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Assegno Class Action USA
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Lettera 
24 maggio 2011 0:00
 
Mio fratello ha ricevuto un assegno per un importo ridicolo da parte della Parmalat Settlement Administrator relativo alla class action in Usa. Ridicolo perchè a fronte di un investimento in obbligazioni per
€ 21.000.= sono stati elargiti come rimborso € 145,56.= totali. Ero stata io a seguire "impazzendo" quella pratica che dopo il secondo invio tradotto in un italiano migliore mi ero convinta a fare perchè tutti, compreso voi dicevate di aderire. Dopo che avevo aderito ho sentito un vento contrario, cioè dell'inutilità dell'adesione e quant'altro e adesso ho capito perchè. Il problema è che io mi ero dimenticata completamente di aver aderito alla class action, che non aspettavo affatto quell'assegno e sopratutto che l'assegno fosse intestato a mio fratello che l'ha incassato. Essendoci costituiti parti civili nei processi penali con l'Avv Pettene possiamo incassare quest'assegno così misero oppure no? Io, al momento che mio fratello mi ha parlato dell'incasso non mi sono ricordata di divieti, mi è venuto il dubbio solo ieri mettendo a posto le costituzioni già fatte.
Non vorrei che questa cifra irrisoria mettesse in pericolo rimborsi un pò più consistenti.
Lucia, da Scandicci (FI)

Risposta:
Ai primi di agosto del 2007, il giudice federale Lewis Kaplan ha accolto le istanze di Citigroup, Bank of America, Deloitte Touche Tohmatsu e Grant Thornton International e ha fatto decadere le accuse loro mosse poiché i promotori della class action non avevano adeguatamente dimostrato che la gran parte della condotta contestata era avvenute negli Stati Uniti. Nell'agosto del 2008, poi, il giudice Kaplan ha preso un'altra decisione drastica, ammettendo alla class action esclusivamente gli ex-azionisti statunitensi. Gli azionisti stranieri e tutti gli obbligazionisti sono stati costretti ad uscire di scena. Contro le decisioni del giudice era stato dai nostri legali presentato appello, purtroppo respinto. Il contentino per tutti gli ex bond-holder del gruppo è rappresentato dalle transazioni concluse prima di questa decisione, con il conseguente diritto a ricevere le somme messe a disposizione da Bnl, Credit Suisse e dalla nuova Parmalat. La transazione e liberatoria firmata al momento della sottoscrizione del "Proof of Claim" con cui si partecipava alla class action statunitense riguarda solo gli atti e fatti dedotti nella causa Usa. Secondo noi, non può essere considerata valida al di fuori di quel procedimento.
L'esito della class action per gli italiani, quindi, è deludente per le motivazioni indicate. Soprattutto, l'operato dei "Lead Plantiff", cioè i rappresentati dei danneggiati è stato oggetto di critiche, giudicato poco incisivo non solo negli aspetti legali veri e propri ma anche in quelli procedurali. Basti pensare che i primi moduli per richiedere i rimborsi erano stati messi a disposizione con una traduzione in italiano molto lacunosa, al punto tale che il giudice aveva dovuto chiedere che fosse formulata una nuova versione da spedire a tutti gli interessati in sostituzione della precedente. Tutte spese sostenute dalla class action e quindi alla fine sottratte ai danneggiati. Resta il dato di fatto che grazie allo strumento dell'azione collettiva si è potuto partecipare a richieste di risarcimento danni senza sostenere oneri legali e senza rischiare di doverli pagare nulla. Qualsiasi azionista e obbligazionista della vecchia Parmalat può intentare qualsiasi altra azione nei confronti dei responsabili del dissesto a partire dalla costituzione di parte civile nei processi in corso, quando possibile.
 
 
 
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