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Retta Rsa
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Lettera 
6 febbraio 2013 0:00
 
Salve, ho una zia ora 67 anni, ha solo mio padre che è malato con invalidità, ha sempre vissuto sola in un paese, ha avuto gravi problemi psichiatrici, ora anche parkinson e epatite c, intervenuti su mia insistenza i servizi sociali, d'accordo è stata ricoverata in clinica in rsa con il 3° livello, aveva un reddito isee di 3.995 euro, il comune si era impegnato a contribuire nell'anno 2011 per il 70% e zia per il 30% per la quota giornaliera di 58,95, nel 2012 aumentando isee a 4.050 euro quindi di poco, il comune dice avendo subito tagli regione, mi fa pagare circa il 50% siamo passati da euro 487 euro mensili a 830 euro. Da marzo è sceso il livello(secondo loro è migliorata) sì a livello fisico sicuramente ma a livello psichico purtroppo è rimasta lo stesso, anche i medici me l'avevano detto che era compromesso e invalidante lo stato psichico e peggiorativo con il tempo. Poi la clinica mi fa rifirmare di nuovo come garante per il pagamento retta dicendo che erano cambiati i modelli. Ora 2 sono le domande la prima: è possibile che la quota sia aumentata quasi il doppio e poi io dovrei garantire per il pagamento dell' intera retta ma se il comune riduce ancora fino a non contribuire, io devo garantire il pagamento per intero, anche se mia zia non coprirà l'importo con la sua pensione più invalidità e accompagnamento? Io sono precaria non ho un reddito fisso quindi non dovrebbero contare su di me, ma la clinica mi dice che vuole garanzie per pagamento retta. Mi dice che hanno rivalutato la situazione e a marzo dovranno rinnovare il ricovero che è prassi, ma lei non avrebbe comunque una casa dove andare perchè quella che aveva era fatiscente inagibile è stata venduta. Come mi devo comportare? Grazie non so se sono stata chiara la situazione è un po' particolare. Se potete darmi qualche informazione riguardo i miei obblighi. Di nuovo grazie.
Clara, da Latina (LT)

Risposta:
la sua situazione è simile, purtroppo alle molte di cui veniamo a conoscenza ogni giorno: il comune dovrebbe stabilire la quota in compartecipazione dell'utente secondo i suoi redditi isee e purtroppo, come nel caso, costringono di fatto lei, nipote, a corrispondere o a garantire l'intero. Non era tenuta a sottoscrivere quell'impegno alla clinica. Avrebbe potuto cinicamente stare a guardare le istituzioni che gestivano il problema dell'assistenza a sua zia. Di certo non avrebbero potuto lasciarla per la strada.
Le consigliamo di recarsi da un legale di sua fiducia e approfondire con lui i diritti e le tematiche complesse del caso:
http://salute.aduc.it/info/rettersa.php
 
 
 
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