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Problemi con la banca
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Lettera 
10 novembre 2008 0:00
 
Buongiorno
Nel mese di Febbraio 2008 ho comunicato alla mia banca (Deutsche bank Lecco sportello E) l'intensione di chiudere l'attività come società e riaprire una ditta individuale. Questo a causa dei problemi finanziari in cui stava versando. In tale occasione ho contattato l'allora direttore della filiale illustrando la situazione e chiedendo la possibilità di transitare il conto corrente con il suo fido nella nuova ditta con la quale avrei continuato a lavorare.
A riprova della mia buona volontà di onorare i miei debiti ho portato tutto il richiesto tra cui bilancio e resoconto del materiale in mio possesso del valore di oltre il doppio del fido in essere (utilizzato al 40%).
La risposta è stata "nessun problema a fare il passaggio", questo mi avrebbe permesso di concludere il rapporto della vecchia azienda per iniziare un nuovo, e profittevole per entrambi, rapporto con la nuova.
A tal scopo ho valutato perciò di non chiudere il conto corrente come mia prima intenzione, saldando ogni debito residuo, per poter continuare a dare fiducia alla azienda bancaria con la quale ho lavorato bene per oltre 20 anni e quindi reinvestire tale capitale.
Ho perciò lasciato il conto attivo con un piccolo disavanzo d'accordo con il vecchio socio e con la banca, mentre estinguevo un finanziamento pregresso.
Nel frattempo, mentre aspettavo il procedere delle pratiche per la chiusura della ditta e contemporaneamente il passaggio ad un nuovo conto da aprire con la nuova azienda, è cambiato il direttore e con esso le proposte.
Ora io mi trovo nella impossibilità di aver un nuovo conto con il fido precedentemente concordato perché le garanzie precedentemente poste a copertura del fido richiesto non sono state accettate.
Nel frattempo ho comunque aperto una attività ed ho investito in essa nella certezza della correttezza della banca e nella sicurezza che sarebbero stati rispettati gli accordi verbali presi precedentemente e che miravano a tranquillizzarmi e permettermi di lavorare.
Non mi è stato invece aperto nessun nuovo conto ne' tantomeno mi è stato concesso alcun fido seppur minimo che mi permettesse di lavorare. Anzi mi è stato intimato di rientrare immediatamente senza fornirmi nessuna ulteriore spiegazione. Oltre a ciò non è stato possibile trovare alcun accordo perché dalla parte della banca nella rappresentanza del direttore di filiale non c'è stata alcuna apertura al riguardo, anzi il tono è stato alquanto minaccioso nei miei confronti.
Essendo socio nella società con un altro, la banca ha chiesto anche a lui garanzie per il rientro pur essendo questi ultimi un socio amministratore ordinario e non straordinario. Infatti tutti i casi di amministrazione straordinaria della società, come da statuto societario, sono affidati a me.
Ho chiesto di poter rientrare con un piano di rientro a me intestato dove io fossi stato l'unico responsabile, per correttezza verso l'altro socio e gli accordi intrapresi, ma non mi è stata data alcuna risposta.
Anzi, cosa ancora più grave a mio avviso, è stato questo fatto: ancora relativo all'anno 2003 c'era una garanzia a copertura del conto a nome di mia moglie, ho chiesto di farle avere gli estremi del documento. D'accordo col direttore ne avrei parlato con lei e, a brevissimo, avrei fatto la mia proposta. Non mi risulta che le sia stato fatto pervenire, ne' tantomeno mi si è stato permesso di poter esaminarlo prima di intraprendere alcuna azione contro di me.
Ora il punto è: da parte mia c'è la volontà come c'è sempre stata, di risolvere la questione. Sono sempre stato onesto e ho pagato sempre. Da parte della banca evidentemente però non c'è alcuna volontà di dialogare al proposito.
Sembra anzi che l'intenzione della banca sia di aprire un contenzioso e segnalare non solo me ma anche il mio socio e mia moglie (che non è cointestataria del conto) come cattivi pagatori negandomi, in pratica, qualsiasi possibilità di lavorare (e di conseguenza di estinguere il debito). Chiedo che la banca apra un dialogo.
Giancarlo, da Lecco (LC)

Risposta:
non essendoci documenti e contratti scritti, ma solo verbali e generici e da parte di un dirigente che non c'e' piu', la questione non e' risolvibile evocando il rispetto di accordi, ma solo facendo capire che, nell'interesse anche della banca, conviene trovare una soluzione che le consenta di far fronte ai suoi impegni e necessita'.
 
 
 
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