
Colonialismo italianoDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.Vai
a: navigazione, cerca
Colonie italiane nel 1914.
L'Impero italiano nel 1939.
Mappa anacronistica che mostra tutti i territori occupati
dal Regio Esercito italiano in Europa e in Africa nel corso
della seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1942.Il
colonialismo italiano fu un fenomeno storico che comportò
l'espansione della sovranità del Regno d'Italia su
territori ad essa non contigui dell'Africa e dell'Europa.
Finanche in Cina vi fu una piccola colonia a Tientsin. Con
la seconda guerra mondiale tutte le colonie furono perse;
solamente la Somalia italiana rimase sotto amministrazione
fiduciaria italiana fino al 1960.
Indice [nascondi]
1 Storia
1.1 Mire in Asia e Concessione a Sabah (Borneo)
1.2 Il primo tentativo nel Corno d'Africa
1.2.1 Eritrea e Somalia
1.2.2 Sudan
1.3 La Cina e la Concessione di Tientsin
1.4 La conquista della Libia
1.5 Gli Anni Venti (Anatolia) e Trenta (Abissinia)
1.5.1 Altre mire del governo italiano: dalla Sirte al Ciad,
l'Angola e lo Yemen
1.6 La conquista dell'Etiopia e la nascita dell'Impero
1.7 Ambizioni del regime fascista
1.8 Fine dell'Impero
2 Colonie italiane
2.1 Eritrea (1882 - 1941)
2.2 Somalia italiana (1890 - 1941)
2.3 Abissinia (1936 - 1941)
2.4 Libia (1911 - 1943)
2.5 Albania (1939 - 1943)
2.6 Il Dodecaneso (1912 - 1943)
2.7 L'Anatolia (1919 - 1922)
2.8 Tientsin, Cina (1901 - 1947)
2.9 Massima estensione
3 Progetto fascista di ampliamento dell'Impero
4 La fine dell'Impero
5 Le canzoni del colonialismo italiano
6 Note
7 Bibliografia
8 Voci correlate
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
[modifica] StoriaSubito dopo l'Unità il Regno d'Italia
iniziò ad ambire possedimenti coloniali.
Il colonialismo italiano ebbe inizio con la presa di
possesso dei porti di Assab e Massaua sulla costa africana
del mar Rosso negli ultimi decenni del XIX secolo ed ebbe
termine con la sconfitta dell'Asse nella seconda guerra
mondiale che comportò la perdita di tutte le colonie
italiane (eccetto la Somalia Italiana che rimase in
Amministrazione fiduciaria ONU: tuttavia, rimanendo la
Somalia de facto protettorato italiano fino al 1960, alcuni
prendono tale data come termine del colonialismo
italiano).
Le colonie italiane furono in Africa l'Eritrea, la Somalia
Italiana, la Libia (strappata all'Impero ottomano nel 1912)
e l'Etiopia italiana (conquistata ed annessa nel 1936) ed in
Europa il Dodecaneso e l'Albania (occupata dalle truppe
italiane nel 1939).
I territori sotto il comando degli italiani nel continente
africano raggiunsero la massima estensione nell'estate del
1940, quando fu occupata anche la Somalia Britannica (3-19
agosto), aree intorno a cittadine sudanesi (come Kassala) e
keniane (Moyale), ed alcune località egiziane vicino al
confine con la Libia (settembre): l'impero all'inizio del
1941 raggiungeva quasi i 4 milioni di km².
A differenza delle altre potenze europee, l'Italia non
stabilì mai nessun possedimento coloniale negli altri
continenti oltre l'Africa e l'Europa, se si esclude la
piccola concessione italiana di Tientsin in Cina (e
l'occupazione dell'Anatolia sudoccidentale).
[modifica] Mire in Asia e Concessione a Sabah (Borneo)Nei
due decenni dopo l'Unità, l'Italia guardava con un certo
appetito ai pochi territori asiatici ancora liberi da altre
potenze coloniali, in particolare la Thailandia, l'Alta
Birmania, il sultanato di Aceh, le isole Andamane e
Nicobare. Nel 1880 il Barone Von Overbeck, console
dell'Impero Austro-Ungarico ad Hong Kong, visto il rifiuto
del proprio governo di Vienna di un aiuto nella sua
concessione del Borneo settentrionale, l'attuale stato di
Sabah della Malaysia, chiese al governo Italiano se fosse
interessato ad acquisire la concessione e creare la prima
colonia italiana nell'Asia insulare (Borneo), ma il progetto
naufragò per il rifiuto di Roma di intervenire, lasciando
così mano libera alla Gran Bretagna, che occupò
successivamente la concessione, inglobandola nella Malesia
Britannica. La motivazione iniziale di Von Oberbeck
riguardava la possibilità di creare una colonia penale del
governo italiano nell'area di Sabah:
« ...analoghi passi e proprio in quei mari (della Malesia)
-oltre che in Argentina- avrebbe fatto, pochi anni dopo, il
governo italiano, desideroso di confinare lontano dalla
madrepatria i detenuti più pericolosi, specialmente dopo la
repressione del Brigantaggio meridionale (1860-64);
tentativi che, peraltro, non ebbero esito positivo.[1] »
[modifica] Il primo tentativo nel Corno d'Africa Per
approfondire, vedi la voce Guerra d'Eritrea.
I primi tentativi di acquisire veri e propri possedimenti
coloniali, risalgono ai tempi della Sinistra di Agostino
Depretis e di Francesco Crispi, anche se alcuni governi
precedenti avevano appoggiato, sebbene non in maniera
esplicita, alcune iniziative private, come l'acquisizione
della baia di Assab da parte della Compagnia di Navigazione
Rubattino. Nel corso degli anni ottanta del secolo XIX vi
furono almeno tre tentativi ufficiali del governo italiano
per l'acquisizione di un porto nel Mar Rosso il quale
potesse fungere da base verso un futuro impero coloniale in
Asia o in Africa.
[modifica] Eritrea e Somalia Per approfondire, vedi le voci
Somalia Italiana e Africa Orientale Italiana.
Oltre all'acquisto di Assab dalle mani della compagnia
Rubattino (nel 1882), lo Stato italiano cercò di acquistare
od occupare il porto di Zeila, a quel tempo controllato
dagli egiziani, ma senza esito. Quando gli egiziani
dovettero ritirarsi dal Corno d'Africa nel corso del 1884, i
diplomatici italiani fecero un accordo con la Gran Bretagna
per l'occupazione del porto di Massaua che assieme ad Assab
formò i cosiddetti possedimenti italiani nel Mar Rosso (dal
1890 denominati Colonia eritrea).
Possedimenti italiani nel 1896 nel Corno d'Africa,
includendo il rigettato "Protettorato" abissino e l'area
sudanese di CassalaPer i governi crispini, la città di
Massaua diventò il punto di partenza per un progetto che
doveva sfociare nel controllo dell'intero Corno d'Africa.
Agli inizi degli anni ottanta questa zona era abitata da
popolazioni etiopiche, dancale, somale e oromo autonome o
sottoposte formalmente a diversi dominatori: gli egiziani
(lungo le coste del Mar Rosso), sultani (Harar, Obbia,
Zanzibar i più importanti), emiri o capi tribali. Diverso
il caso dell'Etiopia, allora retta dal Negus Neghesti (Re
dei Re) Giovanni IV, ma con la presenza di un secondo Negus
(Re) nei territori del sud: Menelik.
Attraverso gli studiosi e i commercianti italiani che
frequentavano la zona già dagli anni sessanta, l'Italia
cercò di dividere i due Negus al fine di penetrare,
dapprima politicamente e in seguito militarmente,
all'interno dell'altopiano etiopico. Tra i progetti vi
furono l'occupazione della città santa di Harar, l'acquisto
di Zeila dai britannici e l'affitto del porto di Chisimaio
posto alla foce del Giuba in Somalia. Tutti e tre i progetti
non si conclusero positivamente, in particolare la presa
della città di Harar da parte delle forze etiopiche di
Menelik impedì l'esecuzione di un'operazione simile da
parte delle forze italiane.
Nel 1889 l'Italia ottenne, tramite un accordo da parte del
Console italiano di Aden con i rispettivi Sultani, i
protettorati sul sultanato di Obbia e su quello della
Migiurtinia. Nel 1892 il Sultano di Zanzibar concesse in
affitto i porti del Benadir (fra cui Mogadiscio e Brava)
alla società commerciale "Filonardi". Il Benadir, sebbene
gestito da una società privata, fu sfruttato dal Regno
d'Italia come base di partenza per delle spedizioni
esplorative verso le foci del Giuba e dell'Omo e per
l'assunzione di un protettorato sulla città di Lugh.
A seguito della sconfitta e della morte dell'Imperatore
Giovanni in una guerra contro i dervisci sudanesi,
l'esercito italiano in stanza a Massaua occupò una parte
dell'altopiano etiopico, compresa la città di Asmara, sulla
base di precedenti ambigui accordi fatti con Menelik il
quale, con la morte del rivale, era riuscito a farsi
riconoscere Negus Neghesti. Con il trattato che seguì,
Menelik accettò la presenza degli italiani sull'altopiano e
riconobbe di utilizzare l'Italia come canale di
comunicazione di preferenza con i paesi europei.
Quest'ultimo riconoscimento venne interpretato dagli
italiani (e tradotto dalla lingua amarica di conseguenza)
come l'accettazione di un Protettorato e per cinque anni
sarà fonte di discordie fra i due paesi.
Queste differenti interpretazioni del trattato posero le
basi per lo scoppio di un conflitto e la successiva avanzata
italiana in Abissinia (ora Etiopia); ma la pronta reazione
delle truppe abissine costrinse inizialmente alla resa. Dopo
questa prima sconfitta l'Italia subì, il 1 marzo 1896, la
definitiva e pesante disfatta di Adua, nella quale caddero
sul campo circa 7.000 uomini. Il 26 ottobre 1896 fu conclusa
la pace di Addis Abeba, con la quale l'Italia rinunciava
alle sue mire espansionistiche in Abissinia. La disfatta
provocò forti reazioni in tutta Italia, dove vi fu chi
propose un immediato rilancio del progetto coloniale e chi,
come una parte del partito socialista, propose di
abbandonare immediatamente queste imprese.
Per approfondire, vedi la voce Guerra d'Abissinia.
[modifica] SudanLa sconfitta dei mahdisti ad Agordat
(Eritrea), da parte delle truppe italiane ed ascare, spinse
il generale Oreste Baratieri ad ordinare un'incursione oltre
il confine con il Sudan. Il 16 luglio 1894, Baratieri
condusse personalmente una colonna di 2.600 tra ascari ed
italiani verso la città sudanese di Cassala, conquistandola
dopo un breve combattimento; a Cassala venne lasciato un
presidio al comando del maggiore Domenico Turitto, mentre
Baratieri con il grosso delle truppe rientrò in Eritrea.
Nelle intenzioni degli italiani, Cassala doveva fare da
trampolino di lancio per una campagna contro lo stato
mahdista da tenersi in collaborazione con i britannici, ma
questi ultimi rifiutarono l'aiuto italiano, temendo che esso
celasse mire espansionistiche in Sudan.
La guarnigione italiana di Cassala venne ritirata nel
dicembre del 1897, quando la città venne restituita agli
anglo-egiziani; la rivolta madhista sarà infine schiacciata
dagli anglo-egiziani con la vittoria nella battaglia di
Omdurman il 2 settembre 1898.
[modifica] La Cina e la Concessione di TientsinDurante la
Rivolta dei Boxer in Cina (1899-1901), l'Italia intervenne
nel paese asiatico con un corpo di spedizione, al fianco
delle altre Grandi Potenze; alla fine del conflitto, il
governo cinese concesse all'Italia una piccola zona nella
città di Tientsin, il porto di Pechino.
[modifica] La conquista della Libia
Giovanni Battista Ameglio, governatore della Cirenaica dal
1913 al 1918Nel 1911-12 il Governo Giolitti, dopo una serie
di accordi con la Gran Bretagna e la Francia, che ribadivano
le rispettive sfere d'influenza nell'Africa settentrionale,
dichiarò guerra all'Impero ottomano (Guerra italo-turca) ed
occupò la Tripolitania e la Cirenaica, dando vita alla
formazione della colonia della Libia italiana, il cui
possesso venne consolidato nel corso degli Anni Venti e
Trenta.
Successivamente un trattato del 1935 tra l'Italia e la
Francia, rispettivamente potenze coloniali in Libia e in
Ciad, assegnò la Striscia di Aozou alla Libia italiana: si
trattava del cosiddetto Trattato Mussolini-Laval (mai
peraltro ratificato ufficialmente[senza fonte]).
[modifica] Gli Anni Venti (Anatolia) e Trenta (Abissinia)Una
delle richieste italiane durante la stesura del Trattato di
Versailles del 1919, dopo la fine della prima guerra
mondiale, fu quella di ricevere la Somalia Francese e il
Somaliland Britannico in cambio della rinuncia alla
ripartizione delle ex colonie tedesche tra le forze
dell'Intesa. Fu l'ultimo tentativo dello stato liberale di
perseguire la politica di penetrazione nel Corno d'Africa.
Dopo il Trattato l'Italia ottenne però solo l'Oltregiuba
dalla Gran Bretagna, da annettere alla Somalia Italiana ed
una ridefinizione dei confini della Libia, che venne così
ampliata.
Nel 1919 e nei primi anni venti si ebbe l'Occupazione
italiana di Adalia in Anatolia, che finì dopo soli tre anni
con un nulla di fatto una volta che Kemal Ataturk riconobbe
la sovranità italiana nel Dodecaneso. Infatti il 9 marzo
1919, il governo italiano fece sbarcare truppe italiane ad
Adalia e successivamente furono occupate anche le località
vicine: Makri Budrun, Kuch-Adassi, Alanya, Konya, Ismidt e
Eskisehir. Nell' autunno 1922 le truppe italiane lasciarono
l'Anatolia.
Il colonialismo italiano venne rilanciato quindi dal regime
fascista soprattutto durante gli anni '30 e portò alla
conquista dell'Etiopia nel 1935/36.
[modifica] Altre mire del governo italiano: dalla Sirte al
Ciad, l'Angola e lo YemenIl secondo tentativo di creare un
vasto impero coloniale si poneva come obiettivo il controllo
di una zona di territorio che andasse dal mar Mediterraneo
al Golfo di Guinea. Allo stesso tempo si considerò la
possibilità di ottenere l'Angola dal Portogallo.
Ciad
Il progetto non venne mai esplicitato pubblicamente, ma fu
strategicamente chiaro durante le trattative per il Trattato
di Versailles (1919) e causò frizioni diplomatiche con la
Francia. Per realizzare questo progetto, avendo già formale
possesso della Libia, il corpo diplomatico italiano chiese
di avere la colonia tedesca del Camerun e cercò di
ottenere, come compenso per la partecipazione alla guerra
mondiale, il passaggio del Ciad dalla Francia all'Italia.
Il progetto fallì quando il Camerun venne assegnato alla
Francia e l'Italia ottenne solamente l'Oltregiuba dal Regno
Unito. Per compensare la perdita britannica dell'Oltregiuba
fu concesso 1/5 del Camerun ex tedesco che sarebbe poi stato
unito alla Nigeria britannica, l'Italia ottenne inoltre una
ridefinizione dei confini tra Libia e Ciad.
Angola
Anche l'Angola portoghese fu ambita nelle trattative per il
Trattato di Versailles.[2]
Una richiesta alternativa del programma delle rivendicazioni
coloniali italiane riguardava la colonia portoghese
dell'Angola. Infatti il governo italiano a Parigi dichiarava
che il Portogallo aveva un impero sproporzionato rispetto
alle sue piccole dimensioni, al contrario dell'Italia che si
trovava in una situazione opposta. Furono avanzate due
proposte:
il riconoscimento all'Italia da parte del Portogallo di
concessioni agricole in Angola per emigranti italiani.
nel caso che il Portogallo venisse privato di alcune sue
colonie, la Gran Bretagna e la Francia avrebbero
riconosciuto all'Italia il diritto sull'Angola.
Contemporaneamente il governo italiano promosse la
costituzione da parte delle 11 banche italiane più
importanti di una "Società Coloniale per l'Africa
Occidentale" per la gestione delle concessioni agricole in
Angola. Comunque questo progetto trovò una ferma
opposizione da parte delle autorità portoghesi.
Alla proposta italiana poi definita "assurda" risposero con
fermezza Regno Unito e Francia in difesa portoghese
ribadendo che le colonie portoghesi erano frutto di una
conquista coloniale secolare da parte dei lusitani e che non
c'era alcuna ragione concreta a che il Portogallo che pure
aveva (molto limitatamente) partecipato alla I guerra
mondiale cedesse la colonia all'Italia. L'Italia a giudizio
franco-britannico aveva ottenuto già abbastanza con la
conquista del Trentino Alto Adige e dell'Istria nonché le
rettifiche territoriali sempre a vantaggio italiani
nell'Oltregiuba
Yemen
In questa fase la colonia eritrea, sotto l'amministrazione
del Governatore Jacopo Gasparini cercò di ottenere nel 1926
un protettorato sullo Yemen e creare una base per un impero
coloniale sulla penisola araba. Ma Mussolini non volle
inimicarsi la Gran Bretagna e fermò il progetto. Infatti
tergiversò e si lasciò sfuggire il possibile controllo di
un'interessante area petrolifera. Del resto in quegli anni
Mussolini era in continuo contatto epistolare con Winston
Churchill (allora suo amico), che lo convinse a non
appoggiare il governatore Gasparini.[3]
[modifica] La conquista dell'Etiopia e la nascita
dell'Impero
L'impero coloniale italiano dal 1936 al 1941Il fascismo
cercò inizialmente di presentarsi in maniera propositiva
nei confronti dell'Etiopia cercando di attuare un trattato
di amicizia con l'amministrazione del reggente Haile
Selassie. Tale accordo si concretizzò nel 1928.
Insegna del viceré dell'Africa Orientale Italiana.
Insegna dei Governatori di Colonia.A seguito della completa
conquista della Libia, avvenuta alla fine degli anni venti,
Mussolini manifestò l'intenzione di dare un Impero
all'Italia e l'unico territorio rimasto libero da ingerenze
straniere era l'Abissinia, nonostante fosse membro della
Società delle Nazioni. Il progetto d'invasione iniziò
all'indomani della conclusione degli accordi sul trattato di
amicizia e si concluse con l'ingresso dell'esercito italiano
ad Addis Abeba il 5 maggio 1936. Quattro giorni dopo venne
proclamata la nascita dell'Impero italiano e l'incoronazione
di Vittorio Emanuele III come Imperatore d'Etiopia (con il
titolo di Qesar, anziché quello di "Negus Neghesti").
A seguito dell'uccisione di civili e militari italiani in
Libia ed Etiopia negli anni venti e trenta [4], durante il
dominio coloniale italiano in Africa furono usate armi
vietate, quali gas asfissianti e iprite [5][6]. La
successiva pacificazione attuata dal Fascismo nelle colonie
africane, talora brutale, fu totale in Libia, Eritrea e
Somalia (mentre in Abissinia, dopo meno di cinque anni, nel
1940 oltre il 75% del territorio era completamente
controllato dagli Italiani) e risultò in un notevole
sviluppo economico dell'area[7], accompagnato da una
consistente emigrazione di coloni italiani[8].
Con la conquista di gran parte dell'Etiopia si procedette ad
una ristrutturazione delle colonie del Corno d'Africa.
Somalia, Eritrea ed Abissinia vennero riunite nel vicereame
dell'Africa Orientale Italiana (AOI). Il progetto coloniale
terminò con l'occupazione britannica dei territori soggetti
al dominio italiano nel 1941.
[modifica] Ambizioni del regime fascista
Mappa della Grande Italia : i territori in rosso mostrano le
aree dell'Europa e del Nord Africa che dovevano essere
incluse nel progetto del 1940. In giallo le aree occupate
dagli italiani nel novembre 1942 e quelle che dovevano
essere annesse nell'Impero italiano.Nel settembre 1923 il
neo-primo ministro Mussolini fece occupare per circa un mese
l'isola di Corfu, con mire annessionistiche (Crisi di
Corfù). Nel corso della Seconda guerra mondiale, Corfù fu
rioccupata dall'Esercito Italiano nell'aprile 1941. Tale
occupazione durò fino al settembre 1943: durante questo
periodo, sempre insieme alle Isole Ionie, venne amministrata
come entità separata rispetto alla Grecia con l'intento di
prepararne l'annessione al Regno d'Italia.
Mussolini richiese anche, come risarcimento del suo
intervento nella guerra civile spagnola, l'isola di Minorca
nelle Baleari allo scopo di farvi una base aero-navale
italiana, ma la ferrea opposizione di Francisco Franco
annullò ogni pretesa italiana.
Dopo l'occupazione, tra il 1940 e il 1941, di alcune zone
della Dalmazia, del Montenegro, dell'Albania, del Kosovo e
della Somaliland inglese, da parte delle truppe italiane,
l'obiettivo di Mussolini fu quello di estendere la presenza
italiana anche a Malta, Tunisia, Somalia francese e
Corsica.
Dopo la caduta della Francia, l'illusione di una vittoria
sulla Gran Bretagna spinse Mussolini e il Ministro degli
Esteri Ciano ad iniziare una serie di colloqui con gli
ambiti civili di Algeria, Egitto e Sudan. I colloqui vennero
ben presto ostacolati dall'alleato tedesco e terminarono con
la controffensiva britannica in Cirenaica.
Ai primi di novembre 1942, l'Italia raggiunse il suo massimo
dominio nel Mediterraneo, quando truppe italiane occuparono
la Corsica, il Nizzardo e la Savoia mentre si svolgeva la
Seconda battaglia di El Alamein[9]
Sul finire del 1941 Italia e Germania intavolarono una
trattativa per occupare militarmente e politicamente la
Svizzera, progetto poi mai andato in opera.
Prevedeva la spartizione in 2 parti: alla Germania la parte
settentrionale di lingua tedesca e francese, all'Italia il
Canton Ticino, il Vallese e i Grigioni oltre a Ginevra
aggregata alla Savoia italiana.[10]
[modifica] Fine dell'ImperoL'Impero italiano tramontò
definitivamente nel corso del 1943, dopo l'espulsione del
regio esercito ad opera delle forze britanniche e del
Commonwealth, prima dall'Africa orientale (Campagna Alleata
in Africa Orientale), nel novembre del 1941, e
successivamente dal Nord Africa (Campagna del Nord Africa),
nella primavera del 1943.
Le truppe italiane in Albania, nel Dodecaneso e nella altre
isole greche, non senza episodi cruenti come la Strage di
Cefalonia, vennero ritirate a partire dal settembre 1943
dopo la caduta di Mussolini e la successiva resa
dell'Italia.
Formalmente l'Italia venne privata di tutti i propri
possedimenti coloniali con il trattato di Parigi del 1947.
Nel 1950 le Nazioni Unite riconobbero all'Italia
l'amministrazione fiduciaria della Somalia Italiana fino al
1960.
[modifica] Colonie italiane
L'Impero Italiano nel 1939, dopo la conquista
dell'Albania.[modifica] Eritrea (1882 - 1941) Per
approfondire, vedi le voci Colonia Eritrea e Eritrea
(governo).
L'area del Mar Rosso fu una delle zone che suscitò il
maggior interesse dei governi della Sinistra italiana.
Primo nucleo della futura colonia Eritrea fu l'area
commerciale stabilita dalla società Rubattino nel 1869
presso la baia di Assab. Abbandonata per una decina d'anni,
fu poi acquistata dallo stato italiano nel 1882, venendo a
costituire il più antico fra i possedimenti coloniali
italiani in Africa e nel resto del mondo. Nel 1885 anche il
porto di Massaua cadde sotto il dominio italiano.
Con il Trattato di Uccialli i possedimenti italiani vennero
estesi nell'entroterra fino alle sponde del fiume Mareb. Di
conseguenza il 1º gennaio 1890 fu istituzionalizzato il
possesso di quei territori con la creazione di una colonia
retta da un governatore (il primo ad occupare tale carica fu
il generale Baldassarre Orero), e avente capoluogo la città
di Asmara (climaticamente più confortevole per gli italiani
rispetto a Massaua).
La massima espansione dei suoi confini fu raggiunta agli
inizi del 1896, quando il Governatore della colonia, Oreste
Baratieri dovette tramutare in realtà il progetto di
occupazione dell'entroterra etiopico. Nel 1894 aveva fatto
occupare la città sudanese di Cassala, allora possedimento
derviscio, mentre nel 1895 durante la campagna d'Africa
Orientale, occupò ampie zone del Tigray, comprendenti la
città di Axum. A seguito della sconfitta nella battaglia di
Adua, i confini della colonia ritornarono ad essere quelli
stabiliti dal Trattato e tali rimasero fino alla Guerra
d'Etiopia.
Primo governatore non militare fu Ferdinando Martini a quel
tempo convinto sostenitore della necessità per lo stato
italiano di possedere colonie. A costui toccò il compito di
ristabilire contatti pacifici con l'Etiopia, di migliorare i
rapporti fra italiani e popolazioni indigene e di creare un
corpo di funzionari che portasse avanti l'amministrazione
della colonia. Fu grazie alla sua politica che la colonia
ebbe degli Ordinamenti Organici e dei codici coloniali.
Durante il fascismo, la colonia fu oggetto di un ambizioso
progetto di modernizzazione, voluto dal Governatore Jacopo
Gasparini, che cercò di tramutarla in un importante centro
per la commercializzazione dei prodotti e materie prime.
Asmara, la capitale dell'Eritrea italiana popolata nel 1939
da 53.000 Italo-eritrei su un totale di 98.000 abitanti, fu
luogo di un notevole sviluppo urbanistico/architettonico.
La colonia Eritrea venne inglobata nell'Africa Orientale
Italiana nel 1936, diventando uno dei sei governi in cui era
diviso il vicereame , i confini della colonia vennero
riportati a quelli del 1895 con l'annessione del territorio
del Tigray .
Nella primavera del 1941 la colonia venne occupata, insieme
al resto dell'Africa Orientale Italiana, dalle truppe
britanniche.
[modifica] Somalia italiana (1890 - 1941) Per approfondire,
vedi la voce Somalia Italiana.
La prima colonia italiana fu stabilita nel sud della Somalia
tra il 1889 e il 1890, inizialmente come protettorato. Nel
giugno 1925 la sfera di influenza italiana venne estesa fino
ai territori dell'Oltregiuba e le Isole Giuba, fino ad
allora parte del Kenya inglese e cedute come ricompensa per
l'entrata in guerra a fianco degli Alleati durante la prima
guerra mondiale.
Negli anni venti e trenta si ebbe l'insediamento di numerosi
coloni italiani a Mogadiscio e nelle aree agricole come
Villabruzzi, con notevole sviluppo della colonia.
Dopo l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale (10
giugno 1940), nell'agosto 1940 le truppe italiane occuparono
la Somalia britannica (Somaliland), che fu
amministrativamente incorporata nella Somalia italiana[senza
fonte]. Nei primi mesi del 1941 le truppe inglesi occuparono
tutta la Somalia italiana e riconquistarono anche il
Somaliland.
Dopo l'invasione da parte delle truppe alleate nella seconda
guerra mondiale la Somalia Italiana fu consegnata all'Italia
in amministrazione fiduciaria decennale nel 1950.
[modifica] Abissinia (1936 - 1941) Per approfondire, vedi la
voce Africa Orientale Italiana.
L'Abissinia (l'odierna Etiopia) fu conquistata dalle truppe
italiane, comandate dal generale Pietro Badoglio dopo la
guerra del 1935-1936. La vittoria fu annunciata il 9 maggio
1936, il Re d'Italia Vittorio Emanuele III assunse il titolo
di Imperatore d'Etiopia, Mussolini quello di Fondatore
dell'Impero, e a Badoglio fu concesso il titolo di Duca di
Addis Abeba.
Con l'annessione dell'Etiopia, i possedimenti italiani in
Africa Orientale (Etiopia, Somalia ed Eritrea) furono
unificati sotto il nome di Africa Orientale Italiana A.O.I.,
e posti sotto il governo di un Viceré.
L'Etiopia, insieme all'Eritrea, fu molto interessata dalla
emigrazione italiana e dalla costruzione di nuove strade,
grandi infrastrutture (ponti, ecc.) e anche dalla
sistemazione delle città, specie della capitale Addis Abeba
secondo un piano regolatore prestabilito (nuovi quartieri,
una nuova ferrovia). La breve presenza italiana, di soli 5
anni, e le difficoltà di pacificazione della zona, non
permise la sistemazione totale della città, che sarebbe
dovuta essere il fiore all'occhiello del colonialismo
italiano. Tuttavia, quale membro della Lega delle Nazioni,
l'Italia ricevette la condanna internazionale per
l'occupazione dell'Etiopia, che era uno stato membro.
Nei primi mesi del 1941 le truppe inglesi sconfissero gli
italiani ed occuparono l'Etiopia, anche se alcuni focolai di
resistenza italiana si mantennero attivi a Gondar fino
all'autunno del 1941. Inoltre si ebbe anche una guerriglia
italiana durata fino al 1943. Gli inglesi reinsediarono il
deposto Negus, Haile Selassie, esattamente cinque anni dopo
la sua cacciata.
[modifica] Libia (1911 - 1943) Per approfondire, vedi la
voce Libia italiana.
Dopo una breve guerra contro l'Impero ottomano nel 1911,
l'Italia acquisì il controllo della Tripolitania e della
Cirenaica, ottenendo il riconoscimento internazionale a
seguito degli accordi del Trattato di Losanna. Le mire
italiane sulla Libia, vennero appoggiate dalla Francia, che
vedeva di buon occhio l'occupazione di quel territorio in
funzione anti-britannica. Con il fascismo, alla Libia venne
attribuito l'appellativo di quarta sponda negli anni trenta,
dopo che negli anni venti vi fu una sanguinosa pacificazione
della colonia ad opera di Rodolfo Graziani.
Nel 1934, Tripolitania e Cirenaica vennero riunite per
formare la colonia di Libia, nome utilizzato 1.500 anni
prima da Diocleziano per indicare quei territori. Il
governatore Italo Balbo avviò un piano di colonizzazione
che portò decine di migliaia di Italiani in Libia, con un
conseguente enorme sviluppo socio-economico della Libia.
L'Italia perse il controllo sulla Libia, quando le forze
italo-tedesche si ritirarono in Tunisia nel 1943. Dopo la
fine della guerra, la Libia venne provvisoriamente
amministrata dalla Gran Bretagna e dalla Francia nel Fezzan
fino al conseguimento definitivo dell'indipendenza nel
1951.
[modifica] Albania (1939 - 1943) Per approfondire, vedi le
voci Occupazione italiana del Regno di Albania, Albania e
Kosovo.
Bandiera dell'Albania sotto il governo fascista di Shefquet
Verlaci.
Bandiera distintivo di Luogotenente Generale in
AlbaniaL'Albania era sotto la sfera di influenza italiana
dagli anni venti, e l'isola di Saseno davanti Valona era
parte integrante del Regno d'Italia dai tempi della "Pace di
Parigi" (1919).
Dopo alterne vicende, l'Albania venne occupata militarmente
da truppe italiane nel 1939. Alla base di questa decisione,
vi fu il tentativo di Mussolini di controbilanciare
l'alleanza con la sempre più potente Germania nazista di
Hitler, dopo l'occupazione dell'Austria e della
Cecoslovacchia. L'invasione dell'Albania, iniziata il 7
aprile 1939 fu completata in cinque giorni. Il re Zog si
rifugiò a Londra.
Vittorio Emanuele III ottenne la corona albanese, e venne
insediato un governo fascista guidato da Shefquet Verlaci.
Le forze dell'esercito albanese vennero incorporate in
quello italiano.
Nel 1941 vennero uniti all'Albania il Kosovo, alcune piccole
aree del Montenegro ed una parte della Macedonia (territori
già iugoslavi).
La resistenza albanese contro l'occupazione italiana iniziò
nell'estate 1942 e si fece più violenta e organizzata nel
1943: nell'estate del 1943 le montagne interne erano difatti
sotto il controllo diretto della resistenza albanese guidata
da Enver Hoxha. Nel settembre 1943 dopo la caduta di
Mussolini, il controllo sull'Albania venne assunto dalla
Germania nazista.
[modifica] Il Dodecaneso (1912 - 1943) Per approfondire,
vedi la voce Dodecaneso italiano.
Tra l'aprile e l'agosto del 1912, durante la fase conclusiva
della guerra in Libia contro l'Impero Ottomano, l'Italia
decise di occupare dodici isole del Mar Egeo sottoposte al
dominio turco: il cosiddetto Dodecaneso. A seguito del
Trattato di Losanna, l'Italia poté mantenere l'occupazione
militare delle dodici isole fino a quando l'esercito turco
non avesse abbandonato completamente l'area libica. Questo
processo avvenne lentamente, anche perché alcuni ufficiali
ottomani decisero di collaborare con la resistenza libica,
per cui l'occupazione dell'area nel mar Egeo venne mantenuta
nei fatti fino al 21 agosto 1915, giorno in cui l'Italia,
entrata nella prima guerra mondiale assieme le forze
dell'Intesa, riprese le ostilità contro l'Impero
Ottomano.
Durante la guerra e l'occupazione italiana di Adalia l'isola
di Rodi fu sede di un'importante base navale per le forze
marine britanniche e francesi.
Dopo la vittoria nella prima guerra mondiale, il Regno
d'Italia intendeva consolidare formalmente la propria
presenza nell'area dell'Egeo e lungo le coste turche.
Tramite un accordo con il governo greco all'interno del
Trattato di Sèvres del 1919, si stabilì che Rodi
diventasse italiana anche dal punto di vista formale, mentre
le altre undici isole sarebbero passate alla Grecia, come la
totalità delle altre isole del mar Egeo. In cambio,
l'Italia avrebbe ottenuto dallo stato greco il controllo
della parte sud-ovest dell'Anatolia (Occupazione italiana di
Adalia), che si estendeva da Konya fino ad Alanya e che
comprendeva il bacino carbonifero di Adalia. La sconfitta
dei greci nella guerra contro la Repubblica di Turchia nel
1922, rese impossibile l'accordo e l'Italia mantenne
l'occupazione di fatto delle isole fino a quando, con il
Trattato di Losanna del 1923, l'amministrazione
dell'arcipelago non le fu riconosciuto
internazionalmente.
Negli anni venti e trenta l'amministrazione fascista da un
lato portò degli ammodernamenti, come la costruzione di
ospedali e acquedotti, ma si distinse anche per il tentativo
di italianizzare con diversi provvedimenti le dodici isole,
i cui abitanti erano a maggioranza di lingua greca, con la
presenza di una minoranza turca ed ebraica.
Nel settembre 1943 dopo l'Armistizio di Cassibile, i soldati
del Terzo Reich occuparono le isole. L'8 maggio del 1945 le
forze britanniche presero possesso dell'isola di Rodi e
tramutarono il Dodecaneso in un protettorato. Con il
Trattato di Parigi (1947), gli accordi fra Grecia e Italia
stabilirono il possesso formale delle isole da parte dello
stato greco, che assunse pieno controllo amministrativo
solamente nel 1948.
[modifica] L'Anatolia (1919 - 1922) Per approfondire, vedi
la voce Occupazione italiana di Adalia.
Mappa della zona di influenza italiana in Turchia
(1919-1922) a seguito del Trattato di Sèvres del 1920Per
quasi quattro anni dopo la fine della Grande Guerra,
l'Italia cercó di creare una colonia in Anatolia dove
occupò militarmente la fascia costiera tra Smirne ed
Adalia.
Infatti a partire dal 1912, dopo l'occupazione del
Dodecaneso, l'Italia fece degli studi per una penetrazione
sulla costa anatolica più prossima all'arcipelago. La
città di Adalia rappresentava il centro di tale interesse,
non escludendo anche la pianura del fiume Meandro e la
città portuale di Smirne, considerata la porta commerciale
dell'intera Turchia asiatica.
L'entrata in guerra al fianco dell'Intesa rappresentò per
il governo di Roma un'occasione propizia per imporre le sue
mire sull'Anatolia, tuttavia reciproci sospetti e
incomprensioni tra gli italiani e gli scomodi alleati
anglo-francesi portarono a un nulla di fatto, che si
aggravò nel 1919 con la conferenza di Versailles. Infatti,
conclusasi la guerra, la Grecia, che aveva gli stessi
interessi italiani sulla zona dell'Egeo, oltre a pretendere
la cessione del Dodecaneso da Roma, era favorita dalle
simpatie di Londra e Parigi per ereditare dall'Impero
ottomano tutte quelle colonie elleniche che risiedevano
sulla costa anatolica.
L'Italia, non potendo ottenere nulla in sede diplomatica,
agì di conseguenza, inviando nella primavera del 1919 una
spedizione militare di circa 12.000 uomini con base Rodi e
destinata ad occupare i principali centri e porti tra Adalia
e Smirne. Quest'ultima città tuttavia nel frattempo fu
concessa dal tavolo della pace ad Atene e quindi non fu mai
occupata dalle truppe italiane.
Il comando italiano, su indicazioni del governo, mantenne
per circa tre anni i suoi presidi, sperando che la
situazione internazionale si sbloccasse in favore di Roma,
arretrando però gradualmente le posizioni in relazione agli
sviluppi diplomatici e all'inaspettata avanzata di Mustafa
Kemal.
Le pesanti sconfitte inflitte dai kemalisti agli ellenici e
la comprensione dell'escalation di violenza e di poca
redditività politico-economica di tutta l'operazione,
portò l'Italia a decidere il completo abbandono di un
grande sogno nel Mediterraneo orientale. Nell'autunno del
1922 gli ultimi reparti lasciarono la terra ferma, per
rientrare a Rodi, concludendo qualsiasi ambizione politica e
militare sul territorio ex ottomano.[11].
[modifica] Tientsin, Cina (1901 - 1947) Per approfondire,
vedi la voce Concessione italiana di Tientsin.
Nel 1901, come a molte altre potenze straniere, fu garantito
all'Italia una concessione commerciale nell'area della
città di Tientsin (l'odierna Tianjin) in Cina. La
concessione italiana, di 46 ettari, fu una delle minori
concessioni concesse dal Celeste impero alle potenze
europee. Dopo la fine della prima guerra mondiale la
concessione austriaca nella stessa città fu inglobata in
quella italiana. I termini di tale concessione vennero
ridiscussi, e infine la stessa concessione venne di fatto
sospesa, a seguito di un accordo tra la Repubblica Sociale
Italiana e il governo filo-giapponese della Repubblica di
Nanchino (che inglobò la concessione) nel 1944. Dopo
l'armistizio dell'8 settembre 1943, la guarnigione italiana
a Tientsin combatté contro i giapponesi, ma dovette poi
arrendersi e pagare con la prigionia in Corea. La
concessione di Tientsin, così come i quartieri commerciali
italiani a Shanghai, Hankow e Pechino, furono nuovamente
concessi alla Cina con il trattato di pace del 1947.[12]
[modifica] Massima estensioneAlla vigilia della Seconda
Guerra Mondiale, nel 1939, i territori controllati
dall'Italia erano così suddivisi:
Territori Nome Area (km²) Note
1 Italia metropolitana 309.100
2 Libia italiana 1.873.800 compresa la Striscia di Aozou
3 Africa Orientale Italiana 1.749.600 comprese le Isole
Hanish
4 Albania 28.750
5 Dodecaneso italiano 2.690
6 Concessione italiana di Tientsin 0,5
Totale 3.963.940,5
La massima estensione dei territori occupati dall'Italia
avvenne all'inizio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1941,
con la breve occupazione della Somalia Britannica (137.600
km²) e di Cassala, quando si superano i 4 milioni e
centomila km² occupati.
[modifica] Progetto fascista di ampliamento dell'Impero Per
approfondire, vedi la voce Grande Italia.
Il progetto mussoliniano di un ingrandito Impero italiano -
dopo l'eventuale vittoria dell'Asse - includeva l'Egitto, il
Sudan, Gibuti ed il Kenya orientale. Questo impero
ingrandito (limiti in verde) doveva essere la continuazione
in Africa della Grande Italia (limiti in arancione)Nel corso
della seconda guerra mondiale Mussolini ed altri suoi
gerarchi progettarono un ingrandimento dell'Impero italiano,
qualora si fosse fatta una conferenza di pace dopo la
vittoria dell'Asse[13]
Questo progetto era basato nel congiungimento delle due
sezioni dell'Impero italiano nel 1939 (la Libia e l'Africa
Orientale Italiana) tramite la conquista dell'Egitto e del
Sudan[14]. Ad esso si sarebbero aggiunte la Somalia inglese
(occupata temporaneamente nell'estate del 1940), Gibuti e la
parte orientale del Kenya britannico[15]
Il progetto prevedeva una notevole colonizzazione di
Italiani (oltre un milione da trasferire principalmente in
Etiopia ed Eritrea e circa mezzo milione in Libia[16]), ed
il controllo del Canale di Suez[17]
Nel novembre 1942 fu occupata la Tunisia, che fu aggiunta
amministrativamente alla "Quarta Sponda" della Grande
Italia, fino alla sua perdita nel maggio 1943[18].
[modifica] La fine dell'ImperoTutto svanì con la sconfitta
dell'Italia nella seconda guerra mondiale, che pose fine al
sogno mussoliniano di fare dell'Italia una "potenza
mondiale"[19].
Oltre a piccole rettifiche sulla frontiera con la Francia,
il trattato di pace tra alleati e Italia determinerà la
perdita di tutte le colonie fasciste, mentre per quelle
prefasciste (senza considerare le isole dell'Egeo, cedute
alla Grecia) la decisione veniva rimessa all'ONU.[20]
[modifica] Le canzoni del colonialismo italianoLe guerre
coloniali avevano bisogno dell'appoggio della popolazione. A
tale scopo vennero lanciate diverse canzoni
propagandistiche, che quasi sempre trasformavano la guerra
di conquista in guerra di liberazione.
Tripoli bel suol d'amore su YouTube 1911, era cantata da Gea
della Garisenda
Africanella su YouTube cantata da Miscel, con presentazione
e commento radiofonico
Carovane del Tigrai su YouTube 1936, cantata da Daniele
Serra
Sul lago Tana su YouTube 1936, cantata da Daniele Serra
Ti saluto, vado in Abissinia su YouTube
Faccetta nera su YouTube 1935, la versione di Carlo Buti
Adua su YouTube
Canzone d'Africa su YouTube
Ritorna il legionario su YouTube 1936, cantata da Daniele
Serra
In Africa si va su YouTube cantata da Renzo Mori
L’Abissino vincerai (Stornelli neri) su YouTube cantata da
Renzo Mori
C'era una volta il Negus su YouTube
Povero Selassiè su YouTube
Altre, che non hanno video proponibili:
Africanina
Africa nostra
Amba Alagi
Avanti Italia
Cantate dei legionari
Canto dei volontari
Etiopia
Marcia delle Legioni
O morettina
[modifica] Note1.? Riferimento al tentativo di creare
colonie penali italiane nel Borneo
2.? Ambizioni italiane sull' Angola (p.10-11)
3.? Nicola D'Aroma. Vite parallele: Churchill e Mussolini.
Roma, 1962 p.47
4.? Antonicelli, Franco. Trent'anni di storia italiana 1915
- 1945 p. 67
5.? Angelo Del Boca. Italiani, brava gente?, Editore Neri
Pozza, 2005.
6.? Angelo Del Boca. A un passo dalla forca. Atrocità e
infamie dell'occupazione italiana della Libia nelle memorie
del patriota Mohamed Fekini, Baldini Castoldi Dalai, 2007
7.? Chapin Metz, Hellen. Libya: A Country Study. Washington:
GPO for the Library of Congress, 1987
8.? Emigrazione italiana nelle colonie africane
9.? Davide Rodogno. Fascism's European Empire. Cambridge
University Press, 2006. ISBN 0-521-84515-7
10.? [fonte televisione della Svizzera italiana]
11.? Giovanni Cecini, Il Corpo di Spedizione italiano in
Anatolia (1919-1922), Ufficio Storico Stato Maggiore
dell’Esercito, Roma 2010.
12.? Mappa
13.? Maravigna, General Pietro. Come abbiamo perduto la
guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il
conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in
Libia. Testimonianze e ricordi. p. 127
14.? Rovighi, Alberto. Le Operazioni in Africa Orientale
pag. 83
15.? Antonicelli, Franco (1961). Trent'anni di storia
italiana 1915 - 1945 pag. 107
16.? 'Systematic "demographic colonization" was encouraged
by Mussolini's government. A project initiated by Libya's
governor, Italo Balbo, brought the first 20,000
settlers--the ventimilli--to Libya in a single convoy in
October 1938....Plans envisioned an Italian colony of
500,000 settlers by the 1960s' (Una sistematica
"colonizzazione demografica" fu incoraggiata dal governo di
Mussolini. Un progetto iniziato dal governatore della Libia,
Italo Balbo, portò i primi 20.000 coloni, detti Ventimilli,
in Libia nell'ottobre 1938.....Progetti visionavano una
colonia italiana di 500.000 coloni negli anni sessanta) da
Chapin Metz, Hellen. Libya: A Country Study. Washington: GPO
for the Library of Congress, 1987
17.? Maravigna, General Pietro. Come abbiamo perduto la
guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il
conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in
Libia. Testimonianze e ricordi.pag. 183
18.? Maravigna, General Pietro (1949). Come abbiamo perduto
la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il
conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in
Libia. Testimonianze e ricordi. pag. 214
19.? Ion Smeaton Munro, Trough Fascism to World Power: A
History of the Revolution in Italy (1971), pag. 96.
20.? Giuseppe Mammarella, Storia d'Europa dal 1945 a oggi,
ed. Laterza, Roma-Bari, 2006, pag. 8.
[modifica] Bibliografia
Mappa francese dell'Africa circa del 1911Franco Antonicelli,
Trent'anni di storia italiana 1915 - 1945, Torino,
Mondadori, 1961.
(EN) Hellen Chapin Metz, Libya: A Country Study, Washington,
GPO for the Library of Congress, 1987.
Angelo Del Boca, Italiani in Africa Orientale: Dall'Unità
alla Marcia su Roma, Bari, Laterza, 1985. ISBN
88-420-2638-7
Angelo Del Boca, Italiani in Africa Orientale: La conquista
dell'Impero, Bari, Laterza, 1985. ISBN 88-420-2715-4
Angelo Del Boca, Italiani in Africa Orientale: La caduta
dell'Impero, Laterza, Bari, 1986. ISBN 88-420-2810-X
Pietro Maravigna, Come abbiamo perduto la guerra in Africa.
Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e
le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Testimonianze
e ricordi, Roma, Tipografia L'Airone, 1949.
(EN) Anthony Mockler, Haile Selassie's War: The
Italian-Ethiopian Campaign, 1935-1941, New York, Random
House, 1984. ISBN 0-394-54222-3
(EN) Davide Rodogno, Fascism's European Empire, Cambridge,
Cambridge University Press, 2006. ISBN 0-521-84515-7
Alberto Rovighi, Le Operazioni in Africa Orientale, Roma,
Stato Maggiore Esercito - Ufficio Storico, 1952.
(EN) Ion Smeaton Munro, Trough Fascism to World Power: A
History of the Revolution in Italy, Manchester, Ayer
Publishing, 1971. ISBN 0-8369-5912-4
Angelo Del Boca. L'Africa nella coscienza degli italiani.
Miti, memorie, errori e sconfitte. Milano, Mondadori,
1992.
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Somalia. Bari, Laterza, 1993.
Angelo Del Boca. Il negus. Vita e morte dell'ultimo re dei
re. Bari, Laterza, 1995.
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d'Etiopia. Roma, Editori Riuniti, 1996.
Angelo Del Boca. Gli italiani in Libia. Vol. 1: Tripoli bel
suol d'Amore. Milano, Mondadori, 1997.
Angelo Del Boca. Gli italiani in Libia. Vol. 2. Milano,
Mondadori, 1997.
D'Aroma, Nicola. Vite parallele: Churchill e Mussolini Roma,
1962
Nicola Labanca. In marcia verso Adua. Torino, Einaudi, 1993.
ISBN 88-06-12912-0
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italiana. Bologna, Il Mulino, 2007. ISBN 88-15-12038-6
Nicola Labanca (ed.), Simone Bernini, Annalisa Pasero e
Antonietta Trataglia. Un nodo. Immagini e documenti sulla
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Nicoletta Poidimani,"Difendere la “razza”. Identità
razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di
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colonialismo fascista nel Corno d'Africa", in "Crimini di
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ribellismo e guerra ai civili nei territori occupati" a cura
di Luigi Borgomaneri, Guerini e associati, 2006, ISBN
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Vincenza Perilli, Miti e smemoratezze del passato coloniale
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Gabriele Zaffiri. L'Impero che Mussolini sognava per
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Antonio Schiavulli (a cura di), La guerra lirica. Il
dibattito dei letterati italiani sull'impresa di Libia
(1911-1912), Ravenna, Giorgio Pozzi Editore, 2009.
Arnaldo Mauri, Il mercato del credito in Etiopia, Giuffrè,
Milano 1967.
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d'Erythrée, 1882-1935, "Revue Internationale d'Histoire de
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Marco Iacona, La politica coloniale del Regno d'Italia (1882
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Luigi Vittorio Bertarelli, Guida d'Italia : Possedimenti e
colonie, Touring Club Italiano, Milano, 1929
Guida dell'Africa Orientale Italiana, Consociazione
Turistica Italiana, Milano 1938
[modifica] Voci correlateArmoriale delle colonie italiane
Territori coloniali provvisori d'Italia
Áscari
Cronologia del colonialismo italiano
Divisione amministrativa delle colonie
Governatori delle colonie italiane
Colonizzazione italiana delle Americhe
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Colonie Italiane
[modifica] Collegamenti esterniVideo sulla guerra di Libia
tratto da "La storia siamo noi"
Video Gli italiani in Libia 1911-1931 - Parte prima, tratto
da "La storia siamo noi" con intervista iniziale a
Gheddafi
Video sulla guerra d'Etiopia tratto da "La storia siamo
noi"
Libro (google-book) in inglese intitolato "Fascism's
European Empire" (l'impero europeo del fascismo)
Ascari: I Leoni di Eritrea Eritrea coloniale. Storia,
immagini, filmati, cartografia. Guerra di Libia, Guerra
d'Etiopia.
Ascari d'Eritrea Circa 200 immagini suddivise per categorie.
Cartoline, foto, medaglie, stampe.
Nicoletta Poidimani, “Faccetta nera”: i crimini sessuali
del colonialismo fascista nel Corno d’Africa (pdf)
[espandi]v · d · mColonialismo italiano
Territori Albania • Dodecaneso • Eritrea • Etiopia •
Libia • Saseno • Somalia • Tientsin • Territori
occupati provvisoriamente
Africa Orientale Italiana Africa Orientale Italiana •
Campagna dell'Africa Orientale Italiana • Divisione
amministrativa dell'Africa Orientale Italiana • Viceré
d'Etiopia
Amministrazione Ministero delle Colonie • Divisione
amministrativa delle colonie italiane • Governatori delle
colonie italiane • Amministrazione fiduciaria italiana
della Somalia
Guerre e battaglie coloniali Guerra di Abissinia • Guerra
d'Eritrea • Guerra d'Etiopia • Guerra italo-turca •
Battaglia dell'Amba Alagi • Battaglia di Adua
Canzoni Adua • Avanti Italia • Faccetta nera • Ti
saluto, vado in Abissinia
Forze armate Àscari • Ascari del Cielo • Carabinieri in
Etiopia • Polizia dell'Africa Italiana • Regio Corpo
Truppe Coloniali
Infrastrutture Storia delle ferrovie coloniali italiane •
Strade statali dell'Africa Orientale Italiana • Via Balbia
Monete Tallero d'Eritrea • Tallero d'Italia • Lira
dell'Africa Orientale Italiana • Lira somala • Rupia
somala • Somalo • Tallero di Maria Teresa
Trattati Trattato italo-etiope del 1928 • Trattato di
Losanna (1912) • Trattato di Losanna (1923) • Trattato
Mussolini-Laval • Patto Hoare-Laval • Trattato di
Uccialli
Altro Campi di lavoro e di internamento nelle colonie
italiane • Crimini di guerra italiani • Cronologia del
colonialismo italiano • Grande Italia • Colonizzazione
italiana delle Americhe • Schiaffo di Tunisi
Personalità Umberto I d'Italia • Agostino Depretis •
Francesco Crispi • Vittorio Emanuele III d'Italia •
Benito Mussolini • Pietro Badoglio • Cesare Maria De
Vecchi • Italo Balbo • Rodolfo Graziani • Amedeo di
Savoia-Aosta
Leggi tutte le voci riguardanti il colonialismo italiano
Colonialismo e Imperi coloniali
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7 maggio 2011 15:53 - mario2010
CAPITALISTI PORCI CON LA VOSTRA POLITICA SCELLERATA DI
ACQUISIZIONI DI CALLCENTER NON C'E' CALLCENTER IN CUI NON SI
LAVORINO LE VOSTRE CAMPAGNE! VI SIETE COMPRATI TUTTI I
PICCOLI CALLCENTER DEL SUD. AVETE FATTO UN MONOPOLIO.
IO LOTTERO' PER FAR SOPRAVVIVERE IL MIO CALLCENTER CONTRO DI
VOI! SIETE DEI PORCI COLONIALISTI.
Colonialismo italianoDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.Vai
a: navigazione, cerca
Colonie italiane nel 1914.
L'Impero italiano nel 1939.
Mappa anacronistica che mostra tutti i territori occupati
dal Regio Esercito italiano in Europa e in Africa nel corso
della seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1942.Il
colonialismo italiano fu un fenomeno storico che comportò
l'espansione della sovranità del Regno d'Italia su
territori ad essa non contigui dell'Africa e dell'Europa.
Finanche in Cina vi fu una piccola colonia a Tientsin. Con
la seconda guerra mondiale tutte le colonie furono perse;
solamente la Somalia italiana rimase sotto amministrazione
fiduciaria italiana fino al 1960.
Indice [nascondi]
1 Storia
1.1 Mire in Asia e Concessione a Sabah (Borneo)
1.2 Il primo tentativo nel Corno d'Africa
1.2.1 Eritrea e Somalia
1.2.2 Sudan
1.3 La Cina e la Concessione di Tientsin
1.4 La conquista della Libia
1.5 Gli Anni Venti (Anatolia) e Trenta (Abissinia)
1.5.1 Altre mire del governo italiano: dalla Sirte al Ciad,
l'Angola e lo Yemen
1.6 La conquista dell'Etiopia e la nascita dell'Impero
1.7 Ambizioni del regime fascista
1.8 Fine dell'Impero
2 Colonie italiane
2.1 Eritrea (1882 - 1941)
2.2 Somalia italiana (1890 - 1941)
2.3 Abissinia (1936 - 1941)
2.4 Libia (1911 - 1943)
2.5 Albania (1939 - 1943)
2.6 Il Dodecaneso (1912 - 1943)
2.7 L'Anatolia (1919 - 1922)
2.8 Tientsin, Cina (1901 - 1947)
2.9 Massima estensione
3 Progetto fascista di ampliamento dell'Impero
4 La fine dell'Impero
5 Le canzoni del colonialismo italiano
6 Note
7 Bibliografia
8 Voci correlate
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
[modifica] StoriaSubito dopo l'Unità il Regno d'Italia
iniziò ad ambire possedimenti coloniali.
Il colonialismo italiano ebbe inizio con la presa di
possesso dei porti di Assab e Massaua sulla costa africana
del mar Rosso negli ultimi decenni del XIX secolo ed ebbe
termine con la sconfitta dell'Asse nella seconda guerra
mondiale che comportò la perdita di tutte le colonie
italiane (eccetto la Somalia Italiana che rimase in
Amministrazione fiduciaria ONU: tuttavia, rimanendo la
Somalia de facto protettorato italiano fino al 1960, alcuni
prendono tale data come termine del colonialismo
italiano).
Le colonie italiane furono in Africa l'Eritrea, la Somalia
Italiana, la Libia (strappata all'Impero ottomano nel 1912)
e l'Etiopia italiana (conquistata ed annessa nel 1936) ed in
Europa il Dodecaneso e l'Albania (occupata dalle truppe
italiane nel 1939).
I territori sotto il comando degli italiani nel continente
africano raggiunsero la massima estensione nell'estate del
1940, quando fu occupata anche la Somalia Britannica (3-19
agosto), aree intorno a cittadine sudanesi (come Kassala) e
keniane (Moyale), ed alcune località egiziane vicino al
confine con la Libia (settembre): l'impero all'inizio del
1941 raggiungeva quasi i 4 milioni di km².
A differenza delle altre potenze europee, l'Italia non
stabilì mai nessun possedimento coloniale negli altri
continenti oltre l'Africa e l'Europa, se si esclude la
piccola concessione italiana di Tientsin in Cina (e
l'occupazione dell'Anatolia sudoccidentale).
[modifica] Mire in Asia e Concessione a Sabah (Borneo)Nei
due decenni dopo l'Unità, l'Italia guardava con un certo
appetito ai pochi territori asiatici ancora liberi da altre
potenze coloniali, in particolare la Thailandia, l'Alta
Birmania, il sultanato di Aceh, le isole Andamane e
Nicobare. Nel 1880 il Barone Von Overbeck, console
dell'Impero Austro-Ungarico ad Hong Kong, visto il rifiuto
del proprio governo di Vienna di un aiuto nella sua
concessione del Borneo settentrionale, l'attuale stato di
Sabah della Malaysia, chiese al governo Italiano se fosse
interessato ad acquisire la concessione e creare la prima
colonia italiana nell'Asia insulare (Borneo), ma il progetto
naufragò per il rifiuto di Roma di intervenire, lasciando
così mano libera alla Gran Bretagna, che occupò
successivamente la concessione, inglobandola nella Malesia
Britannica. La motivazione iniziale di Von Oberbeck
riguardava la possibilità di creare una colonia penale del
governo italiano nell'area di Sabah:
« ...analoghi passi e proprio in quei mari (della Malesia)
-oltre che in Argentina- avrebbe fatto, pochi anni dopo, il
governo italiano, desideroso di confinare lontano dalla
madrepatria i detenuti più pericolosi, specialmente dopo la
repressione del Brigantaggio meridionale (1860-64);
tentativi che, peraltro, non ebbero esito positivo.[1] »
[modifica] Il primo tentativo nel Corno d'Africa Per
approfondire, vedi la voce Guerra d'Eritrea.
I primi tentativi di acquisire veri e propri possedimenti
coloniali, risalgono ai tempi della Sinistra di Agostino
Depretis e di Francesco Crispi, anche se alcuni governi
precedenti avevano appoggiato, sebbene non in maniera
esplicita, alcune iniziative private, come l'acquisizione
della baia di Assab da parte della Compagnia di Navigazione
Rubattino. Nel corso degli anni ottanta del secolo XIX vi
furono almeno tre tentativi ufficiali del governo italiano
per l'acquisizione di un porto nel Mar Rosso il quale
potesse fungere da base verso un futuro impero coloniale in
Asia o in Africa.
[modifica] Eritrea e Somalia Per approfondire, vedi le voci
Somalia Italiana e Africa Orientale Italiana.
Oltre all'acquisto di Assab dalle mani della compagnia
Rubattino (nel 1882), lo Stato italiano cercò di acquistare
od occupare il porto di Zeila, a quel tempo controllato
dagli egiziani, ma senza esito. Quando gli egiziani
dovettero ritirarsi dal Corno d'Africa nel corso del 1884, i
diplomatici italiani fecero un accordo con la Gran Bretagna
per l'occupazione del porto di Massaua che assieme ad Assab
formò i cosiddetti possedimenti italiani nel Mar Rosso (dal
1890 denominati Colonia eritrea).
Possedimenti italiani nel 1896 nel Corno d'Africa,
includendo il rigettato "Protettorato" abissino e l'area
sudanese di CassalaPer i governi crispini, la città di
Massaua diventò il punto di partenza per un progetto che
doveva sfociare nel controllo dell'intero Corno d'Africa.
Agli inizi degli anni ottanta questa zona era abitata da
popolazioni etiopiche, dancale, somale e oromo autonome o
sottoposte formalmente a diversi dominatori: gli egiziani
(lungo le coste del Mar Rosso), sultani (Harar, Obbia,
Zanzibar i più importanti), emiri o capi tribali. Diverso
il caso dell'Etiopia, allora retta dal Negus Neghesti (Re
dei Re) Giovanni IV, ma con la presenza di un secondo Negus
(Re) nei territori del sud: Menelik.
Attraverso gli studiosi e i commercianti italiani che
frequentavano la zona già dagli anni sessanta, l'Italia
cercò di dividere i due Negus al fine di penetrare,
dapprima politicamente e in seguito militarmente,
all'interno dell'altopiano etiopico. Tra i progetti vi
furono l'occupazione della città santa di Harar, l'acquisto
di Zeila dai britannici e l'affitto del porto di Chisimaio
posto alla foce del Giuba in Somalia. Tutti e tre i progetti
non si conclusero positivamente, in particolare la presa
della città di Harar da parte delle forze etiopiche di
Menelik impedì l'esecuzione di un'operazione simile da
parte delle forze italiane.
Nel 1889 l'Italia ottenne, tramite un accordo da parte del
Console italiano di Aden con i rispettivi Sultani, i
protettorati sul sultanato di Obbia e su quello della
Migiurtinia. Nel 1892 il Sultano di Zanzibar concesse in
affitto i porti del Benadir (fra cui Mogadiscio e Brava)
alla società commerciale "Filonardi". Il Benadir, sebbene
gestito da una società privata, fu sfruttato dal Regno
d'Italia come base di partenza per delle spedizioni
esplorative verso le foci del Giuba e dell'Omo e per
l'assunzione di un protettorato sulla città di Lugh.
A seguito della sconfitta e della morte dell'Imperatore
Giovanni in una guerra contro i dervisci sudanesi,
l'esercito italiano in stanza a Massaua occupò una parte
dell'altopiano etiopico, compresa la città di Asmara, sulla
base di precedenti ambigui accordi fatti con Menelik il
quale, con la morte del rivale, era riuscito a farsi
riconoscere Negus Neghesti. Con il trattato che seguì,
Menelik accettò la presenza degli italiani sull'altopiano e
riconobbe di utilizzare l'Italia come canale di
comunicazione di preferenza con i paesi europei.
Quest'ultimo riconoscimento venne interpretato dagli
italiani (e tradotto dalla lingua amarica di conseguenza)
come l'accettazione di un Protettorato e per cinque anni
sarà fonte di discordie fra i due paesi.
Queste differenti interpretazioni del trattato posero le
basi per lo scoppio di un conflitto e la successiva avanzata
italiana in Abissinia (ora Etiopia); ma la pronta reazione
delle truppe abissine costrinse inizialmente alla resa. Dopo
questa prima sconfitta l'Italia subì, il 1 marzo 1896, la
definitiva e pesante disfatta di Adua, nella quale caddero
sul campo circa 7.000 uomini. Il 26 ottobre 1896 fu conclusa
la pace di Addis Abeba, con la quale l'Italia rinunciava
alle sue mire espansionistiche in Abissinia. La disfatta
provocò forti reazioni in tutta Italia, dove vi fu chi
propose un immediato rilancio del progetto coloniale e chi,
come una parte del partito socialista, propose di
abbandonare immediatamente queste imprese.
Per approfondire, vedi la voce Guerra d'Abissinia.
[modifica] SudanLa sconfitta dei mahdisti ad Agordat
(Eritrea), da parte delle truppe italiane ed ascare, spinse
il generale Oreste Baratieri ad ordinare un'incursione oltre
il confine con il Sudan. Il 16 luglio 1894, Baratieri
condusse personalmente una colonna di 2.600 tra ascari ed
italiani verso la città sudanese di Cassala, conquistandola
dopo un breve combattimento; a Cassala venne lasciato un
presidio al comando del maggiore Domenico Turitto, mentre
Baratieri con il grosso delle truppe rientrò in Eritrea.
Nelle intenzioni degli italiani, Cassala doveva fare da
trampolino di lancio per una campagna contro lo stato
mahdista da tenersi in collaborazione con i britannici, ma
questi ultimi rifiutarono l'aiuto italiano, temendo che esso
celasse mire espansionistiche in Sudan.
La guarnigione italiana di Cassala venne ritirata nel
dicembre del 1897, quando la città venne restituita agli
anglo-egiziani; la rivolta madhista sarà infine schiacciata
dagli anglo-egiziani con la vittoria nella battaglia di
Omdurman il 2 settembre 1898.
[modifica] La Cina e la Concessione di TientsinDurante la
Rivolta dei Boxer in Cina (1899-1901), l'Italia intervenne
nel paese asiatico con un corpo di spedizione, al fianco
delle altre Grandi Potenze; alla fine del conflitto, il
governo cinese concesse all'Italia una piccola zona nella
città di Tientsin, il porto di Pechino.
[modifica] La conquista della Libia
Giovanni Battista Ameglio, governatore della Cirenaica dal
1913 al 1918Nel 1911-12 il Governo Giolitti, dopo una serie
di accordi con la Gran Bretagna e la Francia, che ribadivano
le rispettive sfere d'influenza nell'Africa settentrionale,
dichiarò guerra all'Impero ottomano (Guerra italo-turca) ed
occupò la Tripolitania e la Cirenaica, dando vita alla
formazione della colonia della Libia italiana, il cui
possesso venne consolidato nel corso degli Anni Venti e
Trenta.
Successivamente un trattato del 1935 tra l'Italia e la
Francia, rispettivamente potenze coloniali in Libia e in
Ciad, assegnò la Striscia di Aozou alla Libia italiana: si
trattava del cosiddetto Trattato Mussolini-Laval (mai
peraltro ratificato ufficialmente[senza fonte]).
[modifica] Gli Anni Venti (Anatolia) e Trenta (Abissinia)Una
delle richieste italiane durante la stesura del Trattato di
Versailles del 1919, dopo la fine della prima guerra
mondiale, fu quella di ricevere la Somalia Francese e il
Somaliland Britannico in cambio della rinuncia alla
ripartizione delle ex colonie tedesche tra le forze
dell'Intesa. Fu l'ultimo tentativo dello stato liberale di
perseguire la politica di penetrazione nel Corno d'Africa.
Dopo il Trattato l'Italia ottenne però solo l'Oltregiuba
dalla Gran Bretagna, da annettere alla Somalia Italiana ed
una ridefinizione dei confini della Libia, che venne così
ampliata.
Nel 1919 e nei primi anni venti si ebbe l'Occupazione
italiana di Adalia in Anatolia, che finì dopo soli tre anni
con un nulla di fatto una volta che Kemal Ataturk riconobbe
la sovranità italiana nel Dodecaneso. Infatti il 9 marzo
1919, il governo italiano fece sbarcare truppe italiane ad
Adalia e successivamente furono occupate anche le località
vicine: Makri Budrun, Kuch-Adassi, Alanya, Konya, Ismidt e
Eskisehir. Nell' autunno 1922 le truppe italiane lasciarono
l'Anatolia.
Il colonialismo italiano venne rilanciato quindi dal regime
fascista soprattutto durante gli anni '30 e portò alla
conquista dell'Etiopia nel 1935/36.
[modifica] Altre mire del governo italiano: dalla Sirte al
Ciad, l'Angola e lo YemenIl secondo tentativo di creare un
vasto impero coloniale si poneva come obiettivo il controllo
di una zona di territorio che andasse dal mar Mediterraneo
al Golfo di Guinea. Allo stesso tempo si considerò la
possibilità di ottenere l'Angola dal Portogallo.
Ciad
Il progetto non venne mai esplicitato pubblicamente, ma fu
strategicamente chiaro durante le trattative per il Trattato
di Versailles (1919) e causò frizioni diplomatiche con la
Francia. Per realizzare questo progetto, avendo già formale
possesso della Libia, il corpo diplomatico italiano chiese
di avere la colonia tedesca del Camerun e cercò di
ottenere, come compenso per la partecipazione alla guerra
mondiale, il passaggio del Ciad dalla Francia all'Italia.
Il progetto fallì quando il Camerun venne assegnato alla
Francia e l'Italia ottenne solamente l'Oltregiuba dal Regno
Unito. Per compensare la perdita britannica dell'Oltregiuba
fu concesso 1/5 del Camerun ex tedesco che sarebbe poi stato
unito alla Nigeria britannica, l'Italia ottenne inoltre una
ridefinizione dei confini tra Libia e Ciad.
Angola
Anche l'Angola portoghese fu ambita nelle trattative per il
Trattato di Versailles.[2]
Una richiesta alternativa del programma delle rivendicazioni
coloniali italiane riguardava la colonia portoghese
dell'Angola. Infatti il governo italiano a Parigi dichiarava
che il Portogallo aveva un impero sproporzionato rispetto
alle sue piccole dimensioni, al contrario dell'Italia che si
trovava in una situazione opposta. Furono avanzate due
proposte:
il riconoscimento all'Italia da parte del Portogallo di
concessioni agricole in Angola per emigranti italiani.
nel caso che il Portogallo venisse privato di alcune sue
colonie, la Gran Bretagna e la Francia avrebbero
riconosciuto all'Italia il diritto sull'Angola.
Contemporaneamente il governo italiano promosse la
costituzione da parte delle 11 banche italiane più
importanti di una "Società Coloniale per l'Africa
Occidentale" per la gestione delle concessioni agricole in
Angola. Comunque questo progetto trovò una ferma
opposizione da parte delle autorità portoghesi.
Alla proposta italiana poi definita "assurda" risposero con
fermezza Regno Unito e Francia in difesa portoghese
ribadendo che le colonie portoghesi erano frutto di una
conquista coloniale secolare da parte dei lusitani e che non
c'era alcuna ragione concreta a che il Portogallo che pure
aveva (molto limitatamente) partecipato alla I guerra
mondiale cedesse la colonia all'Italia. L'Italia a giudizio
franco-britannico aveva ottenuto già abbastanza con la
conquista del Trentino Alto Adige e dell'Istria nonché le
rettifiche territoriali sempre a vantaggio italiani
nell'Oltregiuba
Yemen
In questa fase la colonia eritrea, sotto l'amministrazione
del Governatore Jacopo Gasparini cercò di ottenere nel 1926
un protettorato sullo Yemen e creare una base per un impero
coloniale sulla penisola araba. Ma Mussolini non volle
inimicarsi la Gran Bretagna e fermò il progetto. Infatti
tergiversò e si lasciò sfuggire il possibile controllo di
un'interessante area petrolifera. Del resto in quegli anni
Mussolini era in continuo contatto epistolare con Winston
Churchill (allora suo amico), che lo convinse a non
appoggiare il governatore Gasparini.[3]
[modifica] La conquista dell'Etiopia e la nascita
dell'Impero
L'impero coloniale italiano dal 1936 al 1941Il fascismo
cercò inizialmente di presentarsi in maniera propositiva
nei confronti dell'Etiopia cercando di attuare un trattato
di amicizia con l'amministrazione del reggente Haile
Selassie. Tale accordo si concretizzò nel 1928.
Insegna del viceré dell'Africa Orientale Italiana.
Insegna dei Governatori di Colonia.A seguito della completa
conquista della Libia, avvenuta alla fine degli anni venti,
Mussolini manifestò l'intenzione di dare un Impero
all'Italia e l'unico territorio rimasto libero da ingerenze
straniere era l'Abissinia, nonostante fosse membro della
Società delle Nazioni. Il progetto d'invasione iniziò
all'indomani della conclusione degli accordi sul trattato di
amicizia e si concluse con l'ingresso dell'esercito italiano
ad Addis Abeba il 5 maggio 1936. Quattro giorni dopo venne
proclamata la nascita dell'Impero italiano e l'incoronazione
di Vittorio Emanuele III come Imperatore d'Etiopia (con il
titolo di Qesar, anziché quello di "Negus Neghesti").
A seguito dell'uccisione di civili e militari italiani in
Libia ed Etiopia negli anni venti e trenta [4], durante il
dominio coloniale italiano in Africa furono usate armi
vietate, quali gas asfissianti e iprite [5][6]. La
successiva pacificazione attuata dal Fascismo nelle colonie
africane, talora brutale, fu totale in Libia, Eritrea e
Somalia (mentre in Abissinia, dopo meno di cinque anni, nel
1940 oltre il 75% del territorio era completamente
controllato dagli Italiani) e risultò in un notevole
sviluppo economico dell'area[7], accompagnato da una
consistente emigrazione di coloni italiani[8].
Con la conquista di gran parte dell'Etiopia si procedette ad
una ristrutturazione delle colonie del Corno d'Africa.
Somalia, Eritrea ed Abissinia vennero riunite nel vicereame
dell'Africa Orientale Italiana (AOI). Il progetto coloniale
terminò con l'occupazione britannica dei territori soggetti
al dominio italiano nel 1941.
[modifica] Ambizioni del regime fascista
Mappa della Grande Italia : i territori in rosso mostrano le
aree dell'Europa e del Nord Africa che dovevano essere
incluse nel progetto del 1940. In giallo le aree occupate
dagli italiani nel novembre 1942 e quelle che dovevano
essere annesse nell'Impero italiano.Nel settembre 1923 il
neo-primo ministro Mussolini fece occupare per circa un mese
l'isola di Corfu, con mire annessionistiche (Crisi di
Corfù). Nel corso della Seconda guerra mondiale, Corfù fu
rioccupata dall'Esercito Italiano nell'aprile 1941. Tale
occupazione durò fino al settembre 1943: durante questo
periodo, sempre insieme alle Isole Ionie, venne amministrata
come entità separata rispetto alla Grecia con l'intento di
prepararne l'annessione al Regno d'Italia.
Mussolini richiese anche, come risarcimento del suo
intervento nella guerra civile spagnola, l'isola di Minorca
nelle Baleari allo scopo di farvi una base aero-navale
italiana, ma la ferrea opposizione di Francisco Franco
annullò ogni pretesa italiana.
Dopo l'occupazione, tra il 1940 e il 1941, di alcune zone
della Dalmazia, del Montenegro, dell'Albania, del Kosovo e
della Somaliland inglese, da parte delle truppe italiane,
l'obiettivo di Mussolini fu quello di estendere la presenza
italiana anche a Malta, Tunisia, Somalia francese e
Corsica.
Dopo la caduta della Francia, l'illusione di una vittoria
sulla Gran Bretagna spinse Mussolini e il Ministro degli
Esteri Ciano ad iniziare una serie di colloqui con gli
ambiti civili di Algeria, Egitto e Sudan. I colloqui vennero
ben presto ostacolati dall'alleato tedesco e terminarono con
la controffensiva britannica in Cirenaica.
Ai primi di novembre 1942, l'Italia raggiunse il suo massimo
dominio nel Mediterraneo, quando truppe italiane occuparono
la Corsica, il Nizzardo e la Savoia mentre si svolgeva la
Seconda battaglia di El Alamein[9]
Sul finire del 1941 Italia e Germania intavolarono una
trattativa per occupare militarmente e politicamente la
Svizzera, progetto poi mai andato in opera.
Prevedeva la spartizione in 2 parti: alla Germania la parte
settentrionale di lingua tedesca e francese, all'Italia il
Canton Ticino, il Vallese e i Grigioni oltre a Ginevra
aggregata alla Savoia italiana.[10]
[modifica] Fine dell'ImperoL'Impero italiano tramontò
definitivamente nel corso del 1943, dopo l'espulsione del
regio esercito ad opera delle forze britanniche e del
Commonwealth, prima dall'Africa orientale (Campagna Alleata
in Africa Orientale), nel novembre del 1941, e
successivamente dal Nord Africa (Campagna del Nord Africa),
nella primavera del 1943.
Le truppe italiane in Albania, nel Dodecaneso e nella altre
isole greche, non senza episodi cruenti come la Strage di
Cefalonia, vennero ritirate a partire dal settembre 1943
dopo la caduta di Mussolini e la successiva resa
dell'Italia.
Formalmente l'Italia venne privata di tutti i propri
possedimenti coloniali con il trattato di Parigi del 1947.
Nel 1950 le Nazioni Unite riconobbero all'Italia
l'amministrazione fiduciaria della Somalia Italiana fino al
1960.
[modifica] Colonie italiane
L'Impero Italiano nel 1939, dopo la conquista
dell'Albania.[modifica] Eritrea (1882 - 1941) Per
approfondire, vedi le voci Colonia Eritrea e Eritrea
(governo).
L'area del Mar Rosso fu una delle zone che suscitò il
maggior interesse dei governi della Sinistra italiana.
Primo nucleo della futura colonia Eritrea fu l'area
commerciale stabilita dalla società Rubattino nel 1869
presso la baia di Assab. Abbandonata per una decina d'anni,
fu poi acquistata dallo stato italiano nel 1882, venendo a
costituire il più antico fra i possedimenti coloniali
italiani in Africa e nel resto del mondo. Nel 1885 anche il
porto di Massaua cadde sotto il dominio italiano.
Con il Trattato di Uccialli i possedimenti italiani vennero
estesi nell'entroterra fino alle sponde del fiume Mareb. Di
conseguenza il 1º gennaio 1890 fu istituzionalizzato il
possesso di quei territori con la creazione di una colonia
retta da un governatore (il primo ad occupare tale carica fu
il generale Baldassarre Orero), e avente capoluogo la città
di Asmara (climaticamente più confortevole per gli italiani
rispetto a Massaua).
La massima espansione dei suoi confini fu raggiunta agli
inizi del 1896, quando il Governatore della colonia, Oreste
Baratieri dovette tramutare in realtà il progetto di
occupazione dell'entroterra etiopico. Nel 1894 aveva fatto
occupare la città sudanese di Cassala, allora possedimento
derviscio, mentre nel 1895 durante la campagna d'Africa
Orientale, occupò ampie zone del Tigray, comprendenti la
città di Axum. A seguito della sconfitta nella battaglia di
Adua, i confini della colonia ritornarono ad essere quelli
stabiliti dal Trattato e tali rimasero fino alla Guerra
d'Etiopia.
Primo governatore non militare fu Ferdinando Martini a quel
tempo convinto sostenitore della necessità per lo stato
italiano di possedere colonie. A costui toccò il compito di
ristabilire contatti pacifici con l'Etiopia, di migliorare i
rapporti fra italiani e popolazioni indigene e di creare un
corpo di funzionari che portasse avanti l'amministrazione
della colonia. Fu grazie alla sua politica che la colonia
ebbe degli Ordinamenti Organici e dei codici coloniali.
Durante il fascismo, la colonia fu oggetto di un ambizioso
progetto di modernizzazione, voluto dal Governatore Jacopo
Gasparini, che cercò di tramutarla in un importante centro
per la commercializzazione dei prodotti e materie prime.
Asmara, la capitale dell'Eritrea italiana popolata nel 1939
da 53.000 Italo-eritrei su un totale di 98.000 abitanti, fu
luogo di un notevole sviluppo urbanistico/architettonico.
La colonia Eritrea venne inglobata nell'Africa Orientale
Italiana nel 1936, diventando uno dei sei governi in cui era
diviso il vicereame , i confini della colonia vennero
riportati a quelli del 1895 con l'annessione del territorio
del Tigray .
Nella primavera del 1941 la colonia venne occupata, insieme
al resto dell'Africa Orientale Italiana, dalle truppe
britanniche.
[modifica] Somalia italiana (1890 - 1941) Per approfondire,
vedi la voce Somalia Italiana.
La prima colonia italiana fu stabilita nel sud della Somalia
tra il 1889 e il 1890, inizialmente come protettorato. Nel
giugno 1925 la sfera di influenza italiana venne estesa fino
ai territori dell'Oltregiuba e le Isole Giuba, fino ad
allora parte del Kenya inglese e cedute come ricompensa per
l'entrata in guerra a fianco degli Alleati durante la prima
guerra mondiale.
Negli anni venti e trenta si ebbe l'insediamento di numerosi
coloni italiani a Mogadiscio e nelle aree agricole come
Villabruzzi, con notevole sviluppo della colonia.
Dopo l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale (10
giugno 1940), nell'agosto 1940 le truppe italiane occuparono
la Somalia britannica (Somaliland), che fu
amministrativamente incorporata nella Somalia italiana[senza
fonte]. Nei primi mesi del 1941 le truppe inglesi occuparono
tutta la Somalia italiana e riconquistarono anche il
Somaliland.
Dopo l'invasione da parte delle truppe alleate nella seconda
guerra mondiale la Somalia Italiana fu consegnata all'Italia
in amministrazione fiduciaria decennale nel 1950.
[modifica] Abissinia (1936 - 1941) Per approfondire, vedi la
voce Africa Orientale Italiana.
L'Abissinia (l'odierna Etiopia) fu conquistata dalle truppe
italiane, comandate dal generale Pietro Badoglio dopo la
guerra del 1935-1936. La vittoria fu annunciata il 9 maggio
1936, il Re d'Italia Vittorio Emanuele III assunse il titolo
di Imperatore d'Etiopia, Mussolini quello di Fondatore
dell'Impero, e a Badoglio fu concesso il titolo di Duca di
Addis Abeba.
Con l'annessione dell'Etiopia, i possedimenti italiani in
Africa Orientale (Etiopia, Somalia ed Eritrea) furono
unificati sotto il nome di Africa Orientale Italiana A.O.I.,
e posti sotto il governo di un Viceré.
L'Etiopia, insieme all'Eritrea, fu molto interessata dalla
emigrazione italiana e dalla costruzione di nuove strade,
grandi infrastrutture (ponti, ecc.) e anche dalla
sistemazione delle città, specie della capitale Addis Abeba
secondo un piano regolatore prestabilito (nuovi quartieri,
una nuova ferrovia). La breve presenza italiana, di soli 5
anni, e le difficoltà di pacificazione della zona, non
permise la sistemazione totale della città, che sarebbe
dovuta essere il fiore all'occhiello del colonialismo
italiano. Tuttavia, quale membro della Lega delle Nazioni,
l'Italia ricevette la condanna internazionale per
l'occupazione dell'Etiopia, che era uno stato membro.
Nei primi mesi del 1941 le truppe inglesi sconfissero gli
italiani ed occuparono l'Etiopia, anche se alcuni focolai di
resistenza italiana si mantennero attivi a Gondar fino
all'autunno del 1941. Inoltre si ebbe anche una guerriglia
italiana durata fino al 1943. Gli inglesi reinsediarono il
deposto Negus, Haile Selassie, esattamente cinque anni dopo
la sua cacciata.
[modifica] Libia (1911 - 1943) Per approfondire, vedi la
voce Libia italiana.
Dopo una breve guerra contro l'Impero ottomano nel 1911,
l'Italia acquisì il controllo della Tripolitania e della
Cirenaica, ottenendo il riconoscimento internazionale a
seguito degli accordi del Trattato di Losanna. Le mire
italiane sulla Libia, vennero appoggiate dalla Francia, che
vedeva di buon occhio l'occupazione di quel territorio in
funzione anti-britannica. Con il fascismo, alla Libia venne
attribuito l'appellativo di quarta sponda negli anni trenta,
dopo che negli anni venti vi fu una sanguinosa pacificazione
della colonia ad opera di Rodolfo Graziani.
Nel 1934, Tripolitania e Cirenaica vennero riunite per
formare la colonia di Libia, nome utilizzato 1.500 anni
prima da Diocleziano per indicare quei territori. Il
governatore Italo Balbo avviò un piano di colonizzazione
che portò decine di migliaia di Italiani in Libia, con un
conseguente enorme sviluppo socio-economico della Libia.
L'Italia perse il controllo sulla Libia, quando le forze
italo-tedesche si ritirarono in Tunisia nel 1943. Dopo la
fine della guerra, la Libia venne provvisoriamente
amministrata dalla Gran Bretagna e dalla Francia nel Fezzan
fino al conseguimento definitivo dell'indipendenza nel
1951.
[modifica] Albania (1939 - 1943) Per approfondire, vedi le
voci Occupazione italiana del Regno di Albania, Albania e
Kosovo.
Bandiera dell'Albania sotto il governo fascista di Shefquet
Verlaci.
Bandiera distintivo di Luogotenente Generale in
AlbaniaL'Albania era sotto la sfera di influenza italiana
dagli anni venti, e l'isola di Saseno davanti Valona era
parte integrante del Regno d'Italia dai tempi della "Pace di
Parigi" (1919).
Dopo alterne vicende, l'Albania venne occupata militarmente
da truppe italiane nel 1939. Alla base di questa decisione,
vi fu il tentativo di Mussolini di controbilanciare
l'alleanza con la sempre più potente Germania nazista di
Hitler, dopo l'occupazione dell'Austria e della
Cecoslovacchia. L'invasione dell'Albania, iniziata il 7
aprile 1939 fu completata in cinque giorni. Il re Zog si
rifugiò a Londra.
Vittorio Emanuele III ottenne la corona albanese, e venne
insediato un governo fascista guidato da Shefquet Verlaci.
Le forze dell'esercito albanese vennero incorporate in
quello italiano.
Nel 1941 vennero uniti all'Albania il Kosovo, alcune piccole
aree del Montenegro ed una parte della Macedonia (territori
già iugoslavi).
La resistenza albanese contro l'occupazione italiana iniziò
nell'estate 1942 e si fece più violenta e organizzata nel
1943: nell'estate del 1943 le montagne interne erano difatti
sotto il controllo diretto della resistenza albanese guidata
da Enver Hoxha. Nel settembre 1943 dopo la caduta di
Mussolini, il controllo sull'Albania venne assunto dalla
Germania nazista.
[modifica] Il Dodecaneso (1912 - 1943) Per approfondire,
vedi la voce Dodecaneso italiano.
Tra l'aprile e l'agosto del 1912, durante la fase conclusiva
della guerra in Libia contro l'Impero Ottomano, l'Italia
decise di occupare dodici isole del Mar Egeo sottoposte al
dominio turco: il cosiddetto Dodecaneso. A seguito del
Trattato di Losanna, l'Italia poté mantenere l'occupazione
militare delle dodici isole fino a quando l'esercito turco
non avesse abbandonato completamente l'area libica. Questo
processo avvenne lentamente, anche perché alcuni ufficiali
ottomani decisero di collaborare con la resistenza libica,
per cui l'occupazione dell'area nel mar Egeo venne mantenuta
nei fatti fino al 21 agosto 1915, giorno in cui l'Italia,
entrata nella prima guerra mondiale assieme le forze
dell'Intesa, riprese le ostilità contro l'Impero
Ottomano.
Durante la guerra e l'occupazione italiana di Adalia l'isola
di Rodi fu sede di un'importante base navale per le forze
marine britanniche e francesi.
Dopo la vittoria nella prima guerra mondiale, il Regno
d'Italia intendeva consolidare formalmente la propria
presenza nell'area dell'Egeo e lungo le coste turche.
Tramite un accordo con il governo greco all'interno del
Trattato di Sèvres del 1919, si stabilì che Rodi
diventasse italiana anche dal punto di vista formale, mentre
le altre undici isole sarebbero passate alla Grecia, come la
totalità delle altre isole del mar Egeo. In cambio,
l'Italia avrebbe ottenuto dallo stato greco il controllo
della parte sud-ovest dell'Anatolia (Occupazione italiana di
Adalia), che si estendeva da Konya fino ad Alanya e che
comprendeva il bacino carbonifero di Adalia. La sconfitta
dei greci nella guerra contro la Repubblica di Turchia nel
1922, rese impossibile l'accordo e l'Italia mantenne
l'occupazione di fatto delle isole fino a quando, con il
Trattato di Losanna del 1923, l'amministrazione
dell'arcipelago non le fu riconosciuto
internazionalmente.
Negli anni venti e trenta l'amministrazione fascista da un
lato portò degli ammodernamenti, come la costruzione di
ospedali e acquedotti, ma si distinse anche per il tentativo
di italianizzare con diversi provvedimenti le dodici isole,
i cui abitanti erano a maggioranza di lingua greca, con la
presenza di una minoranza turca ed ebraica.
Nel settembre 1943 dopo l'Armistizio di Cassibile, i soldati
del Terzo Reich occuparono le isole. L'8 maggio del 1945 le
forze britanniche presero possesso dell'isola di Rodi e
tramutarono il Dodecaneso in un protettorato. Con il
Trattato di Parigi (1947), gli accordi fra Grecia e Italia
stabilirono il possesso formale delle isole da parte dello
stato greco, che assunse pieno controllo amministrativo
solamente nel 1948.
[modifica] L'Anatolia (1919 - 1922) Per approfondire, vedi
la voce Occupazione italiana di Adalia.
Mappa della zona di influenza italiana in Turchia
(1919-1922) a seguito del Trattato di Sèvres del 1920Per
quasi quattro anni dopo la fine della Grande Guerra,
l'Italia cercó di creare una colonia in Anatolia dove
occupò militarmente la fascia costiera tra Smirne ed
Adalia.
Infatti a partire dal 1912, dopo l'occupazione del
Dodecaneso, l'Italia fece degli studi per una penetrazione
sulla costa anatolica più prossima all'arcipelago. La
città di Adalia rappresentava il centro di tale interesse,
non escludendo anche la pianura del fiume Meandro e la
città portuale di Smirne, considerata la porta commerciale
dell'intera Turchia asiatica.
L'entrata in guerra al fianco dell'Intesa rappresentò per
il governo di Roma un'occasione propizia per imporre le sue
mire sull'Anatolia, tuttavia reciproci sospetti e
incomprensioni tra gli italiani e gli scomodi alleati
anglo-francesi portarono a un nulla di fatto, che si
aggravò nel 1919 con la conferenza di Versailles. Infatti,
conclusasi la guerra, la Grecia, che aveva gli stessi
interessi italiani sulla zona dell'Egeo, oltre a pretendere
la cessione del Dodecaneso da Roma, era favorita dalle
simpatie di Londra e Parigi per ereditare dall'Impero
ottomano tutte quelle colonie elleniche che risiedevano
sulla costa anatolica.
L'Italia, non potendo ottenere nulla in sede diplomatica,
agì di conseguenza, inviando nella primavera del 1919 una
spedizione militare di circa 12.000 uomini con base Rodi e
destinata ad occupare i principali centri e porti tra Adalia
e Smirne. Quest'ultima città tuttavia nel frattempo fu
concessa dal tavolo della pace ad Atene e quindi non fu mai
occupata dalle truppe italiane.
Il comando italiano, su indicazioni del governo, mantenne
per circa tre anni i suoi presidi, sperando che la
situazione internazionale si sbloccasse in favore di Roma,
arretrando però gradualmente le posizioni in relazione agli
sviluppi diplomatici e all'inaspettata avanzata di Mustafa
Kemal.
Le pesanti sconfitte inflitte dai kemalisti agli ellenici e
la comprensione dell'escalation di violenza e di poca
redditività politico-economica di tutta l'operazione,
portò l'Italia a decidere il completo abbandono di un
grande sogno nel Mediterraneo orientale. Nell'autunno del
1922 gli ultimi reparti lasciarono la terra ferma, per
rientrare a Rodi, concludendo qualsiasi ambizione politica e
militare sul territorio ex ottomano.[11].
[modifica] Tientsin, Cina (1901 - 1947) Per approfondire,
vedi la voce Concessione italiana di Tientsin.
Nel 1901, come a molte altre potenze straniere, fu garantito
all'Italia una concessione commerciale nell'area della
città di Tientsin (l'odierna Tianjin) in Cina. La
concessione italiana, di 46 ettari, fu una delle minori
concessioni concesse dal Celeste impero alle potenze
europee. Dopo la fine della prima guerra mondiale la
concessione austriaca nella stessa città fu inglobata in
quella italiana. I termini di tale concessione vennero
ridiscussi, e infine la stessa concessione venne di fatto
sospesa, a seguito di un accordo tra la Repubblica Sociale
Italiana e il governo filo-giapponese della Repubblica di
Nanchino (che inglobò la concessione) nel 1944. Dopo
l'armistizio dell'8 settembre 1943, la guarnigione italiana
a Tientsin combatté contro i giapponesi, ma dovette poi
arrendersi e pagare con la prigionia in Corea. La
concessione di Tientsin, così come i quartieri commerciali
italiani a Shanghai, Hankow e Pechino, furono nuovamente
concessi alla Cina con il trattato di pace del 1947.[12]
[modifica] Massima estensioneAlla vigilia della Seconda
Guerra Mondiale, nel 1939, i territori controllati
dall'Italia erano così suddivisi:
Territori Nome Area (km²) Note
1 Italia metropolitana 309.100
2 Libia italiana 1.873.800 compresa la Striscia di Aozou
3 Africa Orientale Italiana 1.749.600 comprese le Isole
Hanish
4 Albania 28.750
5 Dodecaneso italiano 2.690
6 Concessione italiana di Tientsin 0,5
Totale 3.963.940,5
La massima estensione dei territori occupati dall'Italia
avvenne all'inizio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1941,
con la breve occupazione della Somalia Britannica (137.600
km²) e di Cassala, quando si superano i 4 milioni e
centomila km² occupati.
[modifica] Progetto fascista di ampliamento dell'Impero Per
approfondire, vedi la voce Grande Italia.
Il progetto mussoliniano di un ingrandito Impero italiano -
dopo l'eventuale vittoria dell'Asse - includeva l'Egitto, il
Sudan, Gibuti ed il Kenya orientale. Questo impero
ingrandito (limiti in verde) doveva essere la continuazione
in Africa della Grande Italia (limiti in arancione)Nel corso
della seconda guerra mondiale Mussolini ed altri suoi
gerarchi progettarono un ingrandimento dell'Impero italiano,
qualora si fosse fatta una conferenza di pace dopo la
vittoria dell'Asse[13]
Questo progetto era basato nel congiungimento delle due
sezioni dell'Impero italiano nel 1939 (la Libia e l'Africa
Orientale Italiana) tramite la conquista dell'Egitto e del
Sudan[14]. Ad esso si sarebbero aggiunte la Somalia inglese
(occupata temporaneamente nell'estate del 1940), Gibuti e la
parte orientale del Kenya britannico[15]
Il progetto prevedeva una notevole colonizzazione di
Italiani (oltre un milione da trasferire principalmente in
Etiopia ed Eritrea e circa mezzo milione in Libia[16]), ed
il controllo del Canale di Suez[17]
Nel novembre 1942 fu occupata la Tunisia, che fu aggiunta
amministrativamente alla "Quarta Sponda" della Grande
Italia, fino alla sua perdita nel maggio 1943[18].
[modifica] La fine dell'ImperoTutto svanì con la sconfitta
dell'Italia nella seconda guerra mondiale, che pose fine al
sogno mussoliniano di fare dell'Italia una "potenza
mondiale"[19].
Oltre a piccole rettifiche sulla frontiera con la Francia,
il trattato di pace tra alleati e Italia determinerà la
perdita di tutte le colonie fasciste, mentre per quelle
prefasciste (senza considerare le isole dell'Egeo, cedute
alla Grecia) la decisione veniva rimessa all'ONU.[20]
[modifica] Le canzoni del colonialismo italianoLe guerre
coloniali avevano bisogno dell'appoggio della popolazione. A
tale scopo vennero lanciate diverse canzoni
propagandistiche, che quasi sempre trasformavano la guerra
di conquista in guerra di liberazione.
Tripoli bel suol d'amore su YouTube 1911, era cantata da Gea
della Garisenda
Africanella su YouTube cantata da Miscel, con presentazione
e commento radiofonico
Carovane del Tigrai su YouTube 1936, cantata da Daniele
Serra
Sul lago Tana su YouTube 1936, cantata da Daniele Serra
Ti saluto, vado in Abissinia su YouTube
Faccetta nera su YouTube 1935, la versione di Carlo Buti
Adua su YouTube
Canzone d'Africa su YouTube
Ritorna il legionario su YouTube 1936, cantata da Daniele
Serra
In Africa si va su YouTube cantata da Renzo Mori
L’Abissino vincerai (Stornelli neri) su YouTube cantata da
Renzo Mori
C'era una volta il Negus su YouTube
Povero Selassiè su YouTube
Altre, che non hanno video proponibili:
Africanina
Africa nostra
Amba Alagi
Avanti Italia
Cantate dei legionari
Canto dei volontari
Etiopia
Marcia delle Legioni
O morettina
[modifica] Note1.? Riferimento al tentativo di creare
colonie penali italiane nel Borneo
2.? Ambizioni italiane sull' Angola (p.10-11)
3.? Nicola D'Aroma. Vite parallele: Churchill e Mussolini.
Roma, 1962 p.47
4.? Antonicelli, Franco. Trent'anni di storia italiana 1915
- 1945 p. 67
5.? Angelo Del Boca. Italiani, brava gente?, Editore Neri
Pozza, 2005.
6.? Angelo Del Boca. A un passo dalla forca. Atrocità e
infamie dell'occupazione italiana della Libia nelle memorie
del patriota Mohamed Fekini, Baldini Castoldi Dalai, 2007
7.? Chapin Metz, Hellen. Libya: A Country Study. Washington:
GPO for the Library of Congress, 1987
8.? Emigrazione italiana nelle colonie africane
9.? Davide Rodogno. Fascism's European Empire. Cambridge
University Press, 2006. ISBN 0-521-84515-7
10.? [fonte televisione della Svizzera italiana]
11.? Giovanni Cecini, Il Corpo di Spedizione italiano in
Anatolia (1919-1922), Ufficio Storico Stato Maggiore
dell’Esercito, Roma 2010.
12.? Mappa
13.? Maravigna, General Pietro. Come abbiamo perduto la
guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il
conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in
Libia. Testimonianze e ricordi. p. 127
14.? Rovighi, Alberto. Le Operazioni in Africa Orientale
pag. 83
15.? Antonicelli, Franco (1961). Trent'anni di storia
italiana 1915 - 1945 pag. 107
16.? 'Systematic "demographic colonization" was encouraged
by Mussolini's government. A project initiated by Libya's
governor, Italo Balbo, brought the first 20,000
settlers--the ventimilli--to Libya in a single convoy in
October 1938....Plans envisioned an Italian colony of
500,000 settlers by the 1960s' (Una sistematica
"colonizzazione demografica" fu incoraggiata dal governo di
Mussolini. Un progetto iniziato dal governatore della Libia,
Italo Balbo, portò i primi 20.000 coloni, detti Ventimilli,
in Libia nell'ottobre 1938.....Progetti visionavano una
colonia italiana di 500.000 coloni negli anni sessanta) da
Chapin Metz, Hellen. Libya: A Country Study. Washington: GPO
for the Library of Congress, 1987
17.? Maravigna, General Pietro. Come abbiamo perduto la
guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il
conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in
Libia. Testimonianze e ricordi.pag. 183
18.? Maravigna, General Pietro (1949). Come abbiamo perduto
la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il
conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in
Libia. Testimonianze e ricordi. pag. 214
19.? Ion Smeaton Munro, Trough Fascism to World Power: A
History of the Revolution in Italy (1971), pag. 96.
20.? Giuseppe Mammarella, Storia d'Europa dal 1945 a oggi,
ed. Laterza, Roma-Bari, 2006, pag. 8.
[modifica] Bibliografia
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Trent'anni di storia italiana 1915 - 1945, Torino,
Mondadori, 1961.
(EN) Hellen Chapin Metz, Libya: A Country Study, Washington,
GPO for the Library of Congress, 1987.
Angelo Del Boca, Italiani in Africa Orientale: Dall'Unità
alla Marcia su Roma, Bari, Laterza, 1985. ISBN
88-420-2638-7
Angelo Del Boca, Italiani in Africa Orientale: La conquista
dell'Impero, Bari, Laterza, 1985. ISBN 88-420-2715-4
Angelo Del Boca, Italiani in Africa Orientale: La caduta
dell'Impero, Laterza, Bari, 1986. ISBN 88-420-2810-X
Pietro Maravigna, Come abbiamo perduto la guerra in Africa.
Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e
le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Testimonianze
e ricordi, Roma, Tipografia L'Airone, 1949.
(EN) Anthony Mockler, Haile Selassie's War: The
Italian-Ethiopian Campaign, 1935-1941, New York, Random
House, 1984. ISBN 0-394-54222-3
(EN) Davide Rodogno, Fascism's European Empire, Cambridge,
Cambridge University Press, 2006. ISBN 0-521-84515-7
Alberto Rovighi, Le Operazioni in Africa Orientale, Roma,
Stato Maggiore Esercito - Ufficio Storico, 1952.
(EN) Ion Smeaton Munro, Trough Fascism to World Power: A
History of the Revolution in Italy, Manchester, Ayer
Publishing, 1971. ISBN 0-8369-5912-4
Angelo Del Boca. L'Africa nella coscienza degli italiani.
Miti, memorie, errori e sconfitte. Milano, Mondadori,
1992.
Angelo Del Boca. Una sconfitta dell'intelligenza. Italia e
Somalia. Bari, Laterza, 1993.
Angelo Del Boca. Il negus. Vita e morte dell'ultimo re dei
re. Bari, Laterza, 1995.
Angelo Del Boca. I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra
d'Etiopia. Roma, Editori Riuniti, 1996.
Angelo Del Boca. Gli italiani in Libia. Vol. 1: Tripoli bel
suol d'Amore. Milano, Mondadori, 1997.
Angelo Del Boca. Gli italiani in Libia. Vol. 2. Milano,
Mondadori, 1997.
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1962
Nicola Labanca. In marcia verso Adua. Torino, Einaudi, 1993.
ISBN 88-06-12912-0
Nicola Labanca. Oltremare. Storia dell'espansione coloniale
italiana. Bologna, Il Mulino, 2007. ISBN 88-15-12038-6
Nicola Labanca (ed.), Simone Bernini, Annalisa Pasero e
Antonietta Trataglia. Un nodo. Immagini e documenti sulla
repressione coloniale italiana in Libia. Roma, Lacaita
2002
Giovanni Cecini, Il Corpo di Spedizione italiano in Anatolia
(1919-1922), Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito,
Roma 2010. ISBN 978-88-96260-15-9
Nicoletta Poidimani,"Difendere la “razza”. Identità
razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di
Mussolini", 2009, Sensibili alle foglie, ISBN
978-88-89883-27-3.
Nicoletta Poidimani,"Faccetta nera. I crimini sessuali del
colonialismo fascista nel Corno d'Africa", in "Crimini di
guerra. Il mito del bravo italiano tra repressione del
ribellismo e guerra ai civili nei territori occupati" a cura
di Luigi Borgomaneri, Guerini e associati, 2006, ISBN
88-8335-768-X .
Vincenza Perilli, Miti e smemoratezze del passato coloniale
italiano [1], in Controstorie, n° 1, 2008.
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giuridico e politiche sessuali interraziali nella colonia
Eritrea (1890-1941), Napoli, Liquori, 1998.
Gabriele Zaffiri. L'Impero che Mussolini sognava per
l'Italia, The Boopen editore, Pozzuoli (Napoli), ottobre
2008
Antonio Schiavulli (a cura di), La guerra lirica. Il
dibattito dei letterati italiani sull'impresa di Libia
(1911-1912), Ravenna, Giorgio Pozzi Editore, 2009.
Arnaldo Mauri, Il mercato del credito in Etiopia, Giuffrè,
Milano 1967.
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d'Erythrée, 1882-1935, "Revue Internationale d'Histoire de
la Banque", n. 20-21, 1980, pp. 170-198..
Marco Iacona, La politica coloniale del Regno d'Italia (1882
- 1922). Chieti, Solfanelli 2009.
Luigi Vittorio Bertarelli, Guida d'Italia : Possedimenti e
colonie, Touring Club Italiano, Milano, 1929
Guida dell'Africa Orientale Italiana, Consociazione
Turistica Italiana, Milano 1938
[modifica] Voci correlateArmoriale delle colonie italiane
Territori coloniali provvisori d'Italia
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Cronologia del colonialismo italiano
Divisione amministrativa delle colonie
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da "La storia siamo noi" con intervista iniziale a
Gheddafi
Video sulla guerra d'Etiopia tratto da "La storia siamo
noi"
Libro (google-book) in inglese intitolato "Fascism's
European Empire" (l'impero europeo del fascismo)
Ascari: I Leoni di Eritrea Eritrea coloniale. Storia,
immagini, filmati, cartografia. Guerra di Libia, Guerra
d'Etiopia.
Ascari d'Eritrea Circa 200 immagini suddivise per categorie.
Cartoline, foto, medaglie, stampe.
Nicoletta Poidimani, “Faccetta nera”: i crimini sessuali
del colonialismo fascista nel Corno d’Africa (pdf)
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Libia • Saseno • Somalia • Tientsin • Territori
occupati provvisoriamente
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7 maggio 2011 15:41 - MARIA74
Spezzo una lancia a favore di promotop con cui da anni
collaboro ! Purtroppo il mondo e'pieno di gente invidiosa
del successo altrui!
2 maggio 2011 21:50 - promotop
MESSAGGIO DALL'AMMINISTRATORE DI PROMoTOP A TUTTI I CLIENTI
FORNITORI DI PROMoTOP SCONTENTI.
Buongiorno,
lo strumento del COMMENTO su questo sito viene da oltre un
anno utilizzato senza mettere il cognome e senza specificare
ovviamente bene le singole situazioni al solo fine di
denigrare l'attivita' di PROMoTOP.
E' facile denigrare nascondendosi dietro all'anonimato come
sarebbe assai facile per PROMoTOP farcire il sito di FALSI
commenti positivi: in poche ore questa zona di commenti
potrebbe diventare il regno di tutti quelli che pensano bene
di promotop in antitesi a mitomani e sconosciuti che
esprimono commenti negativi inventatio trascrivono stupidate
come la vita di Mussolini, Ruby Rubacuori o altre nefandezze
che ho letto nel corso del tempo.
PROMoTOP ha una struttura commerciale di 10 venditori
dipendenti che mediamente acquisiscono 6 clienti nuovi al
giorno per un totlae di 30 clienti alla settimana 120 al
mese...puo' capitare che qualcuno non sia soddisfatto!
Idem per i nostri partner fornitori: ad oggi contiamo oltre
30 callcenter partner: puo' capitare che con qualcuno ci
siano problemi e contestazioni ma tutto si puo'
risolvere.
Io sono l'Amministratore di questa SRL e ci metto la faccia
in e per nome dei soci firmando ogni commento e risolvendo
ogni situazione (qualcuno,molto correttamente ha anche
confermato questo dopo aver postato un commento negativo ed
aver risolto la sua problematica)
Di seguito rilascio i miei dati per permettere a chi avesse
dei problemi e non e' riuscito ad entrare in contatto con il
nostro customercare o amministrazione di rivolgersi
direttamente a me per risolvere le problematiche: tel.
0230356974 fax 0270032819 email personale
[email protected]
Prego preferibilmente di scrivere via email per ottenere una
immediata risposta.
Chi fosse in grado di DIMOSTRARE che promotop con il suo
customercare non ha risposto e che nemmeno il suo
Amministratore personalmente ha risposto ha il diritto di
lamentarsi pubblicamente!
Chi usa questo strumento solo per fini denigratori
INVENTANDOSI storie fantasiose verra' perseguito nei termini
di legge senza alcun preavviso.
Rimango a disposizione di tutti i nostri Clienti e Fornitori
scontenti per risolvere ogni tipo di problema.
Cordialmente.
2 maggio 2011 13:43 - promotop
MESSAGGIO DALL'AMMINISTRATORE DI PROMoTOP A TUTTI I CLIENTI
FORNITORI DI PROMoTOP SCONTENTI.
Buongiorno,
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di promotop in antitesi a mitomani e sconosciuti che
esprimono commenti negativi inventatio trascrivono stupidate
come la vita di Mussolini, Ruby Rubacuori o altre nefandezze
che ho letto nel corso del tempo.
PROMoTOP ha una struttura commerciale di 10 venditori
dipendenti che mediamente acquisiscono 6 clienti nuovi al
giorno per un totlae di 30 clienti alla settimana 120 al
mese...puo' capitare che qualcuno non sia soddisfatto!
Idem per i nostri partner fornitori: ad oggi contiamo oltre
30 callcenter partner: puo' capitare che con qualcuno ci
siano problemi e contestazioni ma tutto si puo'
risolvere.
Io sono l'Amministratore di questa SRL e ci metto la faccia
in e per nome dei soci firmando ogni commento e risolvendo
ogni situazione (qualcuno,molto correttamente ha anche
confermato questo dopo aver postato un commento negativo ed
aver risolto la sua problematica)
Di seguito rilascio i miei dati per permettere a chi avesse
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nostro customercare o amministrazione di rivolgersi
direttamente a me per risolvere le problematiche: tel.
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Prego preferibilmente di scrivere via email per ottenere una
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customercare non ha risposto e che nemmeno il suo
Amministratore personalmente ha risposto ha il diritto di
lamentarsi pubblicamente!
Chi usa questo strumento solo per fini denigratori
INVENTANDOSI storie fantasiose verra' perseguito nei termini
di legge senza alcun preavviso.
Rimango a disposizione di tutti i nostri Clienti e Fornitori
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2 maggio 2011 10:52 - sales
Uno dei soddisfatti...non 3 dei non soddisfatti!
Odio l'aduc e tutte le associazioni dei consumatori che non
tutelano un bel nulla.
Cliente soddisfatto.
2 maggio 2011 10:49 - ugosalemi
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SENTIRE!
Inizio io: Cliente soddisfatto con diverse campagne
all'attivo.
Per info [email protected]
2 maggio 2011 10:41 - promotop
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