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Paypal lucra sul Coronavirus?
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Lettera 
3 aprile 2020 0:00
 
Buongiorno,
scriviamo per segnalare un fatto che troviamo vergognoso, che riguarda Paypal.
Siamo una piccola impresa che utilizza Paypal per accettare i pagamenti sul nostro sito di e-commerce.
Fino ad oggi, quando un pagamento per i motivi più disparati veniva rimborsato al cliente, Paypal restituiva le proprie commissioni, esclusa una quota fissa non rimborsabile.
Acuni giorni fa abbiamo ricevuto una comunicazione che ci annuncia che, unilateralmente, Paypal ha deciso di non restituire più le commissioni anche in caso di rimborso del pagamento.
Anche la data da cui questa variazione contrattuale ha effetto in Italia, il 5 marzo scorso, ci lascia sconcertati: dobbiamo pensare che Paypal, immaginando che gli effetti del Coronavirus avrebbero provocato moltissime cancellazioni di ordini online, a causa della difficoltà nelle consegne in alcune regioni, abbia voluto tutelarsi, evitando di dover rimborsare i commercianti, e quindi lucrando sulle difficoltà dovute all'epidemia in corso?
Certo, Paypal è un'impresa privata e può fare quello che vuole, ma troviamo che questo comportamento da parte di un monopolista di fatto sia al limite della legalità, e sicuramente ben oltre il limite dell'etica e della correttezza.
Le conseguenze di questo si riverseranno in primo luogo sulle piccole imprese che utilizzano Paypal, le quali poi saranno forzate ad aumentare i prezzi dei propri prodotti, causando un danno a tutti i consumatori finali.
Vi segnaliamo perciò questo fatto, augurandoci che, per il vostro ruolo, possiate fare il possibile per rendere nota questa vicenda, e far sì che le autorità preposte alla concorrenza e al mercato possano valutare eventuali profili di responsabilità di Paypal e indurla a recedere da questo comportamento, o per lo meno che rendendo nota questa vicenda Paypal faccia marcia indietro per evitare una brutta figura mediatica.
Vi ringraziamo, un cordiale saluto.
Souse, dalla provincia di CA

Risposta:
come lei ha scritto... è un'azienda privata che agisce in virtù di un contratto privato e se (aggiungiamo noi) le condizioni contrattuali vengono unilateralmente modificate, spetta a lei decidere se accettarle o meno (in quest'ultimo caso rescindendo il rapporto senza costi per lei). Loro prestano un servizio a certe condizioni, sta a lei accettarle o meno. Comprendiamo la sua amarezza, ma legalmente sembrano inattaccabili.
Sul loro monopolio... abbiamo dei dubbi.
Comunque queste sono le nostre considerazioni.
La sua lettera la pubblichiamo, ma non si aspetti che una qualche autorità proceda di conseguenza. Potrebbe/dovrebbe lei, argomentando fatti e circostanze, chiedere l'intervento dell'Antitrust: http://www.agcm.it/competenze/tutela-del-consumatore/come-segnalare
 
 
 
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