Vorrei integrare la mia pensione con un contratto in oggetto, che mi consenta una somma mensile o semestrale rivalutabile nel tempo, vita natural durante, versando una somma iniziale.
Vorrei sapere se ci sono rischi di non vedermi, in futuro,(per esempio in caso di fallimento della società assicuratrice), corrisposto il vitalizio e quale sarebbe la percentuale migliore della rendita percepita, in rapporto alla somma versata.
Anticipatamente ringrazio,
distinti saluti
Giuliano, da Viterbo (VT)

Risposta:
con le primarie compagnie assicurative il rischio di non veder corrisposto il vitalizio è molto basso.
Il problema non è tanto questo, quanto la convenienza di questa scelta.
Le tabelle di conversione in rendita, solitamente, sono così basse che se si accetta il rischio di terminare il capitale oltre i 15/20 anni dopo la stima di vita media, la soluzione finanziaria è decisamente conveniente.
Questi contratti avrebbero la finalità di assicurarsi contro il rischio di vivere molto più a lungo della media.
Questa garanzia ha costi molto, ma molto elevati che si traducono in una diminuzione consistente della rendita rispetto a quella che potrebbe garantire la gestione finanziaria diretta.
La rendita dipende in primo luogo dagli anni dell'assicurato, non possiamo quindi indicarle quale sarebbe "la percentuale migliore della rendita percepita".
Faccia molta attenzione al concetto di "rivalutazione". Molti assicuratori sostengono, erroneamente, che la rendita viene rivalutata in base all'inflazione. Generalmente questo è semplicemente falso.
Solitamente la rendita si rivaluta solo quando la gestione speciale collegata ha un rendimento superiore a quello del tasso tecnico già incluso nelle tabelle di conversione stesse.
Nel caso in cui è sua intenzione dedicare a questa rendita un capitale consistente (nell'ordine delle centinaia di miglia di euro), le consigliamo di rivolgere ad un consulente finanziario indipendente poiché una scelta errata potrebbe costarle veramente molto.