Nel paragone con l’acquisto di un immobile ho messo solo
il primo valore che mi è venuto in mente e forse quello
più importante (prezzo al mq, corrispondente se vuole al PE
di un’azione, anche se questo è un indicatore non sempre
corretto), ma è ovvio che quando compra una casa il suo
valore è determinato da altri fattori: oltre a quelli che
ha citato lei, se la casa è nuova o vecchia, ristrutturata
o no, con giardino e garage o no, … Per le azioni ci sono
tanti indicatori che si possono/devono analizzare, ho
semplicemente messo quelli che io voglio controllare per
determinare la qualità ed il valore di un titolo
finanziario.
Per ridurla ai minimi termini, se le case in un quartiere
sono cedute a €2.000/mq e lei compra a €1.500/mq, pur
considerando tutti gli altri fattori probabilmente ha fatto
un affare; ma se invece compra a €5.000/mq, magari ha
comprato il miglior attico in circolazione ma dal punto di
vista puramente del prezzo ha probabilmente sovrapagato. E
lo stesso vale per le azioni.
Per quanto riguarda la comparazione con altre banche, ho
messo i dati di quelle che conosco bene e di cui potevo
parlare con cognizione di causa, non posso andare ad
analizzare nel dettaglio tutte le banche per sapere come IWB
si posiziona rispetto a queste. (NB: Fineco fa parte di
Unicredit e Webank della Popolare Milano, quindi non
esistono bilanci dettagliati e prezzi di mercato per
compararle con IWB; ING Italia è una succursale di un
gigante mondiale che opera sia come banca che come
assicuratore, quindi altri problemi nella comparazione).
Rimane la considerazione finale: per me (e sottolineo per
me) IWB non è un investimento di qualità e non è (era)
nemmeno a prezzo scontato, men che meno alla data di IPO.
Non so perché le quotazioni di IWB non siano salite quando
le cose sembravano andare bene, non è un titolo che ho
seguito e quindi non posso rispondere. Posso fare alcune
ipotesi ex-post: 1) il mercato non è perfetto e pienamente
efficiente, può darsi che non avesse riconosciuto i
progressi di quegli anni; 2) oppure il prezzo iniziale era
troppo alto e quando la redditività è migliorata si è
rivelato adeguato, ma ovviamente è rimasto allo stesso
valore assoluto; 3) oppure ancora, il mercato guardava
avanti e si aspettava che quei margini non fossero
sostenibili, come poi è stato. Non so quale sia
l’interpretazione corretta, magari nessuna di queste.
La sua affermazione non è fuori luogo: prima di tutto
perché anche gli investitori istituzionali sbagliano nelle
loro analisi (sono umani come noi, e quindi passibili di
errori: non tutti quelli che hanno investito nella New
Economy nel 1999 o nelle banche nel 2007 erano
incompetenti….). Secondo, non sapendo i motivi e le
analisi fatte da questi investitori (non so nemmeno chi sono
di preciso) non posso commentare: ma ci sono dozzine di
motivi per cui i fondi comprano un titolo che non il
semplice fatto se sia un buon investimento.
Sono d’accordo con lei che UBI/IWB non si sono comportati
correttamente, ma hanno fatto una cosa che è permessa dai
regolamenti di borsa, non solo in italia ma in tutto il
mondo. Il problema è che da noi si abusa di questa facoltà
perché non c’è nessuna ricaduta reputazionale, mentre in
altri paesi il management che fa una cosa del genere perde
la sua credibilità.
Rimango fortemente convinto che tutte queste cose (qualità
dell’azienda e del management e soprattutto prezzo da
pagare) io preferisco saperle prima, invece che avere
rimpianti dopo…
31 maggio 2011 15:27 - roberto7365
Gentile captainharlock,
dopo qualche giorno di pausa ritrovo il suo interessante
contributo che intanto apprezzo per la disponibilità ma poi
"sfrutto" per alcune considerazioni e quesiti da porle.
Intanto il paragone dell'acquisto di azioni con l'acquisto
di una casa che all'inizio mi era sembrato "felice" andando
avanti con la lettura del messaggio mi è sembrato sempre
meno azzeccato. Nel senso che se mi si dice che bisognerebbe
fare attenzione al prezzo delle azioni/titoli d'investimento
come a quello al mq delle case (in funzione al massimo della
localizzazione dell'immobile), stiam parlando di due sole
grandezze. Però dopo per gli investimenti finaziari si
tiran fuori una serie di parametri di valutazione (ROE,
utili, margine di intermediazione prima delle rettifiche,
incidenza dei costi operativi, leva e – per le banche –
ratios patrimoniali) che se volessimo riportarli di nuovo
alla similitudine con le costruzioni equivarrebbero a sapere
se i cementi armati sono buoni, qual'è l'efficienza
energetica, se gli impianti son tutti efficienti e
certificati; se ci sono delle ipoteche, se i vicini sono
rumorosi; se in futuro faranno una discarica nelle vicinanze
etc.
Purtroppo anche in questo ambito si decide considerando
tutte le dovute informazioni, magari lo ha fatto pure
lei.
Altra osservazione: come mai per fare il paragone tra IWbank
ed altri istituti non ha preso FINECO, Webank, ING Italia e
simili ma come lei stesso scrive "banche commerciali che
potrebbero non essere del tutto simili ad IWB"?
L'ultima domanda: secondo lei come mai le quotazioni di IWB
non sono salite nei momenti migliori, quando il "ROE di IWB
... è poi salito negli anni seguenti a 24,2% (ottimo)"??
Le sembra proprio fuori luogo quanto scrissi già l'ultima
volta: "so però che una gran fetta del pacchetto azionario
di IWbank è finita ad investitori istituzionali (immagino
altre banche, fondi etc.); nemmeno loro han dunque
analizzato correttamente il valore del titolo?
In ultimo la vera sostanza del mio discorso: ribadisco di
non essere in grado di pronunciarmi nè sul valore iniziale
del titolo nè su quello a cui è stato ritirato dal
mercato. Però è evidente che chi me l'ha venduto e poi,
regolamenti alla mano, mi ha obbligato a rivenderglielo ha
fatto un "affare" sicuramente redditizio, non trova?
Se i regolamenti sono questi allora sarebbe proprio il caso
di chiederne il cambiamento perchè non sia più possibile
questa "coincidenza" tra chi fa le IPO e poi le OPA a prezzo
molto minore. A me sembra scorretto, dal punto di vista
deontologico se non altro!" ?
Cordiali saluti.
26 maggio 2011 18:05 - captainharlock
Gentile Roberto,
proseguo anch’io nella nostra discussione.
Prima di tutto una considerazione: capisco che lei, come
molti altri, sia un piccolo risparmiatore e che non abbia il
tempo per analizzare nel dettaglio tutti gli investimenti
che fa, e la mia prossima affermazione non vuol essere
denigratoria nei confronti di nessuno. Quello che mi
sorprende è purtroppo la quantità di persone che fa degli
investimenti senza considerare bene quello che compra e
quanto lo paga. Qualsiasi acquisto lei faccia, se non ha una
qualche idea di quale sia il valore intrinseco del bene
sarà sempre in posizione di svantaggio rispetto al
venditore e questo vale, a maggior ragione, per un
investitore nei confronti dell’intermediario.
Io di macchine ne capisco pochissimo, ma prima di andare dal
concessionario mi informo su quali sono le caratteristiche
tecniche di quella che cerco e quanto costa rispetto a
modelli simili. Se mi offrono una casa di 100mq a €500.000
(cioè €5.000/mq), prima di accettare controllo a quanto
sono vendute case simili nella stessa zona: non bisogna
essere un agente immobiliare per capire se il prezzo è equo
oppure esagerato (e magari è equo nel centro di Milano o
Roma ma non alla periferia di Napoli). Perché i
risparmiatori non facciano le stesse considerazioni quando
comprano azioni rimane per me un mistero… (non mi addentro
nella discussione dei mercati finanziari come
“perfetti”, perché finiremmo in un circolo infinito: io
per esempio non ritengo che i mercati siano pienamente
efficienti).
Riguardo la Consob: ribadisco che non brilla certo per
lungimiranza (nemmeno la SEC americana si è coperta di
gloria recentemente), ma il loro compito è solo di
controllare se il prezzo offerto è “congruo” con quanto
previsto dalla legge (ad esempio, non inferiore alla media
degli ultimi 6 mesi, etc…), non se è vicino al vero
valore intrinseco. Alla fine degli anni 1990 ci sono state
moltissime quotazioni, anche in Italia, di società che
erano fuffa ma si credeva che potessero aumentare il
fatturato del 50% all’anno per sempre: se ci sono
investitori che credono alle favole la Consob non può farci
nulla.
Altra considerazione: quando si comprano azioni di una
società si deve sempre controllare chi è il management
(espresso dagli azionisti) e come si comporta, perché
saranno loro a determinare il valore futuro della società.
Nel caso IWB, è stato quotato meno del 10% del capitale: a
me non dispiacciono per principio società in cui c’è un
significativo azionista, purché sia convinto che questo
faccia gli interessi di tutti e non solo i suoi. UBI non si
è comportata bene (concordo sul commento che troppo spesso
lo stesso venditore poi diviene acquirente), ma ha agito
all’interno di quello che le regole le permettono: si
sapeva in partenza che controllando il 90% delle azioni
avrebbe fatto quello che le pareva anche a scapito degli
azionisti di minoranza.
Infine l’analisi: non essendo IWB una società che rientra
tra i miei criteri per gli investimenti non la conosco a
fondo, ho fatto solo una veloce analisi finanziaria. A mio
avviso, i parametri principali da guardare nel valutare una
istituzione finanziaria sono: il ROE (rendimento dei mezzi
propri), utili, margine di intermediazione prima delle
rettifiche, incidenza dei costi operativi, leva e – per le
banche – ratios patrimoniali.
Al momento della quotazione, il ROE di IWB era del 7,3%
(molto basso), che è poi salito negli anni seguenti a 24,2%
(ottimo) e 18,4%, per poi precipitare a 5,6% nel 2009 e
-9,1% nel 2010: una media appena superiore al 9% su 5 anni
e considerando che il costo dei mezzi propri per IWB è
almeno 9% (forse più alto) vuol dire che non ha creato
nessun valore per gli azionisti. In termini di utili, nel
2006 erano di €2,7 milioni, saliti a oltre €11 milioni
nei due anni seguenti ma crollati a €3,5 ml nel 2009 ed ad
una perdita di €4,4 ml nel 2010. Il margine da
intermediazione ha un andamento simile. Maggiore
concorrenza? Clienti spaventati dalla crisi che non
operavano più? Diminuzione del margine di interesse con i
bassi tassi? Non lo so, probabilmente un po’ di tutto
questo.
Dal punto di vista della solidità la banca è ok per i
ratios tier 1/tier 2, ma la leva totale (attività su mezzi
propri) è molto alta, sempre superiore a 30x.
Dal confronto con altre banche (NB: banche commerciali che
potrebbero non essere del tutto simili ad IWB) viene fuori
che IWB spende circa il 90% del margine di intermediazioni
in spese operative, mentre per le altre banche è tra 55% e
70%: queste spese sono inoltre cresciute del 20% all’anno,
molto di più della crescita dei ricavi. È questa
probabilmente la causa principale dei bassi rendimenti dei
mezzi propri, dovuta credo a maggiore concorrenza o ad un
mercato che non è cresciuto come si attendevano.
Per la valutazione:
1) IWB mi sembra non abbia mai pagato dividendi;
2) alla data di IPO il prezzo di €4,6 era un multiplo
degli utili (PE) di 163x (!!!): questo è sceso poi a 17x
nel 2008 e risalito a 40x nel 2009;
3) al prezzo di riacquisto di €2 il PE normalizzato su 5
anni era di 31x;
4) come paragone, le banche commerciali in genere trattano a
10x-12x gli utili: Unicredit è a 10.5x, BNP Paribas a 10x,
Standard Chartered a 14x: quelle con prospettive di crescita
maggiori meritano un multiplo maggiore, ma è comunque basso
perché gli utili sono volatili. Goldman Sachs (quindi non
proprio la banca all’angolo…) tratta oggi a 9x e
raramente è andata sopra 15x;
5) il price-to-book ratio (prezzo su valore di libro) è di
4,8x e quello sul valore di libro tangibile (escluso
avviamento e altri intangibles) è 12x: di nuovo molto alto,
molte banche europee trattano addirittura sotto 1x o
comunque attorno a 1x-1,5x
Complessivamente una banca solida ma che non guadagna
abbastanza dalla propria attività: i ricavi netti da
intermediazione sono saliti solo del 2,7% annuo negli ultimi
5 anni, e il 40% del margine di intermediazione viene dagli
interessi netti sulle somme depositate dai clienti, che non
dovrebbe essere l’attività principale di IWB. Dal punto
di vista della valutazione non so determinare neanch’io il
valore intrinseco (troppe variabile ed incognite impossibili
da prevedere), ma questo posso affermarlo: non è una
società di elevata qualità, il futuro mi sembra più
incerto che prosperoso ed al valore di €2 la valutazione
non è un furto ma anzi molto più alta dei multipli dei
competitors.
Sperando di non apparire arrogante, queste sono le mie
considerazioni: ben lieto di ricevere commenti, critiche o
analisi da parte di altri.
Saluti
26 maggio 2011 15:03 - roberto7365
Gentile captainharlock,
proseguo volentieri questo ns. confronto, pacato pacato e a
parer mio anche interessante. Spero che anche altre persone
(perchè no anche qualche esperto di ADUC) abbiano qualche
contributo da fornire.
Orobabilmente per le mie limitate competenze, subito messe
sul piatto, non sono riuscito ancora a spiegarmi come
auspicavo.
Ribadisco di essere un piccolo risparmiatore/investitore e
di non essere in grado di argomentare una stima delle
quotazioni di un titolo azionario, però come la maggior
parte delle persone alla stessa stregua non sono in grado di
stabilire se il prezzo di un'automobile o di prestazione
professionale sia congruo; quel che so fare e faccio è
comprare su un mercato pubblico anche se non controllato.
Insomma non so usare tanti altri strumenti oltre
ragionamento di massima per cui in un mercato "perfetto" la
quotazione sconta tutto. So bene che la perfezione al mondo
non esiste, però quando ce ne si allontana troppo ho motivo
di ritenere che qualcuno stia giocando a carte
truccate...
Condivido dunque i suoi ragionamenti sul ruolo e i limiti
alle responsabilità di CONSOB, però ritengo che quando si
ha la capacità (cosa che tale organismo penso abbia
senz'altro) di accorgersi di essere anche solo spettatori di
una partita che sembra proprio un po' pilotata, ebbene
ritengo sia come minimo riprovevole far finta di nulla e non
segnalare alle autorità competenti gli avvenimenti!
Se sia stata UBI a pilotare l'operato delle banche che hanno
curato il collocamento od altro anche questo non sono in
grado di dirlo; so però che una gran fetta del pacchetto
azionario di IWbank è finita ad investitori istituzionali
(immagino altre banche, fondi etc.); nemmeno loro han dunque
analizzato correttamente il valore del titolo?
In ultimo la vera sostanza del mio discorso: ribadisco di
non essere in grado di pronunciarmi nè sul valore iniziale
del titolo nè su quello a cui è stato ritirato dal
mercato. Però è evidente che chi me l'ha venduto e poi,
regolamenti alla mano, mi ha obbligato a rivenderglielo ha
fatto un "affare" sicuramente redditizio, non trova?
Se i regolamenti sono questi allora sarebbe proprio il caso
di chiederne il cambiamento perchè non sia più possibile
questa "coincidenza" tra chi fa le IPO e poi le OPA a prezzo
molto minore. A me sembra scorretto, dal punto di vista
deontologico se non altro!
Leggerò con attenzione la sua eventuale replica e ancor di
più l'analisi dei prezzi che ci ha detto essere in grado di
fare, tempo permettendo.
Saluti
26 maggio 2011 13:51 - captainharlock
Gentile Roberto,
la ringrazio della risposta e della disponibilità a
discutere. Innanzitutto mi scuso se qualcosa che ho detto la
ha offesa, non era mia intenzione: l’affermazione sulla
“sottoscrizione in bianco” non si riferiva a Lei in
particolare ma a tutti i clienti delle banche in generale.
Pur apprezzando il fatto che Lei abbia analizzato
l’investimento prima di farlo, non ho cambiato idea
riguardo al mio punto principale: e cioè la valutazione di
congruità o meno del prezzo di €4,6 alla IPO.
Le sue considerazioni (“investire in una attività con
alle spalle un grande gruppo ma soprattutto con delle
prospettive di sviluppo come quella del banking online”)
sono un ottimo punto di partenza nell’analisi, ma poi
vanno tradotte in un prezzo equo per quello che acquista.
Riguardo l’altra sua affermazione (“Trattandosi poi di
un esordio in borsa, immagino che la quotazione fu formulata
anzitutto sulla base dei fondamentali ed oltretutto
verificata da CONSOB), questo purtroppo è un errore che
molti fanno: lungi da me voler difendere un organismo
abbastanza inefficiente come Consob, ma non datele
responsabilità che non ha. In una IPO (o altre transazioni
simili) la Consob è responsabile di controllare che il
prospetto informativo contenga tutte le informazioni
necessarie (inclusi i potenziali rischi), che queste siano
veritiere e che le previsioni non siano esageratamente alte,
ma non certifica che il prezzo proposto sia equo. In altre
parole: se io le vendo una casa, la Consob certifica che io
sono effettivamente il proprietario, che non ci sono
ipoteche e che non le prometto che costruiranno intorno un
villaggio turistico se questo non è vero; ma non può
sindacare sul prezzo di €2 milioni per una catapecchia in
mezzo alla palude, cioè non dire no, è troppo.
Questo compito spetta alle banche che curano la IPO, ma
queste sono pagate dalla società che emette i titoli sulla
base del valore collocato: indovinate quali interessi
metteranno al primo posto? Infine, è giusto che il prezzo
sia basato sui fondamentali, ma quali analisi ha fatto?
Quanti Utili epr azione compravano quei €4,6? Quale era (e
quale è adesso) il ROE di IWBank? Quale quota del banking
online italiano aveva e ha adesso? Questo è un settore con
basse barriere all’entrata: è molto facile per qualsiasi
banca (compresi i giganti stranieri) entrare con la propria
piattaforma e portarsi via quote di mercato. Al momento non
ho analizzato la società nel dettaglio, se trovo il tempo
le darò un occhiata e le farò sapere le mie
considerazioni.
Infine, mentre condivido il fatto che UBI non si sia
comportata bene dal punto di vista morale (dal punto di
vista legale purtroppo si, e lei non è stato
“costretto” a vendere le azioni da UBI ma dalle regole
dei mercati finanziari), la mia domanda a cui manca una
risposta è: visto che €2 le sembrano un furto e visto
anche il virgolettato (NB: la redditività in aumento è
quella di UBI Banca, non di IWBank, di cui si dice solo che
è tra i leader di mercato in Italia), quale è per lei il
valore intrinseco delle azioni?
Grazie e a presto
26 maggio 2011 11:21 - roberto7365
Gentile captainharlock,
apprezzo la sua disponibilità ad interloquire con me per
quanto ciò mi metta un po' in difficoltà trovandomi di
fronte ad una persona con molte più competenze in ambito
economico finanziario rispetto alle mie.
Accetto però il confronto perchè posto in termini civili e
soprattutto perchè io per primo so come si resti un po'
demoralizzati quando si fanno delle domande lecite e non si
ricevono risposte.
Chiarisco anzitutto che avevo a suo tempo scritto una email
direttamente al dr. D'orta, firmandomi con nome e cognome.
Nel pubblicarla, ADUC ha doverosamente omesso di riportarli;
immagino sia d'accordo anche lei con questa impostazione.
Passo ai punti che lei mi sottopone.
Alle domande 1), 2) e 3) mi sembra che la risposta sia
implicita in quanto da me scritto già nel messaggio
originale; sono da molti anni cliente (ribadisco abbastanza
soddisfatto) di IWbank per cui ho esperienza diretta che
tale struttura PRIVATA è attiva e ben funzionante. Avendo
una quota dei miei risparmi da investire in azioni mi
sembrò molto ragionevole investire in una attività con
alle spalle un grande gruppo ma soprattutto con delle
prospettive di sviluppo come quella del banking online.
Trattandosi poi di un esordio in borsa, immagino che la
quotazione fu formulata anzitutto sulla base dei
"fondamentali" ed oltretutto verificata da CONSOB.
Al punto 4) rispondo di non aver interpellato nessuno di
IWbank per ricevere proposte di investimento come mi
succedeva quando ero cliente di banche "tradizionali" bensì
di aver ricevuto da IWbank una chiara e sintetica email che
rimandava poi a tutta la documentazione prevista dalla
legge, messa regolarmente a disposizione sul sito, dove tra
l'altro vengono illustrate anche le altre OPV, OPA etc.
E' evidente come formalmente ci fosse conflitto d'interessi,
ma non lo ritenni e non lo ritengo motivo ostativo alle mie
decisioni.
Per quanto riguarda il punto 5), probabilmente non mi ero
spiegato bene nel mio precedente messaggio e dunque provo a
chiarire il concetto. Quello che ritengo "disonesto" è che
UBI mi abbia costretto a rivendergli a 2 euro (MEDIA DEGLI
ULTIMI MESI DI QUTAZIONE DI UN TITOLO NON TRA I PIU'
LIQUIDI) le azioni IWbank che mi lei stessa mi aveva venduto
per 4.6 (di qui già un suo guadagno di oltre il 50%,
esentasse!!) in un momento in cui la redditività
dell'attività è in evidente espansione come dimostra il
virgolettato da me a suo tempo citato.
Mi faccia sapere se le ho fatto cambiare idea sul fatto che
a suo tempo io non avessi "sottoscritto in bianco qualsiasi
cosa"; è un'affermazione po' offensiva specie in
considerazione del fatto che ritengo di aver fin dall'inizio
argomentato le mie posizioni meglio di quanto lei ha dato a
vedere.
Cordiali saluti
25 maggio 2011 16:29 - captainharlock
Gentile scrivente (non mi sembra di vedere il nome),
mentre mi dispiace che abbia dei soldi con le azioni IWBank,
volevo farle alcune domande su questo investimento. Le ho
fatte anche in altri post simili ma chissà perchè nessuno
ha mai risposto...
1) che tipo di analisi, valutazioni o altro ha fatto nel
2006 prima di decidere di sottoscrivere 1000 azioni?
2) quanto valevano all'epoca queste azioni rispetto a €4,6
della quotazione?
3) perchè dice che ha "creduto" nel progetto?
4) non le è sembrato esserci un conflitto nel consiglio
offerto dalla stessa IWBank, che ovviamente aveva interesse
a vendere le proprie azioni al prezzo più alto, oltre che
guadagnare dal collocamento?
5) se ritiene il prezzo di acquisto di €2 insufficiente,
quanto vale secondo Lei IWBank oggi?
Dire che la società è leader di mercato (???) ed ha
aumentato la redditività non significa necessariamente che
valga di più dei €4,6 della IPO: probabilmente questo
prezzo era sopravvalutato nel 2006 e €2 potrebbe essere
congruo oggi (non ne ho idea, non ho analizzato la
società).
Infine, le regole di squeeze-out esistono in tutti i paesi:
se l'offerta supera una determinata quota è giusto che
l'acquirente ritiri tutte le altre azioni anzichè
costringerlo a mantenere la società in borsa (in Germania,
paese con severe regole di mercato, il limite è ancora più
basso, al 10%).
Sul fatto che le banche si approfittino dei clienti e
mettano in atto questi comportamenti sono pienamente
d'accordo con lei, ma cominciamo col non dargli la
possibilità di farlo, ad esempio non sottoscrivendo in
bianco qualsiasi cosa propongano