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I social network scavalcano di fatto la Costituzione?
Lettera
4 ottobre 2017 0:00
L'art. 15 della Costituzione dichiara che la corrispondenza ed ogni altra forma di comunicazione privata debbano rimanere libere e segrete (fatta eccezione per l'autorità giudiziaria se ne richiede l'accesso). Internet ed i suoi servizi hanno reso molto fragile il rispetto di questo diritto. Non tanto riguardo alla libertà, che certo non manca, ma riguardo alla segretezza.
Chat offerte da molti famosi servizi e poste elettroniche gratuite ospitano una percentuale enorme delle comunicazioni private su server di aziende private, che possono elaborare in forma aggregata o statistica questa enorme mole di dati. C'è anche la possibilità di dichiarare certe cose sulla carta e, di fatto, poter compiere delle operazioni (es. profilazione, rilievi sociologici, nuove tendenze, ecc.) senza che nessuno possa sapere o dimostrare quali usi siano stati realmente fatti.
La preoccupazione di fondo è riconducibile alla cosiddetta "miniera dei Big Data" che crea una enorme asimmetria di informazioni tra poche grandissime aziende ed i consumatori/fruitori.
Mi era capitato di leggere qualche proposta che andava nella direzione di introdurre d'obbligo la cifratura quando si offrono canali per le comunicazioni private. Non solo la cifratura tra dispositivo dell'utente e server (dove i dati sono poi in chiaro), ma tra utente mittente e destinatario (la cosiddetta cifratura end-to-end). Tanto più importante quanto più crescerà l' "Internet delle cose" (giocattoli per bambini connessi in Rete, domotica, ecc.).
Vorrei sapere quale consiglio dareste ad un generico partito politico in merito ad una direzione da prendere per tutelare al meglio l'art. 15. Ritenete auspicabile il ricorso a tecniche informatiche (essenzialmente la cifratura) per garantire forzatamente la segretezza oppure è meglio percorrere una strada basata su responsabilità e rapporti di fiducia? Grazie.
Silvano, da Urbania (PU)
Risposta:
a parte i consigli ad un ipotetico partito politico, le possiamo dire che la nostra opinione in merito, nel rispetto delle leggi vigenti, si articola sulla responsabilita' di ognuno rispetto al proprio operato.
Chat offerte da molti famosi servizi e poste elettroniche gratuite ospitano una percentuale enorme delle comunicazioni private su server di aziende private, che possono elaborare in forma aggregata o statistica questa enorme mole di dati. C'è anche la possibilità di dichiarare certe cose sulla carta e, di fatto, poter compiere delle operazioni (es. profilazione, rilievi sociologici, nuove tendenze, ecc.) senza che nessuno possa sapere o dimostrare quali usi siano stati realmente fatti.
La preoccupazione di fondo è riconducibile alla cosiddetta "miniera dei Big Data" che crea una enorme asimmetria di informazioni tra poche grandissime aziende ed i consumatori/fruitori.
Mi era capitato di leggere qualche proposta che andava nella direzione di introdurre d'obbligo la cifratura quando si offrono canali per le comunicazioni private. Non solo la cifratura tra dispositivo dell'utente e server (dove i dati sono poi in chiaro), ma tra utente mittente e destinatario (la cosiddetta cifratura end-to-end). Tanto più importante quanto più crescerà l' "Internet delle cose" (giocattoli per bambini connessi in Rete, domotica, ecc.).
Vorrei sapere quale consiglio dareste ad un generico partito politico in merito ad una direzione da prendere per tutelare al meglio l'art. 15. Ritenete auspicabile il ricorso a tecniche informatiche (essenzialmente la cifratura) per garantire forzatamente la segretezza oppure è meglio percorrere una strada basata su responsabilità e rapporti di fiducia? Grazie.
Silvano, da Urbania (PU)
Risposta:
a parte i consigli ad un ipotetico partito politico, le possiamo dire che la nostra opinione in merito, nel rispetto delle leggi vigenti, si articola sulla responsabilita' di ognuno rispetto al proprio operato.
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