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Uso non speculativo dei contratti futures
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Lettera 
20 luglio 2009 0:00
 
Beppe Scienza nei suoi libri e nei suoi articoli fa spesso accenno ad un utilizzo non speculativo dei contratti futures. La cosa non mi ha mai convinto molto, ma vorrei sentire anche il vostro parere, anche perché credo che la cosa possa avere incuriosito anche altri lettori dei libri del simpatico matematico torinese. In pratica si tratterebbe di comprare un future su un indice azionario, e rinnovarlo sempre a scadenza, agganciandosi così al rendimento dell'indice come si farebbe comprando un ETF sullo stesso titolo.
Si potrebbe dire che utilizzato così, il contratto future consista nel farsi prestare dalla banca la gran parte dei soldi necessari a fare l'investimento azionario, dietro il pagamento di commissioni contenute. In compenso, ci si fa però carico interamente del rischio, ossia delle variazioni positive e negative dell'indice. Bé, formalmente non è proprio così, ma passatemi la semplificazione.
Ad esempio, se ho 30000 euro da investire, compero il MiniFib che ad oggi vale pressappoco 18600 euro. Pagherò però solo il margine, quindi 1500-1800 euro. Terrò in conto corrente almeno altrettanto (meglio il doppio) per fare fronte alle eventuali perdite giornaliere (diciamo 3500 euro), e metto i restanti 25000 euro in qualcosa di molto più tranquillo (ad esempio un CCT o un mix di CCT e BTP).
I vantaggi rispetto ad un ETF, se ho capito bene, sarebbero:
- minori costi
- un migliore trattamento fiscale
- si sfrutta la leva finanziaria per comprare più obbligazioni di quanto si potrebbe affiancandole ad un ETF (che mi costerebbe i 18600 euro per intero). Nell'esempio, investiremmo 18600+25000=43600 euro con 30000 euro.
Gli svantaggi sarebbero
- bisogna tenere grosse somme in conto corrente
- in momenti "ballerini" come quello attuale si avrebbe un enorme movimento su conto corrente
- Bisogna mettere in conto un bel po' di emozioni in caso di forte volatilità (come negli ultimi 18-24 mesi).
I punti che non mi sono chiari sono:
- non si prenderebbero dividendi sulla parte azionaria come con l'ETF, anche se si prenderebbero più cedole sulla parte obbligazionaria. Quindi, la convenienza dipende anche dalla differenza tra rendimento da dividendi e rendimento obbligazionario, giusto?
- Con gli ETF io compero delle azioni reali, anche se inserite in un contenitore. E questo contenitore non può fallire. E se fallisce l'emittente del future, cosa succede?
Non prendo neanche in considerazione il fatto che si usi la leva finanziaria per comprare più azioni di del capitale disponibile. Cioè, nel nostro esempio, comprare più contratti miniFib e "controllare" (come si dice in gergo) più di 30000 euro con soli 30000 euro. Questo si chiama giocare col fuoco e nessun buon padre di famiglia (ma nessuna persona sana di mente, direi) dovrebbe pensare neanche di farlo. I trader professionisti lo fanno, però con i soldi degli altri.
Anche nella versione "tranquilla", però, mi sembra che gli svantaggi non vengano compensati dai vantaggi. Così mi tengo stretto il mio mix di etf azionari e titoli di stato.
Voi cosa ne pensate?
Cordialmente
Vittorio, da Marzabotto (BO)

Risposta:
conosciamo e stimiamo il prof. Scienza.
Questa tecnica non ci sembra alla portata degli investitori non esperti e quindi preferiamo non consigliarla né approfondirla su questo sito.
Lo stesso prof. Scienza ne parla solo ai suoi seminari, giustamente, probabilmente perché comprende che si tratta di tecniche che richiedono conoscenze specifiche non alla portata della massa degli investitori.
La scelta di tenersi il suo mix di ETF ci sembra saggia.
 
 
 
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